Dungeons & Dragons: un fenomeno da riscoprire
di Filippo Vanzani

Il periodo della pandemia può essere l’occasione per la riscoperta di un “antico” gioco di ruolo che non perde mai il suo fascino


Dungeons & Dragons (abbreviato D&D) è un gioco di ruolo fantasy creato da Gary Gygax e Dave Arneson e pubblicato per la prima volta nel 1974 da un’azienda creata da Gygax stesso e infine acquistata da Hasbro.
In parte grazie anche alla massiccia attività di marketing di Hasbro, il gioco costituì il 50% del mercato dei giochi di ruolo nel 2002.

Ma cos’è un gioco di ruolo?
È un gioco dove i partecipanti assumono il ruolo di un personaggio tramite la narrazione e la descrizione delle proprie azioni. Quindi si può definire a tutti gli effetti un’avventura narrativa.
La maggior parte dei giochi di ruolo funziona così: un narratore, detto Dungeons Master (DM), descrive la situazione e l’ambiente in cui i giocatori si trovano, i giocatori spiegano cosa vogliono fare e quindi interagiscono con tale ambiente. Questo presenta una “svolta” e il narratore dovrà descrivere il risultato andando a modificare la situazione.
Spesso per effettuare determinate azioni si deve tirare un dado da 20 facce il cui risultato potrà essere in seguito modificato dalle caratteristiche di ogni personaggio.
Siccome il gioco non è propriamente fisico (non sempre si ha una mappa con delle pedine sotto gli occhi), il narratore dovrà descrivere dettagliatamente la situazione per renderla il più realistica possibile.

Come è nato questo gioco?
Negli anni settanta l’ambiente dei giochi da tavolo era principalmente occupato dai wargame che, per quanto belli, non lasciavano spazio alla progressione e alla crescita di un proprio personaggio e inoltre non permettevano di controllare singoli individui ma eserciti.
Per ovviare a questi problemi Arneson introdusse un sistema di avanzamento a livelli, punti esperienza, classi personaggio e altro.
Per risolvere i combattimenti utilizzò il regolamento di un wargame già esistente, modificandolo leggermente.

Questo gioco prese molti elementi dei giochi e dell’intrattenimento del XX secolo come l’interpretazione del personaggio, l’approfondimento dell’ambiente circostante in base alle azioni dei giocatori e attinse all’immaginario delle opere di Tolkien, ma seppe comunque raccogliere e amalgamare questi elementi dandogli un contesto elastico e originale.
Ovviamente il gioco poi si migliorò costantemente fino ad arrivare a quella che oggi è la 5a edizione.

A parlarne potrebbe sembrare complicato visto che il gioco presenta meccaniche prolisse che variano da giocatore a giocatore in base ai propri punteggi caratteristica, classe armatura, privilegi razziali, reputazione e altre cose che trovano applicazione solo in casi specifici e quindi a un neofita non dovrebbero interessare particolarmente.
Tutto questo si trova nella scheda personaggio, un foglio dove si appuntano razza, classe, livello, equipaggiamento ecc...

Se non ne avete mai sentito parlare, è normale poiché i giocatori non sono più tanti quanto un tempo e ormai si annidano nelle profondità dei social come Discord (anche se effettivamente ancor oggi si contano più di 20 milioni di giocatori).
Comunque molti film, libri, videogiochi e altri giochi da tavolo moderni devono molto a D&D per l’introduzione delle meccaniche sopra citate.

Per andare alla ri-scoperta di questo fenomeno
non servono particolari cose: un set di dadi poliedrici, una scheda che potete benissimo stampare da internet e, cosa più importante, qualcuno con cui giocare.
Per far avvicinare gli interessati, che vogliono anche solo provare o vedere se il gioco è gradito, è stato fatto un set con un costo contenuto, per essere accessibile a tutti, che contiene le principali regole, dei dadi, un'avventura precostruita e delle schede personaggio già compilate per iniziare a giocare praticamente subito.

Ora vi starete chiedendo: perché parlare di un gioco che si basa sull’interazione tra persone in questo periodo dove non ci si può spostare nemmeno da un comune all’altro?
È presto detto in quanto, come affermato in precedenza, il gioco non presenta propriamente una parte fisica in quanto si svolge principalmente nel “teatro della mente”. Questo lo rende particolarmente efficace soprattutto in questo periodo, visto che lo si può giocare anche in chiamata o videochiamata.

“E se non ho nessun amico che vuole giocare?
Nessun problema! Esistono tanti gruppi online composti da centinaia di membri che organizzano settimanalmente varie sessioni di gioco e dove puoi trovare benissimo narratori, giocatori e consigli.
Più giocherai, più probabilmente prenderai una certa confidenza con l’ambiente e il regolamento e, chissà, un giorno potresti provare a fare il narratore e creare un’avventura anche tu.

Per quanto possa sembrare una cosa da “nerd” credo che, adattandola e semplificandola, possa essere proposta anche ad altri, anche se estranei a questo genere. Così almeno avrete qualcosa da fare per passare il tempo durante il lock-down.

Filippo Vanzani

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