Ciao, cara Anita...
di John Comini

Giovedì mattina ci ha lasciati mia cugina Anita. Nata nel 1944 a Salò, si è sposata con Giampietro Bianchetti e con lui si è trasferita a Sarezzo, dove sabato alle ore 10 si svolgeranno i funerali. Vorrei dedicare ad Anita alcune semplici parole…


Cara Anita,
                    ricordi quando venivo con Emi e Rita a trovarti a Sarezzo? Ci accoglievi con un grande sorriso e la tua voce squillante, ci preparavi ottimi biscotti ed eri felice se ti portavo le tele per poter realizzare tende e copriletti, perché sei sempre stata molto brava a cucire. Poi ci mostravi le fotografie della tua famiglia, le tue memorie più care.

Tua nonna era la “Checa”, Francesca Madernini, che ha fatto da balia a molti bambini. Rimasta prematuramente vedova del nonno Bergomi Secondo (da lui il nome di battesimo di mio fratello Dino), per mantenere la famiglia si recava al lago con la carriola e la “scagna” per lavare i panni dei benestanti salodiani. La sua vita è stata davvero un romanzo, ha avuto una vita così difficile che diceva sempre: “Quand che möre piansì mia, fì festa, mitì sö polenta, soprèsa e spinase, mangì e balì e disì a töcc: la nòsa mama la ghà finit de patì.” Tua nonna ha avuto quattro figli: tua mamma Giulia, mia mamma Caterina (che tutti chiamavano Catina), lo zio Giovanni (bravo meccanico, morto improvvisamente, da cui ho preso il nome, e ne sono orgoglioso!) e la zia Celeste.

Tua mamma Giulia ha sposato il Lorenzo Chiste e sono andati ad abitare in Via San Bernardino (che un tempo era chiamato ‘Tresanda storta’). Hanno avuto tre figlie: la buona Maria, la dolcissima Dina e te. Ma la tua famiglia è stata colpita dal dolore. Mamma Giulia, a tre anni dalla tua nascita, se n’è volata in cielo. Tuo padre, dopo un travagliato periodo, accettò veniste accolte dal cuore grande di nonna Francesca.

Abitava in Fossa, “al primo piano sotto i tetti”, dove un tempo c’era il vecchio teatro (infatti dietro la casa c’è via Teatro vecchio). Ma le circostanze portarono alla sofferta decisione di affidare te e Maria all’orfanatrofio femminile, vicino alla Croce Rossa (adesso c’è la sede della Guardia di Finanza). Non hai mai potuto dimenticarlo, vero Anita? Avevi solo cinque anni! La zia Celeste, che abitava lì vicino, in una casetta accanto a dove ora c’è l’Hotel Laurin, proprio dietro la bella chiesa della Madonna del Carmine, ti guardava giocare. E quando poteva, visto il tuo appetito, ti passava un panino con la marmellata attraverso il recinto. Tua sorella Maria in cucina era addetta a pelar patate, ed era sempre sorridente, lì tra le suore ed i bambini era casa sua.

Dina, che soffriva a non vedervi e pregava sempre per voi, trovò un posto di lavoro grazie alla Provvidenza e ad una persona gentile. E quando finalmente hai potuto vivere nel mondo, cara Anita, scoppiavi di felicità, volevi recuperare tutto quel tempo di ombre e di tristezze. Lavoravi, accanto a Dina, nel negozio di abbigliamento e biancheria del signor Bonuzzi, ed eri colma di gioia.

Poi è arrivato l’amore, e ti sei sposata con il tuo Giampietro, una persona sensibile, sempre elegante, dai modi cordiali, che a Sarezzo gestiva un negozio di alimentari. Quando ti sei sposata eravamo però malinconici, perché tua sorella Dina aveva deciso da tempo di intraprendere la strada religiosa: “Mi farò suora –ti aveva detto- appena ti sposerai”. A trentatré anni Dina venne amorevolmente accolta nella grande famiglia delle Ancelle della Carità. Ultimato il noviziato, si trasferì a Roma, dove ebbe l’opportunità di conseguire il diploma di Infermiera Professionale e di stare al fianco dei fratelli bisognosi, donando a tutti il suo dolce sorriso. Anche nel buio più profondo, c’è sempre una Luce.

Nel 1982 a Maria, dopo una vita semplice e nascosta, si schiuse la via del cielo.
Poi Dio ha voluta in Paradiso anche suor Dina, un angelo tra gli angeli. Ricordi, Anita? Conservavi gelosamente le commoventi lettere che vi scrivevate.

Intanto, cara Anita, tu vivevi la tua vita a Sarezzo. Dall’amore con tuo marito sono nate due splendide figlie, Giulia (che con Mauro ti ha regalato la nipote Sara) e Luisella (che con Alberto ti ha donato la nipote Elisa). Molte volte, la domenica, con Giampietro ti recavi a Salò, perché là avevi lasciato le tue amiche, il tuo lago, i tuoi ricordi di ragazza.

Ricordo che sorridevi, dicendo: “El mé òm èl m’haia prumitit mari e monti, mé i moncc i ó visc, ma el mar no!” E ridevi, ridevi! Spesso ti recavi a trovare la zia Celeste, che aveva sposato il caro zio Cecchino. Dal loro amore sono nati 3 figli: l’altissimo Silvio, la mia bella coscritta Giuliana e la simpaticissima Grazia.

La zia Celeste ti accoglieva a braccia aperte, ha sempre aperto la porta del cuore con infinita tenerezza, e mai ha parlato male di qualcuno, in ognuno trovava sempre qualcosa di buono. Come mia mamma Catina, vero Anita? Quando c’è stato bisogno, hai lavorato tanti anni alla Poliambulanza, dove svolgevi il servizio di notte vegliando le persone malate, e lo facevi con sensibilità.

Poi il tuo caro marito si è ammalato, e tu con pazienza gli dicevi di stare attento a non mangiare troppe cose dolci e lo abbracciavi teneramente. Poi poco tempo fa anche lui, un triste giorno, ci ha lasciati. Negli ultimi tempi eri seguita a turno da due badanti, e mi ricordo che quando la domenica andavi a trovare mia sorella Rita, ti piaceva accarezzare il gatto, e sembrava che parlassi con lui. Adesso, ne sono certo, sei in Paradiso. Di certo lassù troverai le tante persone che ti hanno voluto bene, e alle quali hai voluto bene. Perché ognuno di noi rappresenta una goccia unica, limpida e irripetibile, nell’infinito mare dell’amore di Dio.

Ciao, Anita
il tuo cugino John (che tu hai sempre chiamato Giovanni)

Nelle foto:
1)Anita con la zia Celeste
2)Il giorno del matrimonio di Anita
3) Foto di gruppo alle nozze di Anita e Giampietro davanti al Duomo di Salò
4) I familiari: lo zio Cecchino, la zia Celeste, Maria, Dina, mia mamma, mio papà e il sottoscritto (quello magro…tanto tempo fa)
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