Il marcatore
di Luca Rota

“In principio furono terzini”, questo lo sappiamo già, mentre in seguito si spostarono sulle fasce, lasciando in mezzo stopper e libero



Il calcio moderno li rinominò semplicemente “centrali”, con uno delegato alla marcatura e l’altro attento in copertura, e che più in là avrebbe impostato l’azione.

Valerio Bertotto della Prima categoria è stato uno degli ultimi storici interpreti, in quel ruolo quasi prerogativa della scuola italiana, che tanto dure ha reso le vite dei centravanti in ogni epoca calcistica.

Marcatore arcigno e concreto, moderno nelle sue uscite palla al piede dalla difesa, ha duellato coi migliori attaccanti transitati per la serie A negli anni Novanta, cucendosi addosso il bianconero dell’Udinese come una seconda pelle.

Dei friulani è stato capitano e leader per ben tredici stagioni; numeri che oggi sembrano impensabili, se si guarda alla facilità con cui i calciatori cambiano maglia.

Come molti ottimi profili di quegli anni, in Nazionale ha pagato la concorrenza esagerata, e la presenza di mostri sacri del ruolo. Da qui le poche presenze in azzurro, compensate però dai tantissimi gettoni in A e da diverse apparizioni nelle Coppe europee.

Dovunque i friulani mettessero piede lui c’era, e la parentesi biennale senese, con la quale si congedò dal Friuli, servì solo agli almanacchi per incrementargli le presenze in A.

Poi a Venezia per i saluti, in B; categoria dov’è tornato oggi alla guida dell’Ascoli, e dove chissà che non insegni ai suoi centrali i segreti del mestiere propri di quel calcio all’italiana, dove quelli che “in principio furono terzini” non sanno più difendere.

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