Sopralluoghi sulla parete
di Ubaldo Vallini

Ancora non si č spenta l’eco causata dal rimbombo dei massi caduti mercoledě mattina dalla parete del monte Cingolo fin sulla Provinciale IV, la strada di Fondovalle della Valle Sabbia.

Ancora non si è spenta l’eco causata dal rimbombo dei massi caduti mercoledì mattina dalla parete del monte Cingolo fin sulla Provinciale IV, la strada di Fondovalle della Valle Sabbia, laddove, lasciato il centro abitato di Vobarno, la striscia d’asfalto scorre parallela ai capannoni verdi della Valsir.
Nel pomeriggio, cessata l’emergenza e ristabilita la circolazione stradale, l’Amministrazione comunale vobarnese aveva chiesto l’intervento della “solita” squadra di rocciatori trentini, che avevano individuato il grosso buco nella rete posizionata una decina di anni fa, in uno dei cento impluvi che periodicamente scaricano a valle il materiale che la montagna non riesce a trattenere.

C’è poco da fare: quando i massi sono troppo grossi ed acquistano velocità, e con quella energia cinetica a dosi eccezionali, non c’è modo di trattenerli. Meglio prevenire, ed è proprio questo l’obiettivo che si sono posti gli amministratori di Regione, Provincia e Comune che nelle ore immediatamente successive al fattaccio hanno coinvolto i rispettivi tecnici.

Ieri sono saliti a dare un’occhiata il geologo Canipari della Regione ed il responsabile d’area Pietro Bondoni.
“Dopo un opportuno disgaggio da parte dei rocciatori, i tecnici hanno potuto constatare l’entità dei danni, nella rete che va ripristinata – ci ha detto il sindaco vobarnese Carlo Panzera che segue passo-passo la vicenda -. Sembra che sarà il caso anche di verificare con attenzione la tenuta di altre reti che avvolgono altri macigni pericolanti, fissati con i criteri di una decina di anni fa. E’ un problema questo che periodicamente ci troviamo ad affrontare e non possiamo fare altro che intervenire dove maggiore è il rischio, data la vastità della parete”.

Resta ancora da capire con quali fondi: l’idea è che possano contribuire Vobarno, il Broletto e il Pirellone insieme.
Ricordiamo che il masso caduto mercoledì mattina poco prima delle dieci, pochi metri prima di invadere la strada si è spezzato almeno in due pezzi.
Uno si è polverizzato centrando la fiancata di un grosso camion, causando la torsione del telaio e la fuoriuscita di 600 litri di gasolio dal serbatoio. L’altro pezzo ha sorvolato strada e seriola finendo la sua corsa contro il capannone della Valsir.
Pura fortuna se alla fine i danni hanno coinvolto le cose e non le persone.
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