Presidio alla Tematrade
di Ubaldo Vallini

Operai in agitazione nel sito produttivo di Prevalle. Sul tavolo delle trattative l'erogazione del fondo antiusura, la cassa integrazione, le paghe arretrate ed un'istanza di fallimento. VIDEO



«E’ necessario sbloccare l’anticipo del fondo antiusura. Se questo non avverrà dovremo ritenere lo Stato come principale responsabile della chiusura dello stabilimento e del licenziamento dei circa 80 operai che ancora ci lavorano o dovrebbero lavorarci dentro» così Barbara Basile, responsabile Fiom di zona, presente insieme al suo omologo Fim Franco Belotti al presidio organizzato ieri mattina davanti ai cancelli della Tematrade, realtà guidata dall’imprenditore bresciano Cristian Zanetti che ha affittato il ramo d’azienda prevallese di quella che fu la Industrie Pasotti.

Pesano sul futuro del sito lavorativo
le pastoie burocratiche nelle quali si è infilata la procedura per accedere al fondo antiusura, la cui copertura scade il 20 gennaio prossimo, ma anche l’istanza di fallimento avanzata dall’azienda stessa, per la quale è già stata fissata la prima udienza all’inizio di settembre.

«Si parla di un anticipo di circa due milioni di euro, chiediamo che vengano erogati e che vengano utilizzati prima di tutto per pagare gli stipendi arretrati ai lavoratori, poi per mettere a norma gli impianti, condizione necessaria quest’ultima per arrivare più avanti a poter trasformare l’affitto del ramo d’azienda in acquisizione vera e propria» affermano i due sindacalisti, affiancati ieri da una quarantina di operai, il numero giusto per mantenere il necessario distanziamento sociale ed evitare di incorrere nelle misure anticovid.

A controllare lo svolgersi regolare della manifestazione, dalle 10 del mattino fin verso le 13, c’era anche una pattuglia di carabinieri giunta sul posto da Rezzato.

I problemi della Tematrade nel sito prevallese, con la produzione ormai convertita tutta nell’automotive, a quanto pare non sono si riferirebbero alla carenza di commesse, ma alla mancanza di liquidità.

Agli operai,
sono 35/40 quelli impegnati con una certa continuità, vengono corrisposti piccoli acconti settimanali e fra loro ci sarebbe chi in questi mesi ha accumulato anche 10mila euro di credito nei confronti dell’azienda.

«Gli altri sono stati messi in cassa integrazione, praticamente senza reddito visto che non sono possibili gli anticipi da parte dell’azienda - affermano i rappresentanti sindacali -. Una situazione insostenibile che temiamo possa peggiorare.
Oggi noi siamo qui per chiedere a gran voce che chi può metter mano a questa triste vicenda, faccia senza indugio la sua parte. Il rischio è che questa storia, che sta mettendo in ginocchio decine di famiglie, possa mettersi anche peggio, nonostante ci siano delle soluzioni possibili».

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