Un portoncino vecchio di 4mila anni
di Ubaldo Vallini

Dagli scavi del Lucone ecco spuntare a sorpresa una porta preistorica. Anche i palafitticoli si chiudevano in casa. E’ il primo ritrovamento del genere in Italia


Non smette di riservare sorprese lo scavo del Lucone, dove gli archeologi nel 2007 hanno cominciato ad indagare cosa succedeva in un insediamento palafitticolo dell’età del bronzo.

Stabilito grazie al sistema della dendrocronologia che questo villaggio era stato edificato nel 1867 AC e che era stato abbandonato circa 30 anni dopo a causa di un incendio, gli archeologi del Museo di Gavardo e della Valle Sabbia diretti da Marco Baioni, hanno già ritrovato moltissimi materiali che li stanno aiutando a ricostruire usi e costumi e pratiche funerarie dei nostri antenati (ne ha scritto oggi anche maestro John).
Antenati che si stanno dimostrando particolarmente ingegnosi.

Da considerare straordinario il ritrovamento di questi giorni, a conclusione degli scavi, di una porta con tanto di chiavistelli ancora integra, caduta probabilmente durante l’incendio nell’acqua e poi avvolta nella torba.

Per recuperarla, venerdì scorso la Sovrintendenza ha inviato due esperte restauratrici del legno, che in queste condizioni, imbibito com’è della stessa umidità che l’ha conservato per 4mila anni, si presenta particolarmente fragile.
Annalisa Gasparetto della Sovrintendenza e Ilaria Perticucci che invece è una professionista “esterna” di grande esperienza, hanno dovuto recuperare il tutto con la dovuta calma, ma alla svelta, per evitare una volta allo scoperto e all'aria il legno potesse dissolversi.

Il portoncino, così recuperato, è stato posato prima su un supporto rigido, poi trasferito a Milano nel “Centro di trattamento del legno bagnato” dove verrà pulito e consolidato: ci vorranno un paio di anni, durante i quali grazie a complessi procedimenti di essiccatura e “liofilizzazione” - molto lentamente - il legno perderà gran parte dell’umidità e potrà poi essere esposto al pubblico.

Così come è successo con le due travi lunghe otto metri nelle quali sono presenti numerosi fori, indispensabili per ricostruire la tecnica utilizzata dai palafitticoli nei loro insediamenti, che il Lucone ha regalato qualche anno fa e che solo ora sono pronte per essere esposte al museo.
(Una volta si facevano i calchi e le forme degli oggetti ritrovati venivano conservato in questo modo).

Un ritrovamento importante: non ci sono infatti altre porte di questo genere in Italia e bisogna arrivare alla civiltà romana, quindi più di mille anni dopo, per trovarne delle altre.  

«Il Lucone, che nove anni fa è diventato patrimonio Unesco – ha affermato orgoglioso il presidente del museo gavardese Angelo D’Acunto -, ci sta regalando reperti in quantità, tanto che fra quelli italiani il nostro museo è quello che possiede il maggior numero di reperti lignei».

Quest'anno a causa del Covid
la campagna di scavo è durata il mese di agosto e vi hanno partecipato una decina di archeologi professionisti da tutta la Lombardia, i volontari del Gruppo Grotte e non gli studenti.
Attorno al Lucone, e comunque all'attività del Gruppo Grotte e del Museo di Gavardo, è stato invece organizzato un apprezzatissimo "Archeopark" che ha coinvolto decine di ragazzini.

.In foto: i resti del portoncino dove sono evidenti le asole che supportano i chiavistelli; l'archeologo Baioni spiega agli ospiti cosa sta accadendo; le due restauratrici al lavoro; un gruppo di ragazzini che hanno partecipato all'Archeopark.



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