«Non lasciamoli morire da soli»
di Redazione

Ho letto con molto interesse e con un grosso nodo alla gola il racconto "Nel silenzio", in quanto per me è stato come rivivere il calvario di mia madre iniziato il 28 giugno 2020, quando la sua vita di colpo si è trasformata in un incubo


Il suo percorso è stato del tutto uguale a quello della signora del racconto, da quel giorno ha potuto vedermi solo tre volte, dopo di che le visite dei parenti agli ospiti delle RSA , sono state bloccate per evitare il diffondersi della pandemia.

Ora anche lei si trova ricoverata nel reparto "Sole", e non oso immaginare cosa potrà pensare durante tutto il tempo a sua disposizione, lei che ogni mattina mi aspettava alle sei e trenta per prendere un caffè , lei che ogni mezzogiorno aspettava che passassi e darle le medicine, lei che ogni sera mi accoglieva con un grosso sorriso perchè finalmente poteva fare quattro chiacchiere con "il suo bambino".

Nella sua mente penserà di essere stata abbandonata da tutti e da tutto e ciò la sta trascinando nella depressione più profonda che si possa immaginare.

Dico questo perchè lo sento, sento che la sua voce al telefono si sta affievolendo, sento che la speranza se ne sta andando, sento che man mano che i giorni passano, le viene a mancare quella voglia di vivere che la sempre sostenuta nei momenti più bui della sua esistenza. Ormai nessuna medicina potrà aiutarla, se non la presenza degli affetti più cari.

Ogni giorno sentiamo parlare di aiuti per gli anziani, di nuovi sussidi, di aumento degli importi delle pensioni etc., ma penso che tutto questo non serva a niente se i nostri governanti non faranno in modo che queste persone ritornino a poter vedere i propri cari nel più breve tempo possibile, in caso contrario sono sicuro che la depressione che le attanaglia farà fra loro più vittime del covid.

Con grande rammarico


Denis Tiboni
Vobarno

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