Medicina di territorio, belle parole ma...
di red.

«Si stanno muovendo tutti per invertire lo stato di abbandono che la medicina sul territorio sta subendo da anni (vedi le proteste a Salò). Tutti meno che i valsabbini». Così un lettore, riferendosi al Presidio di Nozza


L’avevano chiamato “day hospital”, di fatto è diventato un centro ambulatoriale, per altro sempre più scarno di servizi.
Stiamo parlando del “Presidio socio sanitario” di Nozza.

«Possibile che i nostri politici della valle non chiedano mai niente e per Salo si muova tutta questa gente! Dove la struttura sta cadendo a pezzi e dista solo 4 km da un ospedale?.
Così ci scrive un lettore.

«Nel nostro distretto ormai sono rimasti pochissimi servizi, alcuni chiusi anche con la scusante della pandemia e non più riaperti – aggiunge -. Così con la radiologia, che avevano già tentato di chiudere diversi anni fa: si erano messi in campo i sindaci ed il servizio era stato ripristinato, poi però un anno fa è stato richiuso e nessuno si è più lamentato.

Le visite le fanno tutte agli ambulatori di Gavardo, anche a rischio di far entrare in zona pericolosa gli utenti, quando invece le indicazioni nazionali sono di spostare sul territorio le visite e potenziare i distretti.
 
A Nozza sono rimasti (per ora) il dentista, il cardiologo e la dermatologa.
Non ci sono oculista, otorino, ginecologo per le gravide (ce  n’erano due), mancano chirurgo ed ortopedico. Insomma: ambulatori di base quelli che mancano, non certo di eccellenza!

E in tutto questo prolifera la sanità privata, dove per altro è molto difficile controllare le modalità di accesso, spazi e adeguato distanziamento, mentre a Nozza ci sono sala d’attesa ampie, luminose ed arieggiate, purtroppo sempre meno utilizzate.

Invece che imprecare e poi abbassare il capo e subire, quando non riescono a prenotare una visita e si devono recare a Gavardo o peggio ancora a Desenzano o Manerbio, i valsabbini come me dovrebbero informarsi sui perché questo succede e dare un nome e un cognome ai responsabili, per evitare di dare loro nuovamente il voto, come ho fatto anche io.

Almeno dovrebbero scrivere o telefonare all’Ufficio relazioni con i pubblico (URP Ats) per lamentarsi del disagio o farsi sentire dal proprio primo cittadino che dovrebbe rappresentarli in Comunità montana, perché venga chiesto di potenziare gli ambulatori della nostra valle, anziché smantellarli.

Lettera firmata


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