Una «cerniera di bellezza»
di Alfredo Bonomi

C’è un luogo dal quale si può cogliere “stampata” nel bellissimo paesaggio la storia di una comunità che oggi si identifica nel Comune di Roè Volciano e che ha radici lontane...


... è la chiesa di S.Pietro, elegante parrocchiale che in un documento del 1186 è chiamata “S. Pietro de Luyano”.
Sostando, vicino a questa importante chiesa, si rimane rapiti dalla visione d’insieme.

Lo sguardo si posa nella conca dove sono dolcemente appoggiate alcune frazioni dell’attuale Comune, tra balze non troppo ripide ed ospitanti terreni pianeggianti digradanti verso il basso, sino a Salò, la conca è quasi miracolosamente intatta e la luce la fa da padrona.
Girando invece lo sguardo verso l’imbocco della Valle Sabbia si mostrano le prime asprezze delle montagne.

In questo territorio, “cerniera di bellezza” tra il lago di Garda, la Valle Sabbia ed il Pedemonte che rimanda alla non lontana pianura, s’impone subito una riflessione.
Con tanta dolcezza ambientale sembra di comprendere meglio la “storia umana” delle diverse contrade dell’attuale Comune che, nei secoli passati, hanno dato i natali a notevoli personalità. Sembra proprio di poter affermare che c’è un nesso tra la bellezza dei luoghi nei quali una persona nasce e lo sviluppo delle sue capacità intellettuali.

Il Comune di Volciano è tanto antico da avere i propri Statuti già dal 1386, fissati poi in un latino elegante nel 1461.
Proprio nella conca verso Salò, o ai margini di essa, più in alto, più vicine all’imbocco della Valle Sabbia, le frazioni di Gazzane, Liano, Volciano, Rucco e Trobiolo, prima dell’affermarsi di Roè a partire dalla seconda metà del 1800, avevano ruoli ed economie che si integravano.

La sintesi sociale, amministrativa, economica e culturale si concentrava nelle frazioni di Volciano e di Gazzane con la sede comunale a Rucco, frazione equidistante dalle due frazioni più popolose e non lontana da Liano.

Il “cuore religioso” aveva invece trovato sintesi da secoli proprio nella chiesa di San Pietro sopra Liano, dominante dalla sua posizione questa unità territoriale, fatta di borghi, di campi più o meno comodi, resi più belli dalle attenzioni e dal lavoro degli operosi abitanti.

La chiesa di S. Pietro ha origini assai antiche.
Nel 1153 era già in aperta contesa con la Pieve di Salò per diventare autonoma. Nel 1186 era già attivo un “collegium confratrum S.Pietro de Luyano” presieduto da un “praepositus”, quindi era già una chiesa importante, consacrata poi nel 1253.
La chiesa venne ricostruita nel 1500 ed a ricordare la dignità di cui godeva bastano le due opere di Zenon Veronese, insieme ad altri arredi artistici di pregio.

Numerosi personaggi sono nati nelle contrade “vigilate” dalla chiesa di S.Pietro.
Da Gazzane sono venuti i fratelli cappuccini Paolo, Mattia e Giovanni Bellintani, il raffinato letterato Jacopo Bonfadio, il primo ad avere l’idea di costruire un’Accademia letteraria sulla riviera salodiana.
Storico ufficiale della Repubblica di Genova, Bonfadio è stato da questa condannato a morte nel 1555 per motivi ancora oggi non ben chiari.

Volciano è stato significativo per l’arte della stampa.
Infatti di questo borgo furono gli stampatori Bartolomeo Confalonieri (sec. XVI), Vincenzo Sembenico (sec. XVI), Bernardino Lantoni (sec XVII).

Dal ridente Agneto è venuto il pittore Pietro Bellotti (1623-1700), notissimo al suo tempo. Non si può certo dimenticare lo storico Federico Odorici (1807-1884) che ha lasciato moltissime pagine di storia.

Famiglie ragguardevoli hanno abitato queste contrade, come i nobili Fabri, i conti Fracagni, i Tonni Bazza (in questa famiglia si sono distinti i due patrioti Michele ed Achille che è stato garibaldino e l’ing. Vincenzo, uomo di grande ingegno e di spiccate capacità economiche), i nobili Pontoglio.

Se la chiesa di S.Pietro ha visto per secoli questo “quadro umano e paesaggistico”, alla fine del 1800 si è imposta anche una nuova realtà.
Nel 1928, infatti, la sede del Comune è stata spostata a Roè ed è diventato “Comune di Roè Volciano” perché qui aveva preso corpo la nuova realtà industriale che ha fatto del paese uno dei cardini non solo dell’industria cotoniera, ma anche di molte nuove iniziative sociali.

Anche questa storia è in buona parte “del passato”; ma la storia non tramonta in fretta e lascia a lungo i segni.
Nella tipologia degli edifici, nell’”insieme visivo”, la fusione dei due periodi storici è evidente e comunque ancora di decoro ed armonia, nonostante gli innesti di nuovi edifici che denotano l’animo del nostro tempo, spesso troppo frenetico nel fare e qualche volta nel disfare.

Alfredo Bonomi


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