Barbaine con vista sul monte Guglielmo, tra ricordi storici e suggestioni paesaggistiche
di Alfredo Bonomi





Solitaria, su un poggio dal quale spazia su gran parte della Valle Sabbia, la chiesa di Barbaine è carica di storia e di fascino.
Non c’è pittore valligiano, o portatosi in valle per tentare, con le capacità dell’arte, di emulare la natura fissando nei colori sulla tela quelli delle atmosfere osservate, che non abbia sostato in questo luogo.

Nel caso di questa chiesa, la posizione veramente splendida richiama con forza il valore della storia.
Essenzialmente si tratta di “storia di fede”. Il tempio, sorto su un precedente insediamento religioso precristiano, nell’organizzazione del cristianesimo, nel corso degli ultimi anni del Medioevo, è stato legato alla Pieve di S.Maria della Corna di Mura Savallo.

Con la nascita delle Parrocchie la chiesa ha assunto il ruolo di parrocchiale dei tre borghi di Avenone, Prato (poi Belprato), Livemmo, sino al 1906.
Per questa rilevante posizione religiosa nel contesto della altre chiese della Pertica, ha poi assunto la veste di santuario nel quale le popolazioni della zona pregavano nel ricordo dei defunti, chiedendo loro di intercedere presso la Bontà di Dio nei momenti difficili.

Rimase però a lungo anche una tradizione pagana: le giovani prima del matrimonio, per chiedere fertilità, baciavano il catenaccio della porta secondo una usanza non certo cristiana.

Ma Barbaine è anche altro.
Ora con il sacrario dei partigiani, morti durante la Resistenza, appartenuti alla Brigata “G.Perlasca” delle “Fiamme Verdi” è simbolo dei valori civili. Accanto ai morti invocati per secoli, questi morti più recenti parlano a tutti coloro che amano la libertà e che sono decisi a difenderla anche con rischi personali.

Inoltre la chiesa è intimamente immersa in uno splendido paesaggio.
Ad essa guardano i borghi di Livemmo, Odeno, Navono, Lavino e Noffo che in estate appaiono annegati nel verde, in autunno in una serie infinita di variegati colori ed in inverno in un bianco mai troppo bianco.
Sullo sfondo, in un gioco ottico che lo fa apparire più vicino di quel che in realtà è, s’impone il monte Guglielmo, imponente, che sovrasta la Valle Trompia.

E’ questa una delle più importanti montagne bresciane.
Non è sfrangiata come la Corna Blacca, ma ha la maestà dell’imponenza, che è resa più morbida dall’alternarsi delle colorazioni più scure delle abetaie e più delicate delle praterie.

Barbaine ed il monte Guglielmo si guardano e “colloquiano” di storia antica, di favole, di tradizioni e di attualità di due territori montani complementari, come sono le Valli Trompia e Sabbia.

Alfredo Bonomi.


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