La cura del volontariato ai molti egoismi
di Valerio Corradi

La prolungata emergenza sanitaria sta mettendo in luce l’importante opera delle associazioni di volontariato che, nonostante le molte difficoltà, sono riuscite a garantire servizi preziosi, supportando comuni, ospedali, realtà socio-sanitarie e assistenziali nelle loro attività ordinarie e straordinarie


Anche a Brescia, la pandemia ha costretto molte organizzazioni di volontariato a ripensare il proprio ruolo e a rimodulare le attività. Da una parte, l’emergenza ha prodotto il ridimensionamento della vita associativa ordinaria, fatta di scambi e di relazioni solo in minima parte sostituibili con la comunicazione a distanza. Dall’altra parte, ha esaltato la capacità di mobilitazione dei sodalizi abitualmente impegnati in progetti operativi.

Emblematico è il caso delle sezioni bresciane dell’Associazione Nazionale Alpini (Brescia, Valle Camonica, Monte Suello), che vantano un legame storico-affettivo col nostro territorio. Alla sofferta riduzione delle numerose iniziative di socializzazione delle sedi locali, ha fatto da contraltare il notevole impegno sul versante logistico e organizzativo. Molti alpini bresciani, dentro e fuori il proprio contesto, si sono impegnati nel supportare le attività socio-sanitarie, tra le altre cose, allestendo ospedali da campo, trasportando attrezzature mediche, installando tende per il triage, e garantendo il funzionamento dei centri per i tamponi e la vaccinazione anti-Covid.

La qualità del contributo degli alpini e dei gruppi di volontariato impegnati nel settore socio-sanitario (es. nel trasporto dei pazienti), mostra come nell’ultimo anno sia cresciuto in maniera considerevole il ruolo delle associazioni promotrici di forme “professionalizzate” di solidarietà e di risposte “competenti” ai bisogni dei malati. Questo ribadisce l’importanza della formazione dei volontari e del miglioramento delle loro competenze, comprese quelle che li rendono capaci d’interagire con soggetti istituzionali e di rispondere alle variegate richieste dei cittadini.

Allo stesso tempo è andata rafforzandosi la consapevolezza di dover lavorare in rete e di generare connessioni, per essere incisivi ed efficaci nell’avanzare proposte. Al di fuori dei circuiti organizzati, non va poi dimenticato il prezioso apporto dei molti volontari che, singolarmente, hanno deciso di dare un contributo in termini di tempo e di impegno in una fase difficile. Si pensi alla scelta, compiuta da medici e infermieri non più in servizio, di ritornare in attività con incarichi gratuiti, per supportare le strutture sanitarie.

Oggi, ancora una volta, scopriamo l’importanza del volontariato, in un paese come l’Italia che fatica ad applicare i principi di un welfare sussidiario e che difetta di politiche sociali rivolte a fasce della popolazione più fragili (es. disabili, anziani, malati, giovani disagiati, famiglie in difficoltà).

La figura del volontario rappresenta una risorsa per i territori e testimonia il valore dell’impegno per il bene comune, nelle sue diverse forme. Questo soprattutto in un quadro nel quale serve un forte rilancio delle istanze etiche, solidaristiche e di coesione sociale, a fronte della marcata tendenza alla frammentazione, e al crescente egoismo personale, settoriale e territoriale.

Pensando ai prossimi anni, il welfare post-Covid non potrà prescindere dal ruolo che i volontari svolgono (in forma associata o singola) nel creare un collegamento tra cittadini e servizi e nel promuovere interventi a beneficio delle comunità locali e delle categorie sociali più deboli.

(da Giornale di Brescia del 05.03.2021)

In foto:
. alpini della Protezione civile della "Monte Suello" all'hub vaccinazioni di Lonato
. alpini di Bagolino, al centro vaccinale presso la Rsa
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