La «nuova» Iro a 229 milioni
Bilancio 2007 positivo per la «nuova» Iro di Odolo, primo rendiconto della nuova compagine societaria la cui genesi, partita nell’aprile 2007, si è conclusa a dicembre dello stesso anno.

Bilancio 2007 positivo per la «nuova» Iro di Odolo - utile netto di 9,8 milioni dopo imposte per 7,2 milioni e ammortamenti per 9 milioni su un fatturato di 229 milioni rispetto ai 189 milioni del 2006 - primo rendiconto della nuova compagine societaria la cui genesi, partita nell’aprile 2007, si è conclusa a dicembre dello stesso anno.
Positivo nonostante il pesante condizionamento - come si legge nella Relazione degli amministratori, Michele Oliva presidente e Carlo Leali consigliere delegato - dovuto all’operazione di riassetto societario che, advisors il consulente industriale Giacomo Mosconi e il commercialista Angelo Turina, ha portato alla liquidazione di 15 vecchi soci e all’ingresso della Olifer dei fratelli Oliva con la conseguente fusione per incorporazione della controllante Iro Fin spa nella controllata Iro spa. Ciò per dire che, in assenza di tale complessa rivoluzione interna, i risultati della Iro sarebbero stati ancor più brillanti (come saranno quelli del 2008, visto il trend dei primi sei mesi dell’esercizio in corso).
Il nuovo Cda della Iro ora è così composto: oltre ai citati Michele Oliva, Carlo Leali, Giacomo Mosconi e Angelo Turina, siedono Patrizia Dapreda, Marcello Leali, Nicola Pasini e Carlo Oliva.
«NUOVA» IRO. Per effetto della incorporazione inversa si è creato un disavanzo da fusione di 31,9 milioni di euro iscritto tra le attività da ammortizzare, per cui la quota di ammortamenti di competenza è passata dai 2,3 milioni del 2006 ai 9 milioni del 2007, generando un cash flow (utile netto più ammortamenti ossia la ricchezza reale che resta in azienda) di 19 milioni di euro e un Mol (margine operativo lordo o Ebitda, ossia l’utile prima di oneri, tasse e ammortamenti) che sale da 20 a 24,6 milioni di euro. Cresce il valore aggiunto, ovvero la differenza tra ricavi netti e costi esterni, che passa da 32 a 37,4 milioni.
L’Ebit, il reddito operativo, è leggermente calato rispetto al 2006 in ragione dell’aumento degli ammortamenti, passando da 17,8 a 15,6 milioni di euro. Salgono gli oneri finanziari, in ragione dell’aumento dei finanziamenti bancari necessari per il ricordato riassetto, passando da 1 a 3,1 milioni di euro.
BOLLETTA, BILLETTA, PROVETTA. La billetta di acciaio Iro ha raggiunto nel 2007 le 500mila tonnellate, con un costo della bolletta (energia elettrica) di 14,6 milioni di euro, secondo solo alle materie prime (rottame) che hanno richiesto 177 milioni e prima del personale che ha assorbito 12,8 milioni. Ma anche il costo della provetta, intesa come emissione di Co2 (anidride carbonica) ha il suo peso sul conto economico in termini di tutela ambientale preventiva.
Sul fronte dello stato patrimoniale - premesso che il patrimonio netto è passato da 22 a 36 milioni di euro - la Iro espone immobilizzi materiali netti che passano da 9 a 34 milioni di euro. Basso il magazzino, altro importante indice di efficienza, con 11 milioni postati a bilancio; crediti verso clienti a 72 milioni, depositi bancari e postali a 4,8 milioni (vanno a migliorare la posizione finanziaria netta, a debito per 42 milioni di euro).
PROSPETTIVE. Buone, per ragioni esogene (congiunturali) ed endogene (strutturali).
Le prime sono date dalla buona congiuntura della domanda interna e internazionale che resta alta anche nel 2008. Le seconde si devono al nuovo assetto societario e alla nuova governance, dove la famiglia di Carlo Leali - figlio di Derio, uno dei padri della siderurgia odolese - resta in maggioranza con il 51%. Ma ciò che più conta è l’armonia che regna oggi nella nuova compagine societaria, dove ai Leali e agli Oliva, i due referenti della nuova governance, si aggiungono altri nomi storici quali Pasini.
Non tutto il male vien per nuocere, è il caso di dire, ove «male», se così si può dire, fu il tentativo di Antonio Vienna di «scalare» la Iro nell’inverno 2006-2007. Tentativo fallito dal quale è scaturito il nuovo solido assetto che ha mantenuto in Valle Sabbia la proprietà di una delle sue storiche aziende. 

Alessandro Cheula dal Giornale di Brescia

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