Il «Catechismo in intaglio» di San Bartolomeo
di Alfredo Bonomi

L’ancona dell’altare maggiore della chiesa di Avenone: un significativo percorso di fede in arte


L’”ancona” dell’altare maggiore della chiesa di Avenone è una tappa obbligata per chi vuol conoscere gli intagli lignei della Valle Sabbia.
Non è opera dei “Boscaì”, ma di un’altra “scuola” attiva in valle dal 1600 al 1770, precisamente quella dei Bonomi che possedevano una vasta dimora con spazi per la “fatica artistica” dell’intaglio a Spessio.

Per questa “ancona” gli intagliatori di Avenone hanno chiamato in aiuto lo scultore trentino Baldassar Vecchi che è stato determinante per lo “scatto innovativo”.
L’accoppiata di Giovanni Pietro Bonomi e Baldassar Vecchi ha lasciato opere di elevato spessore artistico a Bovegno, a Bagolino, ed in altre chiese della valle.

L’”ancona” è stata scolpita nella bottega di Avenone nel 1689 in un periodo storico particolare per Venezia.
Da poco la “Serenissima” aveva dovuto cedere ai Turchi, dopo una lunghissima gloriosa e sanguinosa resistenza, l’isola di Creta e gran parte dei suoi antichi possedimenti nello “Stato da Mar”.
Ma il duello contro gli infedeli, in questo caso i Turchi, pericolosissimi per l’Europa e la cristianità, non era terminato.
La fede, contro gli infedeli, era il simbolo di una tenace resistenza che ha portato poi alla vittoria sui Turchi sotto le mura di Vienna.

Proprio in questa importante espressione artistica della chiesa di Avenone è rappresentato e si coglie bene questo concetto.
Andando progressivamente dal basso verso l’alto si snoda un percorso teologico e di fede ben preciso. Si potrebbe chiamare un “catechismo in intaglio” per i fedeli che erano guidati nella loro fede dalle immagini intagliate.

Quattro nudi maschili, detti “i mori”, sostengono l’impianto.
Sono neri, ma non hanno i tratti somatici dei popoli africani. Sono quindi un riferimento chiaro alle popolazioni dell’Impero turco, formate da “infedeli” pericolosissimi per la cristianità. Qui sono ridotti al ruolo di dover sostenere un “impianto di fede”.

La grandiosa “ancona” mostra, in posizioni diverse, le virtù teologali e cardinali della Fede, della Speranza, della Temperanza e della Fortezza, che, se praticate, conducono il fedele al paradiso, qui rappresentato nel timpano centrale da un Dio Padre, nella forma di un anziano autorevole e bonario.
Accanto alla scenografia del paradiso sono poste le virtù della Prudenza e della Carità.
A coronamento di tutto la Giustizia chiama a raccolta i fedeli che hanno praticato la fede nella quotidianità della vita.

Il discorso complessivo è evidente.
La fede attraverso la pratica delle virtù porta il credente verso il paradiso.
Le stature dei “mori”, con la robusta e plastica anatomia, quelle delle quattro virtù ai lati della pala, rappresentate come forti donne teutoniche, ma con occhi dolci, le altre statue, sono il frutto dell’ingegno dello scultore Baldassar Vecchi.
Sono veramente incisive nei tratti, con un vigoroso modellato.

A Giovanni Pietro Bonomi
, l’impresario del cantiere artistico, sono da attribuire tutti gli ornamenti e la concezione architettonica dell’insieme.

Questa “ancona” è un tassello fondamentale degli intagli lignei della Valle Sabbia, sia per la grandiosità dell’insieme, sia per la qualità degli intagli. Inoltre mostra un “timbro intellettuale” che non lascia nulla alla semplice e fantasiosa spontaneità.
In questo senso è unica in valle.

Alfredo Bonomi


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