Alla fine «è tornata a casa», la nostra!
di Luca Rota

Alla fine “è tornata a casa”, in Italia. Lo slogan inglese di questi giorni trova il giusto epilogo tra le mura amiche di Wembley



La vinciamo noi, come onesto coronamento di un torneo dominato, nel quale solo in semifinale abbiamo sofferto. Ieri anche il pareggio andava stretto.

Eppure la finale casalinga ha visto l’Inghilterra passare subito in vantaggio con Shaw, dopo appena due minuti, col boato di Wembley che faceva presagire risvolti molto poco piacevoli per gli azzurri.

Quell’unico e subitaneo lampo non ha avuto però seguito; da lì in poi saranno centoventi minuti tutti di marca italiana, con una superiorità tecnica che, dopo la timidezza del primo quarto d’ora, si paleserà senza replica fino all’ultimo secondo di gara.
Gli inglesi “all’italiana”, tutti dietro alla linea della palla, agiscono di ripartenza senza pungere mai.

Terminata in svantaggio la prima frazione di gioco, al rientro dall’intervallo il dominio azzurro si concretizza col meritato pareggio di Bonucci su azione d’angolo.

La difesa è un muro invalicabile, con Chiellini leader in odore di pensione, a centrocampo il solito Jorginho, davanti Chiesa: questi i punti fermi del nostro torneo, con tutto il resto della squadra a completare divinamente il progetto voluto da Mancini quasi quattro anni fa.

Con in porta un Donnarumma superlativo, miglior giocatore del torneo, che di rigori ne para tre di fila, ammutolendo uno stadio ed una nazione intera, da giorni già autoproclamatasi campione.

Ma si sa che le autocelebrazioni lasciano il tempo che trovano, così l’arroganza inglese di questi giorni si traduce nell’ennesima sconfitta, eccezion fatta per il discutibilissimo Mondiale casalingo del 1966.

Potranno continuare a sentirsi i migliori, lasciando puntualmente agli altri vittorie e trofei. Come da tradizione.

Ieri la finale londinese ha decretato che siamo stati i migliori, non solo dell’incontro, ma del torneo; non soltanto i vincitori (già questo sarebbe bastato). La riportiamo a casa noi, cinquantatré anni dopo l’ultima affermazione continentale.

La vinciamo come sempre abbiamo fatto, presentando un gruppo coeso, senza individualità ingombranti, stavolta però senza giocare all’italiana - tattica adoperata proprio dai nostri avversari di ieri -, cercando sempre la giocata, comandando il gioco, subendo poco e niente. Veder giocare così l’Italia è stato forse il piacere più grande, vittoria a parte.

La vinciamo noi, tornati a brillare dopo la caduta negli inferi del novembre 2017, come tante volte ci è capitato in questi centoundici anni di storia sportiva, passando dalla gloria all’abisso.

Oggi col baratro ampiamente alle spalle, puntiamo le semifinali di Nations League del prossimo Autunno ed il Mondiale d’Inverno distante appena un anno e mezzo. Nel frattempo ci godiamo il meritato trionfo e chissà che gli inglesi abbiano imparato qualcosa oltre che dal campo, da quel folklore tutto italiano che vuole non si festeggi mai prima.

Perciò è ancora più bello che alla fine sia tornata a casa, la nostra!

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