Sabbio Chiese, dove il Covid-19 ha colpito duro
di Ubaldo Vallini

È fra i paesi valsabbini più colpiti dalla pandemia: importante la risposta dell’Amministrazione comunale e del volontariato: 120 le famiglie aiutate. Ora preoccupa la situazione economica generale


«Ci siamo dovuti organizzare fin da subito con la Coc, ai primi di marzo, a dire il vero con molte difficoltà nell’interpretare le norme che venivano man mano emanate, praticamente senza supporto alcuno».

Così Onorio Luscia, sindaco a Sabbio Chiese, ricorda i primi, terribili giorni della pandemia. «Oggi nessuno dei residenti è nella morsa del virus ed è un grande sollievo, speriamo si possa continuare così - aggiunge-. Da noi abbiamo avuto una sessantina di casi e undici decessi, ma si tratta solo di numeri ufficiali, siamo certi che ce ne sono stati altri, molti di più. Il Covid ha dunque picchiato duro e grande preoccupazione destavano le condizioni degli ospiti nella nostra casa di riposo».

Una decina su 50 ospiti i decessi nella Rsa di Sabbio Chiese, che ora è completamente libera dall’infezione: solo quelli più recenti, come sappiamo, certificati come dovuti al virus.

«È stata dura ed abbiamo potuto contare sul supporto della Protezione civile dell’Ana con la quale eravamo convenzionati, ma anche su numerosi volontari che a diverso titolo si sono messi a disposizione e di alcune aziende che ci hanno riforniti di mascherine e di altri dispositivi di protezione per il personale medico ed infermieristico della Rsa. Spesa a domicilio, medicinali, raccolta dei rifiuti prodotti dalle famiglie in quarantena.

Fra buoni spesa e pacchi spesa abbiamo dovuto dare risposta alle difficoltà patite da 120 famiglie. Ogni giorno c’era qualcuno da chiamare per avere informazioni sullo stato di salute oppure verificarne i bisogni.

A complicare il quadro che inizialmente era soprattutto di tipo sanitario, le oggettive difficoltà che avevano già messo le famiglie in sofferenza finanziaria, prima fra tutte la crisi della Pasotti, che vede attualmente più di 100 lavoratori in regime di Naspi, con poche prospettive per il futuro.

«Anzi, ci sono altre aziende, soprattutto quelle legate al settore delle maniglie, che si trovano in forte difficoltà, perché non ci sono nuovi ordini o perché non riescono ad avere accesso al credito per anticipare la cassa integrazione. La sfera di cristallo non ce l’ha nessuno, ma il fatto che a livello mondiale l’infezione non accenni a diminuire non ci lascia tranquilli: le nostre aziende lavorano per lo più con l’estero e speriamo che dopo le ferie possano riprendere la produzione con ordini freschi che al momento sembra non ci siano».
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