La borraccia e il karma
di Sabrina Angiolilli

“Dai, ma quanto sei esagerata, cosa sarà mai? È solo il tappo di una bottiglia di plastica, devi davvero raccogliere ogni cosa che trovi lungo il tuo cammino?...


...  Lo sai vero, che non ti faranno santa per questo e neanche ti candideranno per il Nobel sull’Ambiente?”

Queste affermazioni di Francesco la facevano sempre molto riflettere, di certo adorava la sua grande sensibilità, poteva passare interminabili ore a guardare le sfumature in un tramonto, oppure a osservare una mantide religiosa, ma poi all’improvviso tirava fuori la sua becera ironia, sminuendo le sue azioni da Attivista Svalvolata – come amava definirla. Quella domenica mattina, doveva partecipare a una delle sue solite pulizie in spiaggia, mentre Francesco voleva fare quel giro in moto, che stavano rimandando da molto tempo.

“Ho capito, preferisci una bottiglia di plastica alla mia compagnia, ricordati però che le bottiglie sono tutte uguali e riciclabili, io invece non sono replicabile e non amo essere abbandonato da nessuna parte”

“Sei sempre il solito, invece di dire Amore questa volta ti accompagno, provo anche io a rendermi utile, pensi al tuo giro in moto”

“Ti ho spiegato, non mi vedrai mai buttare niente a terra, ma scordati che vengo a raccogliere ciò che gli altri con poca cura abbandonano, non è così che si risolve il problema”

“E qui ti sbagli, queste azioni potrebbero tornarti molto utili, potrebbe essere un modo semplice per ripulire il tuo Karma“

“Il mio karma è già pulito, ne sono sicuro, e se così non fosse, mi prenderò il rischio nella prossima vita di diventare proprio una bottiglia di plastica, magari abbandonata su una spiaggia, e se sono fortunato potrei essere raccolta da mani amorevoli come le tue, Amore mio”

Basta – pensò Giulia – è solo tempo perso.

Prese il suo sacchetto e i guanti, che ormai non usava più per fare giardinaggio, diede un bacio sulla guancia a Francesco e se ne andò.

Appena Giulia uscì, Francesco si recò in camera, indossò la sua maglietta preferita, quella che gli aveva regalato la sua attivista, con la scritta “RiciclAmi”, e prima di andare via, passò dalla cucina, prese un foglio di carta e scrisse un messaggio. Lo faceva spesso, gli piaceva il pensiero che calde parole la accogliessero al suo rientro.

“Amore è possibile che sarò di ritorno tra qualche settimana, non sono riuscito a dirti che sono in ferie, quindi non preoccuparti, del resto sei in ottima compagnia tra tappi, bottiglie e batterie”.

Disegnò un grande cuore rosso e attaccò il post it vicino al secchio della plastica per la differenziata, prese le chiavi della moto sul tavolo e si accorse della locandina della manifestazione di quella domenica. Guardandola con attenzione notò che il luogo designato per la pulizia si trovava proprio lungo la rotta del suo viaggio. Allora per un attimo pensò che sarebbe stato molto divertente fermarsi a osservare questi Ambientalisti in odore di santità. Questo pensiero occupò la sua mente il tempo di un respiro, poi salì sulla moto e cominciò a godersi quella sensazione di libertà mista a onnipotenza che solo in quella situazione riusciva a provare. L’idea di fermarsi continuava a occupare i suoi pensieri e una vocina dentro gli ripeteva che doveva farlo, che sarebbe stata un’esperienza illuminante, senza contare che avrebbe visto Giulia in campo. Nonostante continuasse a prenderla in giro era molto orgoglioso della sua Attivista Svalvolata, dell’energia e della costanza che continuava a metterci in quella che ormai era diventata la sua missione di vita.

Appena arrivato, perlustrò con lo sguardo la spiaggia per capire dove fosse Giulia, non voleva darle la soddisfazione di vederlo in azione. Un ragazzo con un tono molto gentile si avvicinò:

“È qui per dare una mano? Grazie… le serve un sacchetto e un paio di guanti“

“Sì, anche se è davvero una toccata e fuga, ho un impegno”

“Non c’è nessun problema, come dice la nostra referente Giulia, ogni singola goccia può portare verso l’oceano”.

Annuì, pensando che la sua Giulia era davvero una donna carismatica, aveva visto gli occhi del ragazzo illuminarsi nel pronunciare il suo nome e poi – in realtà – queste persone non sembravano neanche così invasate. Erano trascorse da poco le dodici, l’opera di guarigione per il Pianeta era appena iniziata, il sole era molto caldo, ma iniziò a raccogliere le cose più grandi, più visibili, per fare meno fatica: contenitori di detersivi, scarpe di gomma, cassette di polistirolo, poi man mano che il suo sguardo diventava più puntuale, si ricordò delle lezioni serali che Giulia come una maestrina gli recitava sulle microplastiche e sul grande impatto delle stesse nell’ecosistema e cominciò a raccogliere piccoli pezzi sparsi di qua e di là. Faceva sempre più caldo e stupidamente non aveva portato con sé neanche una bottiglia di acqua, quante volte aveva sentito la storiella sulla borraccia e sull’importanza di averne una, lui che andava in giro con le bottigliette di plastica super inquinanti era ora assetato, sudato, stanco e infastidito da quello che stava facendo. Per lui non aveva nessun senso: il problema non era raccogliere rifiuti, ma evitare di abbandonarli, non c’era speranza di ripulire il suo Karma, anzi era sicuro che quei pensieri lo inquinavano ancora di più.

