Anno nuovo, problemi (quasi) nuovi
di Mario Maviglia

L’inizio di un nuovo anno è sempre accompagnato dall’auspicio e dalla speranza che le cose possano cambiare in meglio, e in effetti è difficile immaginare un anno più drammatico e funesto del 2020...


... Per quanto riguarda la scuola vi sono ancor molti elementi di incertezza e confusione. Si sa che gli studenti delle scuole superiori rientreranno in classe (ma solo per il 50%), mentre nel primo ciclo l’attività didattica proseguirà in presenza.

Il 2020 ha posto alla scuola problemi del tutto nuovi.
La chiusura forzata degli edifici scolastici e l’inevitabile ricorso alla didattica a distanza ha messo in luce una serie di criticità che se non risolte adeguatamente rischiano di pregiudicare il diritto all’istruzione degli alunni.

La didattica a distanza ha fatto emergere in tutta la sua drammaticità il problema della disponibilità dei mezzi informatici da parte di tutti gli studenti. Questa vicenda ha messo in evidenza ancor di più le differenze tra quelle famiglie che possono accedere senza problemi alle infrastrutture informatiche e quelle che invece incontrano grandi difficoltà.
Tutto ciò si riverbera sulla possibilità per gli alunni e gli studenti di poter beneficiare in modo adeguato della didattica a distanza.

Banalmente: un conto è fruire delle lezioni utilizzando un telefonino, un altro è avere la possibilità di usare un computer; un conto è avere a disposizione un numero di giga illimitati per la connessione in rete, un altro è avere un numero limitato; o ancora: una cosa è poter accedere a connessioni veloci (banda larga, banda ultra larga, fibra ottica), altra cosa è dover utilizzare forme più ordinarie (e meno potenti).

Questo problema, di carattere sociale oltre che scolastico, va risolto a monte, dotando gli studenti che ne sono sprovvisti di adeguati strumenti informatici da utilizzare a casa in forma di comodato d’uso, come peraltro è stato fatto in molte scuole, ma fornendo anche forme di connessione adeguate attraverso apposite sim.
Inutile dire che va pure potenziata la rete. È inconcepibile che l’Italia abbia una delle peggiori connessioni internet in Europa; peggio di noi soltanto la Città del Vaticano e le Isole Fær Øer.
E fuori dall’Europa per trovare connessioni più lente di quella italiana bisogna spostarsi in Kosovo, Bosnia Erzegovina, Albania e Macedonia del Nord.
(Questi dati sono facilmente reperibili in rete).

Difficile pensare che in queste condizioni si possa fare didattica a distanza in modo soddisfacente o addirittura, come sollecita il Ministero dell’Istruzione, realizzare una didattica digitale integrativa.
Per non parlare dell’utilizzo didattico dei mezzi telematici da parte dei docenti e dunque della formazione degli insegnanti. In generale i docenti hanno agito con grande senso di responsabilità e spesso con passione per tenere vivo il rapporto con gli studenti attraverso la didattica a distanza; adesso si tratta di fare un salto di qualità, ossia sfruttare al meglio tutte le potenzialità didattiche degli strumenti informatici e della rete.

Ma per fare questo ci vuole preparazione, formazione, altrimenti si rischia di adottare modalità trasmissive poco incisive.
Occorre promuovere una grande piano di formazione che consenta ai docenti di affinare le loro competenze nel campo della didattica digitale.

Ma un disegno di questo tipo non si vede all’orizzonte dell’azione del Ministero.
Ancora una volta le scuole saranno costrette ad operare sotto il segno dell’emergenza.

Mario Maviglia


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