Una «sentinella di fede» lungo la via Regia
di Alfredo Bonomi

Dopo l’abitato di Barghe la valle si restringe...


... Un sistema di potenti rocce, a sinistra e a destra del fiume Chiese, lascia soltanto una strettoia nella quale nel corso dei secoli sono transitati quanti si recavano nella parte alta della valle e quelli che scendevano dalle montagne per recarsi a Brescia o in Riviera.

Proprio dove la valle diventa quasi una fessura, sotto una prominente roccia che sembra volerlo proteggere, è posto il santuario di San Gottardo, sosta da secoli per momenti di preghiera e nei tempi prima della “modernizzazione” per i viandanti transitanti e per gli uomini d’affari, nonché meta di grande devozione e di pellegrinaggi, resi intensi dalla credenza nelle virtù curative di una piccola sorgente d’acqua.

La dedicazione a San Gottardo è significativa.
Vissuto tra il 960 e il 1038, scoperto nelle sue qualità dall’arcivescovo di Salisburgo, è stato per parecchi anni vescovo di Hildesheim. Ha riformato parecchi monasteri rifacendosi ad una rigorosa interpretazione della regola benedettina.
Santificato nel 1311 è invocato contro la febbre, la podagra, l’idropisia, le malattie infantili, i reumatismi, la grandine e come protettore dei commercianti e delle partorienti. Proprio per il suo “sguardo benigno” verso i commercianti si è rafforzato il suo culto in un passaggio assai difficile per l’incombere delle rocce ed il pericolo dell’acqua del Chiese.

La chiesa, assai antica, è il risultato di parecchi interventi iniziati sicuramente già nel 1400 ed è diventata un elemento del paesaggio, incuneata com’è, nella roccia che ospita una rara vegetazione, sfiorata dalla strada che è sempre stata il collegamento più importante per la valle.

La roccia richiama anche le peculiarità minerarie di queste montagne che, pur lasciando lo stretto passaggio per il fiume, si snodano su una linea che da Provaglio giunge nella zona del Visello a Preseglie.
Gli uomini in questo tratto di valle hanno scavato per estrarre minerali sin dai tempi antichi. Ci sono stati al riguardo parecchi studi perché nelle viscere di queste rocce ed in parti più comode sono celati, anche se non in grande quantità, minerali di piombo (galena), di zinco (alanina e blenda), di rame.

Nella “Guida Alpina della Provincia di Brescia” del 1882, in riferimento a Barghe, si trova questa annotazione: «Ha miniere di piombo (galena) con affioramenti di rame e zinco rappresentati da fahlerz, malachite blenda e calamina accompagnati da barite, calce spatica e fluata ecc., entro alla massa porfirica molto estesa...».

Descrivendo il santuario nel 1566 il vescovo Bollani lo dice «antico alquanto angusto» ma, proprio per rimarcare la loro devozione a San Gottardo, i fedeli di Barghe riscostruiscono il santuario ed a metà del 1600 risulta già completo, anche se nei secoli successivi sarà sempre oggetto di attente cure.

Le eleganti decorazioni a stucco che decorano il presbiterio e l’abside sono probabilmente dovute alla famiglia Retti della Val d’Intelvi, impegnata nei primi anni del 1600 anche nel duomo di Salò e nel santuario dell’Inviolata a Riva.
Nel 1800 il vescovo Nava ebbe a scrivere del santuario: «è bello e grande con tre altari».

Una particolarità è la vasta grotta posta dietro l’abside
.
Una goccia d’acqua che cade al centro è sempre stata considerata curativa.
La facciata aveva un pronao demolito nel 1882 per la costruzione della nuova strada. Sotto di esso passava la vecchia strada valligiana. E qui sostavano le donne cariche di svariati prodotti, i mulattieri ed i sensali.

Nei tempi passati la festa di San Gottardo era celebrata con solenni funzioni religiose e con una fiera che durava tre giorni, il 3,4 e 5 maggio. Si snodava una processione nel verde del pendio. Abbondavano i vessilli, i colori ed i costumi.
Nel 1853 Pietro Zani da Prato (oggi Belprato), maestro di grammatica nel collegio fondato dal fratello Antonio in Sabbio, annotò nel suo “diario” che oltre quattromila fedeli erano stati attirati a San Gottardo in occasione della festa patronale.

Oggi la chiesa non è solo elemento significativo di un “quadro paesaggistico” di pregio, non è solo densa di ricordi, ma è luogo di incontri di fede, intimamente legato al vissuto di Barghe che la ritiene una meta “obbligata” nella pratica religiosa della comunità.

Alfredo Bonomi

210126SanGottardo01.jpg