Antenore e i «miei» fotografi
di John Comini

Il prossimo sabato pomeriggio l’amico Antenore Taraborelli presenterà il suo nuovo libro fotografico, presso il cortile del Museo. Io ho scritto la prefazione, ma Antenore ha insistito perché io partecipassi direttamente, cosa che non faccio mai. Vatti a fidare degli amici!


Conosco Antenore da una vita,
e da sempre ho apprezzato la sua passione per la fotografia, perché in fondo è un modo diverso per “leggere” la realtà, afferrare l’attimo fuggente, fissare in un piccolo rettangolo un momento che non sarà mai più lo stesso.

Antenore ha nel cuore questa passione, ed è così profonda che l’ha trasmessa al figlio Giovanni, anche lui valente fotografo, del quale molte persone hanno avuto già modo di apprezzare gli scatti esposti in alcune mostre, come la stupenda “Gli occhi della speranza”, su un Progetto che stanno realizzando le Umili Serve del Signore a Fortaleza.

Giovanni è juventino doc, mentre Antenore è milanista: nessuno è perfetto!

Di Antenore ricordo le bellissime immagini della Santa Crus di Cerveno, con i volti rugosi dei contadini trasformati in soldati romani, gli sguardi dolcissimi e “veri” delle pie donne, le tre croci sulla verde collina nel sole che tramonta. O le stupende immagini del carnevale di Bagolino: i “Balarì” che danzano nella neve diventano una piccola storia che contiene in sé l’incanto della vita. Antenore ha tessuto una bellissima rete di amicizie insieme ad Anna, l’amore della sua vita.

Ha conosciuto la gente delle osterie, delle strade, delle malghe. I suoi ritratti sono un rispettoso omaggio ai valori di una piccola, grande comunità.

Nel suo archivio potremmo vedere
e ammirare la stupenda serie dei fiori  “colti” dal suo sguardo attento e amorevole, i colori dei paesaggi, i muri scrostati delle vecchie case di una “Gavardo da salvare”.

Antenore, da giovane (anche se ora è pur sempre il “nonno giovane” di Marianna e di Riccardo, figli della bella figlia Francesca e di Loris Losa), ha potuto ammirare i capolavori fotografici di una persona che gli ha fatto da consigliere saggio e fidato, una sorta di autorità paterna, il mitico Cesare Goffi.  

Fin da quando insegnavo a Mocasina, con Antenore abbiamo realizzato storie in diapositive (Pinocchio, Cipì di Mario Lodi… ) usando i bellissimi scorci del paese, le vecchie case, i portoni, i campi… E poi mi ha sempre seguito con la fedele macchina fotografica negli spettacoli del Gruppo Teatrale e del Teatro Gavardo. Grande Antenore!

Ora vorrei parlare del mio personale album dei ricordi fotografici. Quand’ero bambino, ai muri di casa c’erano le foto dei defunti e quando pregavamo avevo la sensazione che i defunti fossero tutti lì intorno, che mi guardavano con sguardi seri ma buoni.

Nel giorno della Prima Comunione sono stato accompagnato a Salò, dal mitico Tita Franzosi. Nello studio del cugino della signorina Gisella, c’era lo sfondo dipinto, avevo le mani giunte, lo sguardo da santo ed indossavo le mie belle scarpe bianconere.

Compaio in alcune foto di gruppo familiare, e sono immagini dense di nostalgia. Non ho foto della scuola elementare, ma compaio in un gruppo delle medie nel cortile dell’Oratorio, con i miei indimenticati compagni di classe, il professor Paci, il preside Aimo, il professore di ginnastica Bennati ed i cari Gianni Faini e Renato Pialorsi il cui ricordo rimarrà nel cuore per sempre. Appaio in una foto di gruppo nella stupenda colonia di Livemmo, il paese della felicità, ed in alcune immagini con i miei familiari, che la domenica salivano a salutarmi ed a divorare l’anguria in pineta.

C’era il caro don Angelo Calegari:
chissà se ci sono ancora quelle immagini che scattava con la macchina fotografica, che poi inseriva in una custodia marrone…

Ho delle foto del caro Domenico Buccella al funerale di mia nonna Margherita: c’era la neve, indossavo dei guanti neri di pelle, avevo la riga ai capelli bella diritta ed il cappotto della festa. Delle magistrali, manco l’ombra. Quando sono partito militare, il fotografo Renato Vezzola mi ha scattato alcune foto formato tessera.

