Briano, un piccolo Gavia a due passi da casa
di Luca Pietrobelli

Dopo un avvio di primavera con temperature da peschi in fiore, l’inverno, con un colpo di coda micidiale, ha deciso di ricordarci il detto popolare “Aprile non ti scoprire”...


...con un’ondata di temperature a cui abbiamo fatto fin troppo presto a perdere l’abitudine.

L’apertura della stagione pedalabile 2021 mi ha riservato una piacevole sorpresa, un nuovo compagno di avventura, mio omonimo, che mi ha dato un rinnovato stimolo: Luca, detto Lazza, classe ’96 (Valsabbino superDOC) è uno di quegli atleti che per gli appassionati delle due ruote sono la seconda metà della mela di Platone; un ciclista che pedala da molti anni, con cui poter viaggiare spalla-spalla a ritmi sostenuti e sempre pronto a mostrarti la sua ruota, per una sfida all’ultimo respiro su ogni strappo, che ti fa venire un nervoso allucinante se arrivi dietro ma ti invoglia tantissimo a migliorarti.

Ancora una volta, con un compagno di ventura al fianco, una giornata ventosa e dal cielo terso, mi sono imbarcato in una piccola impresa mattutina: raggiungere, senza sfruttare la scia per mantenere la distanza di sicurezza, prima Gargnano, poi Navazzo per poi assaltare il caseggiato di Briano.

Se la salita che da Gargnano porta a Navazzo è sempre la stessa, pedalabile, resa difficile dalla voglia di strafare per dimostrarsi più forti e  per un malcelato senso di ritorno alla gioventù, con i pantaloncini corti e il panino con la marmellata in tasca, il tratto successivo, per noi inedito, si è rivelato veramente duro.

Da Navazzo le pendenze si fanno serie, quasi da far sembrare il tratto un piccolo Gavia con vista sul lago: si passa dal 7% ad un 10% medio con punte del 14% per poi, dal bivio di costa, affrontare il tratto più duro di circa un chilometro con media del 14% e punte del 17, un Gavia molto corto appunto!

Passato il tratto più duro, che attraversa il bosco, si riprende a respirare, ma si resta subito senza fiato: il paesaggio che si vede è veramente spettacolare, con una vista molto ampia sulla parte bassa del Lago. Normalmente in queste zone, sopra i 500-600 metri le strade si perdono all’interno delle montagne, mentre qui si arriva su strada asfaltata fino alla chiesetta locale degli alpini (con un vero e proprio muro in stile fiammingo) ad una altezza di circa 1000 metri sul livello del mare e una vista da mozzare appunto il fiato.

Ricordate il discorso del tornare ragazzini?
Ecco, da ragazzini si è incoscienti, si vive d’impulso, senza pensare alle conseguenze, anche perché non si ha esperienza. Abbiamo voluto fare i ragazzini, vestirci con i pantaloncini, pur essendo “scafati” del mestiere e l’abbiamo pagata: il famoso colpo di coda dell’inverno ci ha colti in fallo durante la discesa; ci siamo letteralmente congelati!

Postilla: la prossima volta, come ci insegnavano un tempo, vestiamoci a cipolla (Aprile non ti scoprire, no?)
L’abbiamo risolta con una bella risata e una promessa: ci sarà un’altra sfida, magari in estate, magari sul Gavia vero!
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