Improbabile ma non impossibile
di Elio Vinati

Una delle tante cose belle della pesca è che quando il primo caldo ti attanaglia nella sua morsa, partire per andare a scoprire nuovi spot in alta quota ha una doppia valenza: la ricerca del fresco oltre che dell'inesplorato


Sì, la prima uscita dell'anno circa tre settimane fa oltre i 1700 m dove i torrenti come i nostri sogni possono ancora correre liberi. Un unico e solo dubbio: sarà pescabile? O la neve residua di ormai bizzarre stagioni coprendo correntine buchette e raschi mi costringerà ad "abbassare le ali" e scendere più a valle?

L'unico modo per saperlo è partire zaino in spalla con la mia fidata attrezzatura. Dopo un paio d'ore di cammino raggiungo questa bella valletta laterale delle Orobie e lo scenario che mi si para davanti è paradisiaco.

La neve è ancora presente, ma si sta rapidamente ritirando, lasciando intravedere i primi fiori (in particolare i crocus albiflorus, specie comune in tutto l'arco alpino fino ai 2500 m di altitudine).

L'acqua scorre comunque in maniera copiosa alimentata dal disgelo e ciò mi induce a lasciare nello zaino la canna da Mosca e optare per quella a spinning. Utilizzo una 2,10m montata con mulinello 2500 Shimano imbobinato con un nylon dello 0,20mm.
Impiego un'esca siliconica a imitazione di lombrico (leggi articolo 'Vista laterale') confidando nella fame arretrata delle trote dopo il lungo inverno.

Nessuna risposta, digiuno completo. Pertanto decido di innescare un'esca di reazione per eccellenza: rotante del nr.2 con paletta argento: strike! Una fario selvatica mi sorprende piacevolmente aggredendo infastidita la mal capitata esca artificiale. I suoi colori sono bellissimi ma unici, dato che non ho catturato altri esemplari quel giorno.

In effetti era abbastanza improbabile pescare con quelle condizioni con la neve ancora presente (acqua molto gelida che induce le trote a restare in tana), ma non è stato impossibile...
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