Poi ho conosciuto Cesare Goffi,
che si informava sugli spettacoli del Teatro Poetico Gavardo (ha scattato alcune straordinarie foto di scena). Sua figlia Donata ha recitato nel Gruppo Teatrale Gavardese, con il caro Tano Mora e tanti amici.

Cesare era uno spirito libero,
fotografava i personaggi caratteristici del paese, dal Zanèla ai notabili grazie alla sua visione del mondo e dell’umanità. Utilizzava la sua macchina fotografica per testimoniare il paesaggio che cambia: e ti assale la nostalgia e un senso di rabbia a vedere certe fotografie di Cesare che ritraggono angoli di paesaggio ora scomparsi o, peggio, deturpati. Era un animatore culturale: ricordo le bellissime serate organizzate dall’Avis, dov’era sempre presente l’indimenticato presidente e grande uomo Renato Paganelli.

Ho avuto la fortuna di conoscere Beniamino Lavo, per tutti Giovanni, una persona riservata e profonda, che ha scattato bellissime, sorprendenti immagini. Grande amico di Cesare, con il quale ha condiviso la passione delle scalate in montagna, “Gioàn” ha sempre pensato la politica come servizio e indirizzata ad una vera giustizia sociale.

Chissà quante immagini ha raccolto suo fratello Giuseppe, uomo di cultura e dal profondo senso civile, che ha fatto mille escursioni in montagna con la fedele macchina fotografica. Come il mio coscritto e amico Pierangelo Damiani: in bici fa un sacco di chilometri, viaggiando per monti e valli, visita luoghi stupendi e incontaminati e scatta struggenti immagini in digitale.

A proposito di coscritti, anche Marco Simoni ha la passione per la fotografia, che riversa anche nella realizzazione di ottimi video, come il Progetto di archeologia sperimentale sulle tecniche di aratura di 4000 anni fa, condotto dal Gruppo Grotte Gavardo, o “Come nasce un vaso d’argilla”, in cui Giovan Battista Quarena, Gianni per gli amici, mostra la realizzazione di opere in terracotta.

Quando mi sono sposato con la mia attuale moglie, non abbiamo voluto l’album di nozze. Le foto ce le hanno scattate mio cognato Gabriele Avanzi ed il compagno di avventure teatrali Enrico Giustacchini.

Con il Teatro Poetico Gavardo ho potuto conoscere il celebre fotografo bresciano Gian Butturini, che ci ha chiamati a fare una piccola parte nel suo  film “Il mondo degli ultimi”, sulle lotte contadine degli anni ’50 in Italia, interpretato da Lino Capolicchio.

Gian Butturini, scomparso nel 2006, ha sempre rappresentato la gente comune senza veli né finzioni retoriche. Ecco perché poco tempo fa mi sono meravigliato sulle assurde polemiche riguardanti un suo libro “London”,  uscito nel 1969, nel quale ritraeva una donna nera nella metropolitana di Londra accanto ad un gorilla in gabbia.

L’accostamento (per chi lo conosceva) era volutamente provocatorio, e l’accusa di razzismo ‘a posteriori’ era ridicola o quantomeno paradossale. Per fortuna tutto si è concluso con uno strascico di scuse imbarazzate degli inglesi verso l’autore l’italiano, che da lassù avrà certamente sorriso.

Ho scattato molte foto ai miei alunni di scuola, prediligendo i primi piani. Nell’ultimo giorno di scuola preparavo una serie di diapositive dei bambini dalla prima alla quinta, con un sottofondo di belle musiche: era impossibile non piangere, dalle mamme, dai bambini e dai maestri scendevano lacrime come se piovesse.

Approfitto per citare l’amico Ivan Capello, che molti anni fa ha collaborato con me alla creazione di storie fotografiche con i bambini delle scuole.