Pensò di tornare al parcheggio, prendere la moto e continuare il viaggio, quando all’improvviso cominciò sentire le forze venire meno, la testa girare vorticosamente, il corpo cambiare forma, come se la sua consistenza materica all’improvviso si sciogliesse, le cellule cambiassero lentamente densità, diventassero liquide, non riusciva più a sentire le braccia, le gambe, la testa, niente più di associabile a un essere umano sembrava appartenergli, se non la sua capacità pensante. Era come se fosse diventato una voce fuori campo, un narratore onniscente, ma la cosa più terribile fu che cominciava a essere chiara la forma del suo corpo: si stava trasformando in una bottiglia di plastica, o meglio in una borraccia. Ecco gli anatemi avevano colpito. Mentre un turbinio di pensieri continuava a occupare la sua mente, terrorizzato e incredulo, da lontano sentì una ragazza esclamare:

“Mamma vieni a vedere questa borraccia, è bellissima magari la metto in borsa e la uso io che dici?”

“Certo amore, guarda che bel cuore rosso”

All’improvviso sentì una mano decisa afferrarlo e poi un gran buio. Era finito dentro una borsa, sballottato di qua e di là. Una voce molto familiare, calda, amorevole, gli arrivò ben chiara. Era Giulia:

“Ciao Federica, anche tu sei venuta oggi ad aiutarci! Brava, vedo che hai anche recuperato un bel bottino… ”

“Sì, professoressa, ho coinvolto anche mia madre che devo dire si è comportata molto bene, soprattutto ha un gran occhio per i mozziconi, ne ha raccolti molti”

“Bene, allora la nomineremo Miss Mozzicone e, se vorrà, potrà essere dei nostri nel prossimo weekend. Noi ci vediamo lunedì a scuola”

“Certo, a lunedì!”

Mentre ascoltava la conversazione tra di loro, pensò di attirare l’attenzione di Giulia muovendosi, ma cosa avrebbe mai dovuto riconoscere Giulia?

Quella sera, dopo essere stato disinfettato in ogni minima parte, fu riposto sul comodino in camera, consapevole di essere diventato il compagno indissolubile di una ragazzina, vegana, attivista, amante di qualsiasi essere che respirasse e fermamente convinta di poter salvare il mondo. Lui che non sopportavo gli attivisti, si trovava a dover convivere con una Greta Thunberg! Non sapeva quale delle due cose lo irritasse di più: essere diventato una borraccia o il dissetare un’ambientalista. Passò una notte in bianco, se mai è possibile pensare che una borraccia possa soffrire di insonnia. Pensava alla sua moto abbandonata in strada, a Giulia che dormiva serena nel loro letto e alla probabilità di non poter mai più riprendere le sue sembianze umane.

Quando suonò la sveglia quella mattina, la sua forma era la stessa, la ragazza scese a fare colazione e subito dopo si preparò una strana tisana, miscelando diverse erbe come una piccola alchimista, che poi versò nella sua nuova borraccia. Quell’infuso aveva un odore nauseante e lui se lo sentiva come spalmato sulla pelle. Era davvero una triste vita quella delle borracce, riempite di cose poco gradevoli, senza fissa dimora, esposte a tutti gli agenti atmosferici… ma non lo sanno gli umani che anche gli oggetti hanno un’anima?

Finiti i preparativi di vestizione dell’adolescente, finalmente arrivarono a scuola, Federica lo teneva in mano come fosse un trofeo e, mentre ci stavamo raggiungendo la classe anche lui aveva un atteggiamento molto fiero, addirittura tronfio. Sentiva addosso gli sguardi di molti ragazzi, ma soprattutto una volta in classe, riuscì a rivedere Giulia! Erano trascorse soltanto ventiquattro ore dal loro ultimo incontro e già gli mancava da morire. Doveva assolutamente escogitare un modo per farsi vedere, doveva riuscire ad andare il più vicino possibile a lei.

La professoressa vestita della sua apparente rigidità, che altro non celava che una grande passione, esordì dicendo di voler dedicare la lezione di quella mattina al problema delle microplastiche, delle bottiglie monouso e della possibilità di sostituirle con utilissime borracce.

Perfetto – pensò Francesco – quindi sarò io il protagonista della lezione, devo solo attirare la sua attenzione, devo fare rumore magari cadere a terra e farmi notare!

