Salvate il genio Leonardo e il cervello degli Italiani
di Marisa Viviani

La fiction di Rai Uno sulla vita di Leonardo da Vinci ha suscitato molte polemiche per l'inserimento di fatti puramente inventati dagli autori per costruire una trama televisiva. Stasera l'ultima puntata



“Salvate il genio Leonardo e il cervello degli Italiani”. Sembra una missione impossibile, e sicuramente lo è, se, tra le varie, anche la RAI si mette a fare “cultura” attraverso fiction che spacciano per “storiche” delle “Balle Spaziali” alla Mel Brooks.

Andiamo al sodo: il “Leonardo” angloamericano presentato nell'ultima serie televisiva è la demolizione del più grande genio rinascimentale e della storia italiana, compendiata nella pregnante espressione dell'attrice di grido del momento: “ Questa è la storia di Leonardo, strizzando l'occhio alla televisione, non potevamo fare una rottura di palle.” (Matilda De Angelis, interprete di Caterina da Cremona, personaggio di pura invenzione, mai esistito: prima balla spaziale).

Con questa fantasmagorica premessa, sarà arduo salvare insieme al mito leonardesco anche il cervello degli italiani, sempre più esposto alla deprivazione della propria funzione, in sintesi ragionare, sottratta grazie alle semplificazioni, mistificazioni, impoverimento degli stimoli che lo attivano, nello specifico culturali intesi in senso lato; perché secondo la fondamentale legge della fisiologia, è la funzione che crea l'organo, e senza la funzione l'organo va a remengo.

Non credo che l'intento primario di questa fiction sia di appiattire la funzione cerebrale del pubblico, ma ne è certamente una conseguenza, mentre è frutto invece di scelta consapevole degli ideatori infarcire la sceneggiatura di errori, imprecisioni, forzature e madornali falsificazioni per confezionare un prodotto vendibile ad una vasta massa di spettatori, cioè intascare una montagna di skèi.

Così il genio Leonardo, grandissimo artista, scienziato, inventore, visionario, di bellissimo aspetto e forte personalità, raffinato, intrattenitore e amabile conversatore, dotato di spiccato senso dell'umorismo, vocato alla scoperta della verità scientifica dei fenomeni naturali attraverso una ricerca e uno studio costanti, è presentato nel film come un uomo tormentato, insicuro, incapace di decifrare la realtà e i rapporti umani, un imbranato al limite del ridicolo in balia di padri anafettivi, frati oscurantisti, principi dispotici e sanguinari, commedianti ambigui, e persino garzoni seduttori dalla mano lesta; per non dire della donna inesistente, l'amica variamente modella, fantesca, cortigiana, lavandaia, femminista antelitteram, che ha l'ardire di andare in casa del padre-notaio ingrato di Leonardo a fargli il cicchetto come farebbe una donna emancipata del XXI sec.

Il tutto sullo sfondo di un torbido delitto (mai avvenuto), di cui Leonardo viene accusato, che trasforma il presunto docu-film in un giallo infarcito di amori, amorazzi, sesso prezzolato, libero e poliedrico, all'insegna di comportamenti libertari e atteggiamenti incompatibili con la realtà storica, e di contenuti non aderenti all'epoca.

Delitto sul quale viene chiamato ad indagare un inviato del podestà, Stefano Giraldi, che alla stregua di un moderno detective è da subito soprannominato “commissario Giraldi in missione nel Rinascimento”; irresistibile la propensione ad attendersi ad ogni sua battuta che ti spiattelli la diagnosi di una malattia anziché la scoperta di indizi e prove del reato, associando la figura dell'inquisitore a quella del medico di una nota serie televisiva interpretato dallo stesso attore (Freddie Highmore), in una trasposizione di figure che rimbalzano senza soluzione di continuità da un video all'altro, da un canale all'altro, oggi medici, poliziotti, criminali, eroi, dopo un'ora preti, detenuti, mafiosi, avvocati, frikkettoni, in una sarabanda di spettacoli che impediscono il sedimentarsi di idee, riflessioni, valutazioni.

Così torniamo al cervello degli Italiani, sottoposto ad un superlavoro di decodificazione dei contenuti delle varie offerte “culturali” e degli spettacoli, operazione che presuppone il possesso di conoscenze per un'analisi critica.

“Cosa succede se la finzione prende il sopravvento sulla realtà?  Bisogna sempre stare attenti a non far passare come momenti di divulgazione degli elementi di finzione; tanto più in un caso come questo, in cui di divulgazione in senso stretto, intesa come un discorso serio ma di ampia accessibilità sulla figura e sull’opera di Leonardo, ce n’è (almeno finora) pochina (Fabrizio Fedrici 25 marzo – Artribune). E pochina, anzi pochissima anche in seguito.

Difficile quindi distinguere tra realtà e finzione per chi non ha preparazione culturale e capacità critiche. Lunghissimo sarebbe l'elenco delle imprecisioni e delle menzogne che pervadono lo sceneggiato, diffondendo la falsa conoscenza di un grande personaggio e di un'epoca.

“Se si guarda a cast e troupe si vede bene che gli ideatori (sceneggiatori e regista) e i ruoli più importanti (a parte De Angelis e Giannini) sono tutti anglosassoni. Gli italiani sono la manovalanza, seppure di alta qualità e professionalità. Le menti sono angloamericane, per cui si tratta di una vera opera di colonizzazione culturale, buona forse per far soldi sul mercato internazionale, ma che certo offre un'immagine falsa della nostra Storia. Ma perché la Rai mette soldi e maestranze in un'opera straniera? Solo per fare soldi? Potrebbe fare benissimo da sola, creando un prodotto più fedele storicamente, pensato in Italia e non altrove, e che avrebbe senz'altro successo anche per la sua sola italianità” (Faumes – FilmTv 24 marzo).

Intanto lo stravolgimento del mito leonardesco è stato consumato sull'altare del business sovrano, che nel nostro mondo unge e ungerà sempre più le ruote del carro della storia, alla faccia dell'immenso genio di Leonardo da Vinci, dei suoi capolavori, dei suoi studi multiformi, delle sue invenzioni, della sua straordinaria personalità, del suo lascito artistico e intellettuale. E alla faccia dell'Italia che ne ha ereditato gli onori e la gloria, e avrebbe il dovere morale di tutelare il nome di Leonardo, la sua opera, e con la sua storia la storia del nostro Paese.

La serie tv non è ancora conclusa,
ma i concetti base sono ben chiari; vedremo se ci sarà motivo di riparlarne, ad esempio se ci verranno propinate altre balle spaziali stratosferiche. (NB: L'intento parodistico del film di Mel Brooks era esplicito, non mistificato).

In foto: Leonardo da Vinci  "Ultima Cena"  (1494 - 1498) -Milano, Convento di Santa Maria delle Grazie

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