L'intreccio e l'abbraccio delle case sopra i volti di Binzago
di Alfredo Bonomi

Chi da Brescia si dirige in Valle Sabbia attraverso la strada “delle Coste”...


... superato il crinale che divide la conca di Vallio da quella di Odolo, guardando a sinistra, vede un piccolo borgo annegato nel verde. E’ Binzago e, seppur non molto consistente, è assai ricco di storia.
Probabilmente vi ebbero possedimenti i monaci vallombrosani della Badia e si tramanda anche la testimonianza dell’esistenza di un castello per controllare il territorio.

La comunità di Binzago ha avuto una propria identità fin dal medioevo. Lo dimostra l’antica e caratteristica chiesa dedicata ai santi Gervasio e Protasio.
I rapporti con i castellani della rocca di Bernacco, posta su un monte aguzzo che ancora oggi domina il paesaggio, sono stati vivaci.
Ma il paese non è stato nemmeno estraneo ai possedimenti del vescovo di Brescia e c’è un regione ben precisa che oggi si coglie poco se non si riflette.

Il territorio di Binzago, di mezza montagna, è stato sempre luogo di cacciagione con la presenza di numerose uccellande che sfruttavano traiettorie di passaggio dei volatili. Questo quando la caccia era una pratica usuale con resa economica dei benestanti, ma anche delle persone più umili.
E’ quindi evidente il legame di questa località con squisiti spiedi che rendevano la zona frequentata da chi coniugava una antica passione con il gusto di buoni sapori e della conversazione.

Ora gran parte di questo “mondo” è scomparso, rimane però un paesaggio quieto ed amico, con colori delicati ed accattivanti che invitano ad una sosta.
Prima della costruzione della strada carrozzabile del 1905, il paese era raggiunto da mulattiere che lo collegavano con Agnosine, Odolo, Caino ed anche Lumezzane. Le strade nel cuore del borgo passavano sotto voltoni che si replicavano ripetutamente, con le case che sembrano richiamarsi una con l’altra, unendo in sintesi l’abitato.

Ancora oggi, nonostante alcuni interventi, rimane questo timbro particolare che rende il paese una scoperta assai piacevole.
Le dimore sostanzialmente mantengono l’impianto antico.
Sulla casa canonica c’è la data del 1586. Sono austere ma, nel medesimo tempo, mostrano una eleganza rustica dove dominano la misura ed il buon gusto, segno questo di un borgo con una sua economia non floridissima, ma dignitosa.

Sembra proprio che l’urbanista abbia voluto rendere più vicini gli animi degli abitanti che hanno costruito una chiesa elegante abbellendola con intagli lignei di pregio, come duelli dei Bonomi di Avenone e di altri intagliatori.
La distanza del paese dalla città non è molta, così come quella da Agnosine e dagli altri centri della valle e quindi il borgo può avere un suo ruolo per piacevoli soggiorni, con dimore anche permanenti, essendo il clima non pungente, come è quello della media montagna esposta al sole.

E’ una buona “carta di presentazione” della valle per chi viene dalla città e dalla pianura, posta a “due passi” dalla conurbazione urbana che inizia proprio quando la strada “delle Coste” giunge al “piano cittadino”.

Alfredo Bonomi


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