Ho visto molte mostre, come quelle di Roberto Cavagnini, marito di Paola Tebaldini. Roberto è un grande appassionato di fotografia, ha realizzato molti eventi, tra i quali “Angiolina” (una narrazione per immagini che, con Licia Scalvini, reinterpreta la canzone “Volta la Carta” di Fabrizio de Andrè) ed il fantastico mondo del circo. Suggestivo il servizio fotografico realizzato per l’evento “Raccontami Limone”, ideato dalla sorella di Arturo, Simona.

Ho visto, presso il Mulino, la mostra di quadri di Franca Vitali Capello e di due rappresentanti delle nuove tendenze fotografiche, Stefano Simoni e Andrea Pasini (che ha recitato con me in uno spettacolo realizzato con i seminaristi di Brescia).

Straordinaria la mostra “Il Deserto Intorno”, dedicata alla vita nei campi profughi del popolo Saharawi (dove vivono 200 mila persone!), organizzata dall’associazione Rio de Oro Gavardo Onlus. Giulio Di Meo ha fotografato la fatica, l’orgoglio, la speranza, la lotta, le tradizioni di migliaia di donne, giovani e anziani che vivono da rifugiati nel deserto dell’Hammada (‘l’inferno’).

Ricordo “Le emozioni della pallavolo in un click”, o la mostra sui 90 anni del Gruppo Alpini di Gavardo, o la bellissima esposizione sulla storia degli amici del coro La Faita.

Di recente si è svolta la 1^ edizione del concorso fotografico “Il centro di Gavardo: di qua e di là dal fiume”, bandita dall’Assessorato alla Cultura e dalla Commissione Cultura e Istruzione di Gavardo. Nella giuria ci sono l’amico Antenore, oltre ai bravi fotografi Angelo e Luigi Zane, de “Il Punto” ed a Enrico Buccella, figlio del mitico Domenico, che pochi giorni fa ci ha lasciati.

Vorrei ricordare due fotografi di Soprazocco che ci hanno lasciato: Giuseppe Marini, marito di Angelica Poli e padre di Paola, valente collezionista di fotografie. E Angelo Maruelli, socio veterano del Fotoclub Vallesabbia.

Nato a Gavardo nel 1940, fotoamatore sin dagli anni ‘60, ha sempre amato immortalare soprattutto paesaggi della nostra Valle. Ci ha lasciati nel 2014: Vallesabbianews in molte occasioni ha potuto utilizzare le belle fotografie di Angelo, che come pochi sapeva cogliere della valle Sabbia e dei suoi personaggi i momenti più significativi.

Nella “mia” Livemmo conosco e stimo Daniele Meschini, che da anni, attraverso l’Associazione Riflessi di Luce, si dà da fare per valorizzare la stupenda chiesetta di San Rocco. Daniele ama scrivere e fotografare, mi ha inviato bellissime foto sulle Pertiche. Ha esposto alcune sue immagini nella mostra-convegno “Io ti vedo così” sulla disabilità visiva, presso il Palazzo Martinengo di Brescia.

È con grande piacere
che cito un’eccellente appassionata di fotografia, tanto brava quanto riservata. È la mia piccola, grande amica Sara Ragnoli, di Castello di Serle, ottima maestra, che da sempre ama raccogliere immagini. Anche quando viaggia con Luca Lombardi e la bella Cloe, non smette di fotografare ogni dettaglio, ogni particolare. E conserva tutto, ma proprio tutto, ed io ho la fortuna di vedere splendidi video in cui racconta, da par suo, i bei viaggi fatti da quel fantastico trio.

“Una bella fotografia racconta una storia, rivela un luogo, un evento, uno stato d’animo, è più potente di pagine e pagine scritte.” (Isabel Allende)

In questo ingarbugliato elenco dei fotografi che ho conosciuto nella mia vita, certamente mi son dimenticato di qualcuno, ma l’è mia culpa mé, só vecc!

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo
maestro John

Nelle foto:
- Cesare Goffi alla cena dei coscritti del ’38, in una foto di Giovanni Lavo (c’è anche il mio caro cognato Andrea)
- Giovanni Lavo e la sua bella moglie Daniela Averoldi
- La mia grande amica Sara Ragnoli
- Arturo Tebaldini e, a destra, Antenore Taraborelli (un interista e un milanista, praticamente un derby)


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