Cominciò con la forza del pensiero ad agitare il liquido contenuto nella borraccia, come un mare in tempesta, e più cresceva il desiderio di arrivare a Giulia e più il liquido si agitava creando delle vere e proprie onde. Fu in seguito all’oscillazione creata dal suo pensiero in movimento, che incontrò il gomito di Federica per piombare a terra con un rumore metallico pieno. Federica chiese scusa alla classe per essere stata maldestra.

“Federica, sembra proprio che la tua borraccia voglia prendersi la scena. Vieni, portala con te, che parliamo anche della tua esperienza di sabato”, disse Giulia.

Furono momenti di gloria, Federica felice di parlare del suo argomento e Francesco di essere cosi vicino a Giulia, la quale sembrava molto incuriosita da una borraccia dal cuore rosso con una scritta famigliare. Finita la lezione ritornarono a casa, Federica e la sua inseparabile borraccia, e come ormai tutti i giorni dopo la scuola c’era la danza e le amiche e attività diverse… insomma, tutto molto stressante per una borraccia.

Il giorno seguente, Federica si dimenticò la borraccia in classe e Giulia la recuperò prontamente per riconsegnarla alla sua allieva. Arrivati a casa, Francesco fu depositato nel lavabo, la cucina era stata l’ultima stanza da umano che aveva calpestato, c’era dentro di lui un misto strano di gioia e tristezza. Non ce la faceva più, quella era davvero una punizione troppo dura. Quella notte fu lunghissima: Giulia aveva mangiato qualcosa di davvero molto salato perché aveva deciso di riempire la borraccia di acqua e portarla in camera con sé. Francesco la guardava con una gran voglia di stringerla tra le sue braccia, di dirle che da borraccia aveva capito molte cose, di sussurrare quanto era orgoglioso di lei e delle sue battaglie, della sua forza e della sua capacità di trasmettere – quasi per osmosi – la sua passione a chiunque avesse la fortuna di incontrarla. Provò più volte a chiudere i suoi occhi immaginari per cercare di sciogliere l’incantesimo e ritrovarsi lì nel letto insieme a lei, ma niente da fare. Le luci dell’alba arrivarono e Francesco era ancora la splendida borraccia con il cuore rosso del giorno prima.

La sveglia suonò in ritardo e Giulia si alzò parecchio agitata, aveva la prima ora di lezione e non le piaceva arrivare in ritardo, e fu proprio per questo che si dimenticò della borraccia sul comodino. Francesco pensò che sarebbe stata una giornata di relax, niente spostamenti, niente tisane detox, poteva godersi il suo vuoto in pace, ma non aveva calcolato i loro gatti e la loro innata curiosità. Come borraccia d’alluminio scintillante al sole, Francesco attirò subito la loro attenzione. Lo fecero rotolare attraverso tutta la casa, giù dalle scale fino ad arrivare in cucina, dove finì per incastrarsi sotto la lavastoviglie e lì il gioco terminò. Rimase lì nascosto per molti giorni, Giulia sembrava essersi dimenticata della sua esistenza fino a quando nell’attivare la lavastoviglie – a causa delle vibrazioni – sentì uno strano rumore metallico. Inginocchiandosi finalmente lo vide e lo recuperò.

Arrivò la domenica in cui avrebbe dovuto rientrare dalle ferie, Giulia scese in spiaggia per l’abituale pulizia, decisa a riconsegnare la borraccia a Federica. Era una giornata molto calda, come il giorno in cui Francesco fu trasformato in un oggetto pensante. Giulia lo tenne nella sua borsa fino all’arrivo di Federica, quindi le consegnò la borraccia e – dopo alcune raccomandazioni riguardo lo sviluppo della giornata – si allontanò.

Federica avendo le mani occupate, pensò di appoggiare la sua borraccia vicino a uno scoglio e continuare la sua raccolta. All’improvviso era di nuovo solo, sotto il sole, infastidito a dismisura, avrebbe voluto solo scappare. Riconobbe all’improvviso le stesse sensazioni provate quindici giorni prima, sentì la borraccia implodere come se fosse una bomba pochi secondi prima della deflagrazione. Poi la sensazione di smembramento, come se i suoi pezzi fossero sparsi dappertutto, una sorta di riconquista lenta di tutto il suo corpo. Fu tutto molto veloce, d’un tratto riconobbe il suo corpo: era ritornato alla sua originaria condizione di essere vivente. Era felice come mai prima, in preda a uno stato di eccitazione adrenalinica, quando sentì da lontano la voce di Giulia:

“Francesco, amore, me lo sentivo che oggi saresti rientrato, ma non pensavo di trovarti qui, sei davvero un uomo dalle mille risorse, ma cosa è successo?”

“Ciao Amore, sono passato per fare la pulizia insieme a te… ”

“Non so dove sei stato in queste settimane e cosa è successo nella tua vita, ma di certo l’uomo che vedo qui davanti mi piace moltissimo, ti prego non sparire più!”

“Non ho nessuna intenzione di farlo e – sopratutto – inizio a darmi subito da fare… magari in questo modo ripulisco anche il mio Karma, definitivamente.“
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