Sanremo si farà, e (forse) con il pubblico in sala
di Davide Vedovelli

Dal 2 al 6 marzo le date del Festival della Canzone italiana 2021. L'annuncio della presenza del pubblico – ormai quasi certa - scatena un mare di polemiche sui social e nell'ambiente musicale


Il Covid non ferma Sanremo e non modifica molto la formula che tutti noi conosciamo: cantanti sul palco, pubblico in sala e giornalisti in sala stampa.

L'annuncio arriva per voce del conduttore e direttore artistico Amadeus e subito impazzano le polemiche e la rete si scatena. A far andare su tutte le furie musicisti, cantanti, produttori e gestori di teatro è la quasi certa presenza del pubblico in all'interno del Teatro Ariston.

Questa la nota ufficiale rilasciata dopo la riunione a viale Mazzini: “Tra i temi affrontati nel corso dell’incontro, il Protocollo sanitario e organizzativo che sarà a breve sottoposto alle autorità competenti in modo da poter prevedere una presenza del pubblico nella platea del Teatro Ariston”.

Dopo quasi un anno di chiusura pressoché totale di teatri, Auditorium e sale concerti vedere questa deroga ha fatto arrabbiare molti.

Cosa deve succedere per fermare Sanremo?, si chiedono in molti.

Perché esistono rassegne di serie A e serie B?

Perché è possibile gestire in modo sicuro il pubblico in un teatro, quando tutti gli altri teatri sono stati chiusi senza mezzi termini?

Queste sono solo alcune delle domande a cui non è ancora stata fornita una risposta. Dapprima l'organizzazione del Festival aveva ipotizzato di prendere una nave della Costa Crociere su cui far vivere tutto il pubblico che poteva accedere al Teatro, creando così una sorta di bolla isolata dal resto del mondo. L'idea però è stata velocemente accantonata.

E' davvero possibile garantire che le migliaia di persone tra pubblico, artisti, giornalisti, discografici, tecnici e truccatori che accedono al Teatro Ariston non siano positivi e quindi fonte di un possibile focolaio?

Non so come la pensiate voi, ma io credo che debbano farlo, e farlo con il pubblico in sala. Se però si dimostra che la cosa è sicura, controllata e controllabile allora, dal giorno seguente, vanno aperti tutti i teatri d'Italia dove possibile garantire le stesse condizioni di controllo.

Viceversa sarebbe uno schiaffo ad un settore già pesantemente danneggiato e che ha bisogno più che mai, è proprio il caso di dirlo, di una boccata d'ossigeno.

Vedremo cosa decideranno e, come sempre, seguiremo il Festival da queste pagine.

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