Giovani e speranza nel futuro
di Rosalba Francinelli, Angelo Lossi

Una coppa vinta, delle urla, pianti di gioia. Ma perché tutti questi applausi? Questa la riflessione di due nostri lettori dopo la vittoria dell'Italia agli Europei di calcio


Qualche giorno dopo, cosa ci comunica questa vittoria? Forse siamo i più forti? Forse siamo stati i più bravi? Non è niente di tutto questo.
Vorrei fare un attimo di riflessione e domandarvi, cari lettori, perché così tanti applausi?

Certo abbiamo vinto contro un'altra squadra, contro un avversario in una sfida solamente del pallone.

Ma oggi, io mi chiedo, cosa abbiamo vinto veramente? Spesse volte alziamo la bandiera e non ne conosciamo neppure il significato reale. La stessa bandiera che sventoliamo e sfoggiamo nelle occasioni ha tre colori pieni di eccellenza.
Verde come la purezza della montagna, della natura in cui abitiamo, e delle belle isole, dei prati e delle regioni di una splendida Nazione fondata sul reciproco segno di fratellanza, come una sfumatura che arricchisce il nostro cuore.

Poi incontriamo il bianco, di sensibilità, pace, amore, bontà e molti altri aggettivi che si muovono sul percorso del sentimento collettivo.
Il rosso vivo e il rosso della rosa profumata. Un fiore universale per la sua gentile eleganza che porta gioia, ma anche dolore, perché la rosa non è una rosa senza spine. Una bandiera che sventola starebbe bene innalzata verso il cielo a rimirarla se il mondo fosse bello per ognuno di noi.
Però mi viene da dirvi quest’oggi che purtroppo non tutti festeggiano questo evento con gioia.

In questa incantevole Italia racchiusa in questa bandiera c’è ancora tanto dolore, instabilità, precarietà, e lasciatemi dire anche molta povertà e sofferenza.

Ci sono popoli, civiltà che hanno una propria bandiera, ma non possono festeggiarla. Perché sono stati meno fortunati, in molti piangono per i loro cari che hanno perso in una vita spezzata dalla pandemia, da un incidente, da una silenziosa malattia da soli, e ci sono persone che non riescono ad andare avanti, famiglie ridotte alla stanchezza.

Questo esempio calcistico non è la vita che sistema le cose, ma è una maschera con cui molta gente si trasforma anche con comportamenti spaventosi e orribili verso altre persone in episodi davvero sconcertanti.

Per il calcio tutto è dovuto e si esagera, ci si allarga e si va oltre, dimenticando le questioni urgenti di una Nazione ridotta solo a pagare le tasse e un'umanità che piange per il calcio! Questa, veramente, è una cosa che non si può tollerare.

A me, personalmente questa cosa reca tristezza; non alzano mai una coppa al cielo o su un trono per il vero servizio del volontariato, che in Italia e in altre Nazioni esiste e per il quale molti sacrificano ore di lavoro per altre persone.

Non sono tempi per cantare vittoria, credetemi. Persone lottano ogni giorno contro prove debilitanti e schiaccianti; in sale di rianimazione, in letti di ospedali, con ossigeno e lottano come leoni con il proprio fisico.

Bisogna ricordarsi che stiamo uscendo da una brutta situazione, che abbiamo superato non del tutto. Ma vi chiedo, avete capito qualcosa di tanta sofferenza che abbiamo dovuto sopportare e che abbiamo dovuto circondarci nel coraggio di ognuno in maniera solidale?

Cari giovani, ricordatevi che questi calciatori vivono una vita di denaro facile, non di duro lavoro e di vero sacrificio che la vera persona comune, l’operaio, il muratore, il carpentiere ogni santo giorno dedicano al proprio modello di vita una speranza continua e lottano per una vera bandiera, per un sigillo importantissimo; non calciando ai rigori nella speranza che la vita possa cambiare, ma l’uomo e la donna vera si concentrano sulla vita di ogni giorno, per le piccole azioni quotidiane, per la materia prima da scegliere e da lavorare, in un contatto vero con la terra. Perché le sfide di questa nostra esistenza sono fatte di coppia e non di una coppa da alzare, ma di problemi da risolvere, su cui concentrare energie.

Hanno fatto scendere in piazza generazioni di giovani ancora non vaccinati. Ricordatevi, cari giovani, che il futuro è nelle vostre mani e non permettete a nessuno di ostacolare i vostri sogni; ma i sogni quelli veri, non quelli di vedere una partita, ma di recuperare il tempo perso.
Non fate morire e non permettete di rovinare questa nostra Italia. Ma con un calcio al pallone le piaghe della propria storia non si cancellano.

Forza ragazzi, forza gioventù. E’ questa la scommessa che dobbiamo vincere, tutti noi.


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