Piccole donne in quarantena
di Elena Tonolini

Un modo abbastanza originale, sia di affrontare i grandi classici sia di trascorrere il "lockdown"


Già verso gli inizi di marzo ricordo di essermi detta “basta, per un po’ niente più horror e thriller (i quali, però, rimangono tuttora i miei generi letterari preferiti), voglio recuperare qualche vecchio classico”, ma è anche vero che i ritmi improponibili della DAD non mi hanno certamente aiutata.

Un buon lettore trova sempre il tempo di leggere, ma fra trovare il tempo e trovare le energie per farlo c’è una pandemia di mezzo.
Anche quando si sono finalmente aperte le porte delle vacanze di Pasqua, infatti, i mesi precedenti di lezioni online e l’immediato lockdown pasquale mi hanno veramente sfiancata e mettermi a leggere era letteralmente l’ultimo dei miei pensieri.

Tuttavia, se anche voi siete degli aspiranti lettori di classici sull’orlo di una crisi di nervi dettata dall’astinenza di un libro che non sia scolastico, niente panico. Oggi scrivo proprio per raccontarvi della soluzione che ho trovato quando mi sono accorta che, nonostante non avessi chiaramente le energie per mettermi a leggerlo attentamente, il mio voler recuperare il romanzo di successo di Louisa May Alcott, “Piccole Donne”, del quale avevo letto solo di sfuggita e molto svogliatamente, dato che era l’ennesimo compito di italiano degli ultimi anni di elementari, qualche capitolo, non demordeva.

Onestamente credo sia molto raro che i film rispecchino a pieno il fascino dei libri ai quali si ispirano, ma Piccole Donne (2019), diretto da Greta Gerwig, almeno per me, ha rappresentato proprio uno di questi casi. Con un cast a dir poco eccellente, dove spiccano i nomi di Laura Dern, Timothée Chalamet ed Emma Watson, il film riesce a racchiudere in 134 minuti l’essenza del libro della Alcott, seppur modernizzandolo un poco, probabilmente per riuscire a coinvolgere proprio gli spettatori come me, che hanno abbandonato il romanzo ancora da piccoli, reputandolo troppo difficile e “da adulti”, rispetto all’età in cui era stato loro fatto leggere.

Particolare attenzione viene posta sulle azioni e i sentimenti dei singoli personaggi, specialmente delle quattro sorelle protagoniste, Jo (abbreviativo di Josephine), Meg, Amy e Beth.
Ognuna di esse (ma spesso anche più di una) rappresentano i problemi e le situazioni che praticamente ogni ragazza vive anche ai giorni nostri, enfatizzati però dall’epoca in cui è ambientata l’opera: l’eccessiva competizione che da sempre affligge il genere femminile, come testimoniano il desiderio di apparire sempre perfetta di Meg o l’evidente complesso di inferiorità di Amy nei confronti di Jo, le barriere lavorative contro cui si scontrano migliaia di donne oltre ad Amy, che non diventerà mai pittrice, e Jo, obbligata a far sposare la propria eroina per vendere il romanzo, la possibile coesistenza del desiderio di una famiglia e di inseguire le proprie passioni e persino l’eccessivo dramma delle ragazze al momento del taglio dei capelli, purtroppo visto spesso come una “perdita di femminilità”.

Il tutto, è condito non solo da varie storie d’amore più che attuali, con incomprensioni, perdite e ritrovamenti, ma anche dalla crescita personale di ciascuno dei personaggi, anche secondari, che viene effettuata in base al proprio orologio personale, il quale per qualcuno è più veloce (come per Meg che si realizza nel matrimonio con John o Amy, che diventa molto più assennata rispetto a quando era bambina) e per qualcun altro più lento, come per Jo, che tenta di rincorrere con estrema nostalgia i giorni spensierati dell’infanzia ormai passata, portandola a soffrire molto a causa di questo suo rifiuto.
Tuttavia, anche lei finirà per realizzarsi e raggiungere la felicità, sorretta dall’altro tema cardine sia del romanzo che del film, ossia quello della sorellanza di cui tanto si parla ai giorni nostri e verso la quale bisogna ancora fare molti passi avanti, ma non mancano anche accenni e spunti ad altre problematiche interessanti.

Insomma, io che di solito non mi dilungo in romanticismi, devo ammettere che questo film ha saputo farmi scendere qualche lacrima di commozione e mi ha spronata, nonostante le energie fossero ancora poche e quindi la procedura stia andando a rilento, a leggere seriamente anche il romanzo originale, motivo per cui posso effettivamente dire che, almeno per quanto letto finora, la pellicola è davvero molto fedele al libro di successo della Alcott e per tanto la consiglio a chiunque si trovasse in una situazione simile alla mia.

Elena Tonolini


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