La Siùra Maria per el Cés e le perpetue
di Maestro John

Con Paola Rizzi abbiamo creato il video “La Signora Maria per il Chiese” (lo trovate sotto: ridóm per mia pianzer!). Oggi parlerò delle “perpetue”, donne che si sono spese al servizio dei sacerdoti. VIDEO



Si è scritto tanto sui vari Sacerdoti, ma non si è mai pensato alle persone che si prodigarono al loro servizio. Donne devote, dedite alla cura della casa o della Canonica, degli abiti e biancheria varia oltre che buone cuoche, attente alla salute dei loro assistiti come fossero dei loro famigliari.

La perpetua era la domestica di don Abbondio nei ‘Promessi Sposi’ di Manzoni. Oggi  si può chiamare familiare del clero o collaboratrice del sacerdote.
È una persona importante e spesso poco valorizzata nella vita di parrocchia, anche perché si sacrifica senza farsi notare. In cuor suo è felice del proprio servizio al sacerdote, e davvero è "perpetua”, cioè sempre presente, sempre disponibile, senza orari. Donna paziente, pratica, ha anche il compito di ricevere la gente, districarsi tra le molte persone che suonano al campanello del prete per un favore, una richiesta, una lamentela. Una brava “perpetua” deve ascoltare e non sentire.

Grazie a don Italo, al mitico Antonio Abastanotti (inesauribile miniera di ricordi ed aneddoti), a suo figlio e mio amico Mauro, a mia cognata Teresa Mora ed a mia sorella Rita (che dopo la caduta durante la Messa ora sta meglio di prima!) ho provato a tracciare un elenco delle varie “Perpetue”.
Se ci sono errori, chiedo venia e, per dirla col Manzoni, “credete che non s’è fatto apposta.”

Quando monsignor Ferretti era a Salò, c’era con lui la gavardese Catina Mosconi, servizievole e devotissima.
E quando monsignore venne ad abitare a Gavardo, assunse anche una giovane aiutante della Catina, la Marì Marcelli, che poi si fidanzò con Vittorio Pedrotti che frequentava la Canonica come dirigente di Azione Cattolica e catechista.
Nel 1952 si sposarono e monsignore assunse la signorina Alba Rivetta di Marzatica, una giovane molto impegnata nel suo compito di casalinga: lucidava la Canonica come uno specchio, facendosi aiutare dalle cugine di Marzatica. Era molto devota al monsignore e continuò ad assisterlo anche dopo le sue dimissioni da parroco.

Don Angelo Calegari, fu collaboratore fedele e buona spalla del monsignore, sia per la conduzione economica delle proprietà parrocchiali sia per le tante opere realizzate: come dimenticare la mitica colonia di Livemmo?
Sarebbe bello un giorno che gli fosse dedicato un ricordo nel famedio! Primo di 8 fratelli e l’ultimo a morire, aveva inizialmente una sua zia di Verolanuova, poi la Gina Trevisani che faceva la cuoca e le pulizie, infine la Maria Vincenzi. La signorina Ninì Giustacchini aiutava a tener bella la chiesa e teneva la contabilità.

Don Andrea Persavalli, i cui familiari ed il fratello avevano un negozio di alimentari in via Copponi, spesso pranzava con le famiglie che volentieri lo ospitavano.

L’alpino Don Antonio Andreassi era servito prima dalla signorina Zita di Sopraponte, poi da una nipote e da uno stuolo di donne che si prodigavano al suo servizio. Soleva dire sorridendo: “Se le tègne mé le va mia en giro a fà disastri!”

Lo zio dei miei amici Beppe e Marilena Mangiarini, don Mansueto Bonera, aveva al suo servizio la sorella Angela Bonera. Beppe e Marilena, poi, fecero un’assistenza fatta di dedizione e di amore alla cara zia.

A servire nelle faccende casalinghe don Francesco Zilioli c’erano due fedelissime e riservate zie. Due persone all’antica ed economiche, continuavano a rammendare e non buttavano mai nulla.
Soleva dire: “Se mange mia la minestra, el dé dopo ghé l’ó turna end’el piat”.
A don Francesco infatti piaceva fare battute spiritose, a Maria, moglie di Antonio, diceva: “Lo sai che il tuo Antonio è un sacramento?”, alludendo a quello del matrimonio. Un’altra battuta? “Vel recurdif quand che naem a dormer con la monega?”

Zufolava sempre, anche quando si recò in Mali a salutare i volontari.
Quando le zie sono defunte, ricordo che si cercava una “perpetua”. Chiesero anche a mia zia Giulia, essendo molto riservata, ma mia mamma le disse: “Chi me dà una mà dopo?” Così il parroco andò a mangiare dalle Suore di Casa San Giuseppe e qualche volontaria puliva la canonica. Qui va sottolineato che le suore hanno fatto sempre da supporto ai sacerdoti, sia nel mangiare sia nel lavare e stirare la biancheria gratis et amore Dei.

Un elogio a Lucia Veneziani, che è al servizio di tutti i preti ancora adesso: a don Francesco piaceva bere a metà mattina il brodo di carne, e lei glielo portò nel thermos per anni.

A servire il curato don Giovanni Arrigotti (dal ’61 al ’64) c’era una sua zia, molto gentile e riservata. Spesso a mezzogiorno si presentava a casa di Antonio Abastanotti, allora Presidente dell’Oratorio, e si fermava a mangiare mentre si parlava dei vari problemi, anche se la sua zia lo aspettava a pranzo.

