Sul fuoco o elettrico?
di Luciano Pace

C’è una convinzione presente nella mente di ogni vero valsabbino: lo spiedo cucinato sul fuoco è migliore di quello cotto in maniera elettrica! Ma è davvero così?


Ammettiamo, per un istante, che qualcuno volesse dimostrare la correttezza di questa granitica convinzione. Come potrebbe fare? A questa domanda hanno dato risposta qualche giorno fa due esperti spiedisti di Bione, i cui nomi saranno certo destinati a diventar leggenda, ma che qui non è il caso di rivelare.
A quanto mi è dato di ricordare, costoro hanno pensato di sottoporre ad una prova un gruppo di qualificati cacciatori, periti, al contempo, nell’arte di assaggiare spiedi della Valle Sabbia.

La prova è stata la seguente: hanno preparato due spiedi, uno elettrico e uno sul fuoco; le prese di ciascuno spiedo (mombolini, patate, costine, pezzi di pollo, di coniglio e... l’ultima tipologia di prese il lettore attento la può immaginare da sé), tutte della stessa fattezza e misura; la quantità di burro e di sale pesata nelle giuste proporzioni per entrambi e poi via, cottura in parallelo di entrambi gli spiedi.

Al termine della cottura, hanno riposto le prese di ciascuno degli spiedi in alcune bacinelle di due colori diversi: nelle blu lo spiedo cotto sul fuoco; nelle rosse quello cotto in maniera elettrica. Hanno poi portato in tavola le due tipologie di bacinelle e tutti i commensali hanno potuto assaggiare entrambi gli spiedi.

Al termine, hanno chiesto a ciascuno quale fosse a suo giudizio lo spiedo cucinato sul fuoco rispetto all’altro.
Il risultato del sondaggio è stato schiacciante: su 26 cacciatori, 23 si sono dichiarati convinti che lo spiedo cucinato sul fuoco, ovvero ritenuto quello più buono, fosse quello contenuto nelle bacinelle rosse.
Solo due fra essi, i più astuti e attenti a quanto pare, sono riusciti ad indovinare quale dei due spiedi si trovasse nell’esatta bacinella.
L'ultimo giudizio, quello mancante, è stato considerato nullo data l’indecisione dell’interessato.

Ebbene: questo esperimento avrebbe inequivocabilmente dimostrato che lo spiedo cotto in forma elettrica è stato giudicato migliore di quello cotto sul fuoco o, almeno, che non v’è alcuna sostanziale differenza fra i due.

Ciò nonostante, nel momento in cui l’arbitro della annosa disputa, l’anfitrione bionese per eccellenza, ha decretato questa schiacciante vittoria, la maggior parte dei presenti ha dichiarato di non trovarsi affatto d’accordo: lo spiedo sul fuoco rimaneva comunque più buono in teoria! Meravigliosa testardaggine valsabbina: nemmeno l’evidenza scardina le tradizionali convinzioni di chi è cresciuto nella nostra valle, men che meno se è una “zucca” di Bione.

Ma come è possibile tutto questo?
Anzitutto, bisognerebbe osservare che non è poi così facile rinunciare alle proprie convinzioni, nemmeno quando si mostrano palesemente false o dubbie. Perciò, in secondo luogo, qualcuno ha cominciato a pensare che ci fosse un imbroglio nella prova.
C’è chi, per esempio, ha dichiarato di aver visto uno dei due spiedisti sabotare lo spiedo di colui che lo stava cuocendo sul fuoco. Altri, invece, hanno fatto notare che la prova è stata viziata dal buon vino presente a tavola.
In effetti, a rigore, non è considerabile indifferente l’effetto provocato nei palati dal Nebbiolo o dal Barbera d’Alba, vini apprezzati addirittura da personaggi come Cavour e Carducci.

Al di là di questi sospetti, su un aspetto i commensali si sono trovati tutti di comune accordo: gli spiedi erano entrambi molto buoni e meritavano tutti e due di essere assaggiati. Perché la bontà, anche quella del gusto, è ciò che conta alla fine per noi esseri che cerchiamo la felicità: essa è più importante di qualsiasi ideale convinzione che uno possa avere nella testa, sebbene riferita allo spiedo.

Infatti, come saggiamente ha fatto notare uno dei due spiedisti, l’esito della prova dimostra che possiamo ancora gustare i sapori antichi, sentendo che sono buoni anche se non sappiamo dirne fino in fondo il perché.
Inoltre, non va dimenticato che lo spiedo è una tradizione che va al di là del semplice mangiare. Quando lo si cucina, lo si fa per stare in buona compagnia, cantare, ridere e danzare insieme, in amicizia; tutte cose, queste, che migliorano e rendono bella la vita umana, per lo più fatta di fatiche e di dolori da sopportare.

Perciò, rispetto a questa storia, tu che leggi non concentrare l’attenzione sulla prova in se stessa.
Cerca di andare oltre e di cogliere quello che davvero è importante: meno male che a noi uomini, sebbene cacciatori, è dato da Dio di condividere la gioia della comunione fraterna, in serenità e semplicità, fra persone che sanno volersi bene nonostante abbiano convinzioni anche erronee a cui non vogliono rinunciare.

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