Ricordi pirateschi
di Luca Pietrobelli

Di Pantani, Marco Pantani, si è scritto veramente molto, forse troppo.


E' partito da pochi giorni il Giro d'Italia in una stagione davvero particolare e, come ogni anno, si torna a parlare di lui, a riaprire il caso, a ricordarlo come il più grande dei nostri campioni.
Uscirà a breve, per tre giorni soltanto, pure un film al cinema, che tenterà nuovamente di riportare in auge la sua storia, che ormai nasconde la verità sotto un manto giallo, di un romanzo giallo.

L'avevo incontrato, era un uomo come potevano essere tanti.
Nella mia famiglia si è sempre masticato ciclismo, con un nonno padre di questa passione e uno zio dal colpo di pedale micidiale, grande corridore. L'ambiente, seppur difficile, mi ha sempre affascinato e, bazzicando fra DS e addetti ai lavori ho potuto annusarlo a fondo.

La quindicesima tappa del Giro d'Italia 2001 partiva da Sirmione e arrivava a Salò, con una cronometro individuale di 55,5 km.
In quegli anni correvo in bicicletta pure io ed era quasi un obbligo andare a seguire il Giro per le strade. Quel Giro era stato particolare, con lo scandalo delle perquisizioni in albergo e i ciclisti che avevano deciso di non correre una tappa per protesta: gli anni bui e durissimi della lotta al doping, con Frigo allontanato e poi squalificato, campioni malvisti e l'inizio della grande sfiducia generale dei tifosi, prima delle grandi riforme e della "pulizia".

Tappa a cronometro, ricordo un caldo torrido, la coca cola in lattina con la cannuccia verde e una folla sulle strade come nelle vere grandi occasioni.
Con mia madre vediamo alcuni passaggi dei corridori in una zona con dei tornanti, a Puegnago, per poi spostarci all'arrivo, dove prestava servizio d'ordine mio padre e cercare di accarezzare con lo sguardo i nostri beniamini.
Ricordo che, dopo lo scandalo del '99, molte persone appellavano Pantani come "drogato", "dopato", un disonesto che, in fondo, stava pagando per gli errori di tutto il sistema.

In piazza Martiri della libertà c'era un silenzio di tomba
prima che arrivasse il Pirata. Arriva un corridore della Mercatone, ovazione, silenzio di nuovo, era "solo" Marco Velo, il bresciano.
Arriva il Pirata, stremato, distrutto, subito accolto dal suo DS. Intrufolandomi verso mio padre mi avvicino: lo saluto, lo ammiro e lo rimiro, nonostante non sia più il fuoriclasse del '98, l'asso dell'accoppiata Giro-Tour. Marco, come lo chiamano tutti, mi regala la sua borraccia, che ancora custodisco.
Quel giorno, una volta di più, capii quanto umani fossero quei ragazzi: uno sguardo malinconico, deluso, con una malcelata certezza di non poter più essere Re.

Il 14 febbraio 2004 Pantani è morto, da solo, per una overdose da Cocaina.
Ora è immortale, tutti ricordano le sue imprese, quelle del Campione, dimenticando quanto l'Uomo sia stato lasciato solo.
Questo mondo piange il campione quando non serve più. Se ci fosse attenzione, verso l'errore, oggi saresti qui.

Pirata, io mi ricordo di te!


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