Antonio scrive queste commoventi parole: “Purtroppo don Giovanni si fermerà pochi anni a Gavardo. Perché su invito del nostro Vescovo, sarà uno dei primi ad andare in Missione in Burundi e farà venire anche a noi il mal d’Africa. Fu un nostro caro amico per tutta la vita, facendo anche con Lui alcune esperienze in Africa, ora è in Paradiso con la mia cara Maria, ne sono certo.”
Il caro don Antonio Bonetta aveva la sua mamma e la Pina, zia di Teresa Mora.

Il leggendario “don Sterminio”, don Erminio Bertuzzi, aveva una sua cugina.
Don Eugenio Panelli era aiutato dalla cugina Olimpia. La mitica Giulia di Sopraponte era al servizio di don Flavio Saleri.
Con don Diego Facchetti c’era una parente.
Con don Oliviero Faustinoni (figlio unico) c’erano suo papà Orfeo e la cara mamma Cesarina.

Per don Mario Zani veniva la sua mamma, la signora Lina (che aveva 2 figli sacerdoti, don Ruggero e don Mario).
Poi è stato mandato a Roma a studiare, ma gli piaceva molto stare all’oratorio coi ragazzi, piuttosto mangiava al volo pane e nutella. Ora insegna in Seminario.

Il simpatico don Gabriele Banderini si arrangiava da solo (meglio se invitato a mangiare lo spiedo). Sua sorella Mariangela gli metteva i biglietti sul frigorifero: “non mangiare”. Chissà perché…
La signora Mariarosa (infermiera, che ebbe un grave lutto in famiglia) dava una mano una volta alla settimana a don Alberto Maranesi, aiutato anche da altre brave persone, come le dinamiche Ester Pomelli ed Emma Zambelli.

Per don Fabrizio Maffetti (detto “don Fabrizio Uno”), c’era l’aiuto di Miriam Zambelli.
Per don Fabrizio Gobbi (detto “don Fabrizio 2”) c’era inizialmente la nonna. Quando è salita in cielo, venne la brava Maria Ghidini di Lumezzane che cucinava per tanti sacerdoti. Era così brava a fare i tortellini che poi venivano venduti alle feste dell’Oratorio per contribuire alle varie iniziative.

Don Dario Guerra, quando torna dall’Argentina, è ospite della cugina Rina Saccani, moglie del grande Tano Mora. A dargli una mano c’è anche la biondissima e scatenata Mariella Bodei.
Il mio coscritto ed amico don Paolo Goffi ora vive con la mamma Anna, tempo fa c’era l’indimenticabile papà Arturo.

Mia sorella Rita, una volta la settimana, faceva i mestieri e portare via il lavare a don Celestino Barbetti, cappellano dell’ospedale.
Anche don Dino Rivetta è stato cappellano dell’ospedale, ed era seguito dalla sorella Carla.

Quando don Francesco lasciò per raggiunta età pensionabile, divenne parroco don Giacomo Bonetta.
A servirlo venne chiamata la signora Domenica Benedetti di Salò, sposata ad un Goffi di via del Signurì, tutt’ora in servizio per alcune ore presso la canonica con l’attuale parroco don Italo Gorni.
Insieme al parroco (monsignore…) c’è il papà Pietro che gli fa anche da mangiare (sembra sia bravo nel cucinare il lesso). Il signor Pietro spesso faceva delle belle passeggiate ai laghetti di Puegnago con il mio caro cognato Giovanni Avanzi.

Tanti preti si “arrangiano”, tutt’al più hanno una piccola collaborazione settimanale per il bucato e un riordino/pulizia della casa.
Come mons. Cesare Polvara, don Pier Luigi Tomasoni, don Luca Pernici, don Luciano Vitton Mea e don Angelo Nolli. Fa eccezione Padre Severino Perini, perché è in comunità essendo religioso (si trova presso i Padri Comboniani di Viale Venezia).

Per quanto riguarda Soprazocco: Cesarina Zambelli seguiva don Enrico Guerra (Parroco di San Biagio).
Don Fausto Guerra (Parroco di San Giacomo) era aiutato dalla sorella, mentre don Paolo Lanzi (Parrocchie dei Santi Biagio e Giacomo unificate) da Ester Roncadori e in seguito da Silvana Bardelloni.

In questa rapida carrellata di donne generose e preziose, vorrei anche citare Mirella Maccarinelli e Rita Soncina che insieme ad altre volontarie, fan da mangiare all’Oratorio, si alternano per parroco e sacerdoti, con la coordinatrice Bussi Agnese, sorella di suor Matilde.

Infine vorrei ricordare la cara Domenica Anelli, moglie di Giuseppe Selleri.
Era una persona solare, disponibile: si dava da fare per i ragazzi disabili dell’Anffas, era volontaria al bar dell’oratorio, faceva la cuoca ai Grest insieme alla signora Chiara Zanelli, anche al mare quando c’era don Fabrizio.

Vorrei concludere con una battuta di mia nonna Margherita: “A stà coi dutùr se se màla, a stà coi precc se perd la fede.
Spero non sia vero, eh eh eh!

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo. W il Chiese!
maestro John

Nelle foto:
1) Maria Vincenzi (al centro, foto tratta dal bel libro di Simona Tebaldini “Raccontami Limone” liberedizioni)
2) Olimpia in una foto di gruppo (vediamo se la trovate!)
3) La mitica Giulia accanto a don Paolo Goffi
4) Maria Ghidini, regina dei tortellini

Questo ed altri video, con maggior risoluzione, su VallesabbianewsTV



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