Preseglie, timori per la lenta ripresa
di Ubaldo Vallini

L'emergenza coronavirus nel Comune della Conca d'Oro è stata superata anche grazie alla rete di volontariato e delle famiglie, ora preoccupa la situazione economica



«In rapporto alla popolazione tutto sommato siamo stati poco colpiti da questo terribile morbo, anche se purtroppo abbiamo dovuto piangere quattro morti, che sono comunque troppi».

Aristo Andus è il sindaco di Preseglie e ci tiene a dire che i suoi compaesani si sono comportati bene, nel pieno rispetto delle disposizioni emanate allo scopo di rallentare la diffusione della malattia. Che per questo, con un pizzico anche di fortuna, è andata meglio che altrove.

«Una volta predisposta la Coc abbiamo potuto contare sull’efficienza del vicesindaco Claudio Tononi, penna nera, che coi “suoi” alpini e anche con altri volontari del paese, ha potuto gestire al meglio ogni incombenza – aggiunge Aristo -. C’è da dire che ha funzionato al meglio la rete solidale fra i parenti, tanto che quasi tutti i nuclei familiari hanno potuto beneficiarne senza dover ricorrere al nostro aiuto, anche se sono state più di 20 le famiglie che hanno avuto bisogno dei pacchi alimentari, perché si sono ritrovate di punto in bianco prive delle solite entrate».

«Ad ogni modo io personalmente mi sono preoccupato di chiamare giornalmente i malati, soprattutto nel primo periodo quando si dovevano sopportare anche grandi ripercussioni sulla salute, per sapere come stavano e se avevano delle necessità sulle quali potevamo intervenire».

Poi per fortuna l’emergenza sanitaria è passata «speriamo che lo sia davvero», sono però sorti altri problemi: «Ora siamo “covid-free da tempo, ma per quelle attività che hanno dovuto chiudere è stata pesante – dice ancora il sindaco -. Noi abbiamo potuto solo limitare i danni scontando la Tari per tre mesi, la mensa e i trasporti per gli alunni, vedremo andando avanti di cosa ci sarà bisogno: certo che se le nostre aziende non riusciranno in pochi mesi a riprendere a pieno ritmo con la produzione saranno guai».

Aristo Andus si ricorda di essere anche uomo di scuola, un educatore insomma: «Per quanto tremendo possa essere stata questa pandemia, bisogna che teniamo conto anche degli insegnamenti che ci ha portato: ci ha fatto capire che la tecnologia in cui siamo immersi e che sembra renderci invincibili non è sempre in grado di risolvere i nostri problemi; che nonostante il progresso rimaniamo immersi nel caos della vita, in balia degli eventi. Bisogna che ci abituiamo a questa fragilità, che per altro da sempre accompagna l’esistenza umana».
110714PreseglieMunicipio.jpg