Chiamate l'esorcista
di Leretico

In Italia si protesta per qualsiasi cosa. La litigiosità del Belpaese è elevatissima e diffusa. Ne sa qualcosa la categoria degli avvocati che su questa attitudine vive e sopravvive.


Ci si lamenta innanzitutto del Governo, degli aiuti mancati, del debito pubblico alle stelle, dei trasporti inefficienti, le tasse in continua crescita.
Il lamento è l’abitudine più inveterata, quella che paradossalmente dà più soddisfazione a un popolo che storicamente ha sempre accettato il padrone di turno senza mai, nei fatti, accennare ad alcuna ribellione, solo rabbiosi lamenti.

Naturalmente, appena il livore del primo momento è passato, tutto viene magicamente dimenticato.
Tutto tranne il lamento, rigorosamente conservato sotto forma di registrazione neuronale e opportunamente riproposto non appena la contingenza lo richieda.

Il segreto del successo del lamento sta nel suo basso costo. Non è impegnativo, è la prima scelta, la più facile reazione immediatamente disponibile.
Per questa facilità, tuttavia, c’è un prezzo elevato da pagare in termini intellettivi e sociali: dove non c’è fatica, non c’è valore. Dove non c’è sforzo per seminare idee valide, non possono crescere soluzioni accettabili ai problemi della società.

Ecco che, su questo terreno, sono cresciuti e si sono formati nel tempo alcuni pittoreschi professionisti del lamento.
Si tratta di una serie di persone che, puntualissima, si presenta nei luoghi pubblici deputati alle manifestazioni, non appena il popolo accenni al minimo mugugno per qualche difficoltà contingente.
Sono lì, prontissimi a sfruttare l’onda che sempre sperano monti vigorosa per sostenere il loro malcelato progetto di creare l’ennesimo movimento politico.

È la via tracciata a suo tempo dai “Vaffa” di Grillo, dopo i quali - ahinoi! - ogni rabdomantico furbetto di quartiere, al primo sotterraneo flusso di instabilità sociale che crede di aver intuito, si sente in diritto di tentare l’avventura politica.
Li vedi, nelle immagini televisive, sempre in prima fila, pieni di rabbia, attenti con la coda dell’occhio alla telecamera di turno che li sta riprendendo.

Non sanno bene neanche loro per quale motivazione sia stata organizzata l’ultima adunata in cui sono coinvolti. Non importa. Ormai dopo decine di randomiche partecipazioni, una ragione di assembramento vale l’altra.
Basta raccogliere, veicolare, direzionare il lamento verso un coagulo di convinzioni sensibili al basso ventre, di slogan dalla facile presa, di imbecillità travestite da idee di buon senso.

Non è raro che si introduca, tra i molti partecipanti, anche un sedicente esorcista.
Un tipo vestito da prete, capello “cristico” lungo, sguardo leggermente invasato e un metafisico impeto nella mano che impugna il crocefisso.
Vuole scacciare Satana, di volta in volta individuato in luoghi diversi, guarda caso sempre opportunamente presente là dove estremamente necessario. D’altronde il male esiste e, secondo costui, nessuno farebbe abbastanza per allontanarlo dal mondo. Insomma, si sente indispensabile alla salvezza della comunità.

I professionisti del lamento, in questi ultimi mesi, hanno trovato un motivo potente per veicolare meglio la loro perenne frustrazione. Le restrizioni determinate dall’emergenza sanitaria in corso hanno provocato un florilegio di ipotesi complottiste.

Il negazionismo, da sempre in agguato
, ha trovato un alleato eccezionale e inaspettato nei nuovi protestanti anti-covid.
Non c’è comunicato ufficiale sul numero dei contagiati o sul numero di morti giornalieri a causa del coronavirus che possa scalfire minimamente la loro tetragona convinzione che sia tutto un complotto ordito maleficamente dalle multinazionali farmaceutiche.

Prima abbiamo avuto il movimento dei gilet arancioni guidato da Antonio Pappalardo, un ex generale dei Carabinieri che ha ribadito con forza e chiarezza che il Covid non esiste. Un novello Don Ferrante di manzoniana memoria.
Più recentemente, ci sono state le proteste di piazza dei sovranisti, che volevano soprattutto marcare la differenza esistente tra la loro primaria libertà di fare goliardici assembramenti, rispetto al diritto alla salute degli altri cittadini, fondamentalmente secondario.

Il negazionismo è un fenomeno indubbiamente curioso
, colpisce statisticamente una specifica categorie di persone.
Parliamo innanzitutto di persone che brillano per ignoranza, ossia che ignorano le basi scientifiche sottostanti a qualsiasi recente decisione inerente alla salute pubblica.
In secondo luogo, queste persone, use ad iniettare nel vuoto delle loro lacune dosi generosissime di presunzione, pensano sempre di saperne più degli altri, di più degli specialisti, di più degli esperti che da decenni studiano e si impegnano nella materia di loro riferimento.
Mai li sfiora un dubbio sulle panzane che affermano.

Chiunque opponga un commento o chieda d’istinto una precisazione a cotanti improvvisati saccenti, viene malamente apostrofato quando non minacciato.
In pratica non solo non riconoscono la propria ignoranza, ma sono sempre lì a rilanciare tanto da riuscire a stancare anche l’interlocutore più corazzato.

Non ascoltano alcuna argomentazione, soprattutto se ben formulata, se chiara ed evidente: non la capiscono.
E questo perché, una volta abbracciata con fatica un’idea, innestata nella loro mente con i mezzi più moderni della tecnologia mobile, vi si abbarbicano come cozze agli scogli.
Nonostante la manifesta – non per loro – contraddittorietà di tali idee, il solo pensiero di doverle abbandonare provoca loro spasmi di paura che non riescono gestire. Così preferiscono abbandonarsi con entusiasmo all’errore, piuttosto che soffrire una fatale crisi di identità.
Meglio difendere un errore che fare l’immane fatica di capire.

Insomma, sono dei fanatici e, come tali, la ragione non potrà mai far breccia nella loro splendenti vuote corazze di intransigenza.
Sembrano colpiti da una maledizione, posseduti da uno spirito maligno a tal punto che l’unica speranza potrebbe davvero essere un intervento dall’alto.

A questo punto farei un appello pubblico
: uomini del potere, voi che avete in mano i destini della nostra lamentosa Nazione: per favore, salvateli – e con loro salvate anche noi -, chiamate un vero esorcista.

Leretico


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