Un valsabbino del ’500 che si merita la gloria
Nel cinquecentesimo anniversario dalla nascita di Jacopo Bonfadio, un umanista originario di Roè Volciano, si stano allestendo una serie di proposte volte a diffonderne la memoria, non solo fra gli addetti ai lavori, ma in tutta la popolazione.

L’immagine più diffusa della terra bresciana racconta di un popolo pratico, industrioso e molto propenso alla realizzazione economica. Nello stereotipo c’è però poco spazio per le capacità culturali e artistiche di una provincia che invece ha saputo dare alla luce intellettuali di livello; anche se a volte dimenticati fra gli scaffali di archivi e biblioteche.
La riscoperta di queste figure pare essere oggi fra le priorità di molte istituzioni, come dimostra il progetto presentato ieri a Brescia, in palazzo Broletto, e costruito sulla figura di Jacopo Bonfadio, un umanista originario di Roè Volciano ricordato da Benedetto Croce come «uno dei più belli scrittori di lettere che avesse il Cinquecento».
L’iniziativa è intitolata «Jacopo Bonfadio a cinquecento anni dalla nascita» e, com’è facile intuire, ha preso il via dall’importante anniversario che cade proprio nel 2008, dato che il letterato volcianese, stando ai documenti disponibili, venne alla luce nel 1508 a Gazzane di Roè Volciano. Lo stimolo all’organizzazione dell’«anno bonfadiano» è partito proprio dal comune valsabbino, che ha trovato appoggio in numerose realtà istituzionali: la Provincia, la Comunità montana, la Regione, l’Ateneo di Salò e quello di Brescia su tutti. Tradotto in concreto, ridare splendore al percorso e alla produzione del Bonfadio significa allestire una serie di proposte volte a diffonderne la memoria, non solo fra gli addetti ai lavori, ma, se possibile, in tutta la popolazione.
La prima tappa è la creazione di un apposito gruppo di lavoro, in cui spicca la figura del coordinatore scientifico Alfredo Bonomi, presente ieri in Provincia insieme ai colleghi docenti Giuseppe Mongiello e Piero Lechi, rispettivamente presidente dell’Accademia salodiana e consigliere di quella cittadina, all’assessore alla Cultura di Roè Sandra Zaboni e al presidente provinciale Alberto Cavalli.
Impossibile poi rinunciare all’introduzione del contesto storico cinquecentesco, periodo di grandi stravolgimenti: la Riforma protestante, la Controriforma cattolica, la peste, le calate dei Lanzichenecchi, i saccheggi delle città (fra cui anche Brescia nel 1512) non poterono non influenzare il pensiero dei letterati. Da questo secondo passo, che prevede l’allestimento di un’apposita sezione nella biblioteca comunale volcianese (a cui si aggiungono una visita guidata all’Ateneo di Salò e una alla cappella del Santissimo Sacramento nella chiesa di San Giovanni a Brescia), si arriva alla produzione di un documentario video, in cui la giornalista Paola Pasini incontra, durante una «intervista impossibile», il Bonfadio, impersonato magnificamente dall’attore gavardese Andrea Giustacchini.
La medesima intervista verrà poi riprodotta dal vivo nelle scuole di Roè, in una preziosa iniziativa di coinvolgimento delle scolaresche. Non mancano nemmeno il sito internet (www.jacopobonfadio.it, già attivo) e la posa di targhe commemorative, distribuite nei luoghi del Garda e della Valsabbia in cui l’intellettuale visse e operò. Infine, in programma c’è pure un convegno (il 25 ottobre nel municipio volcianese) con tanti studiosi provenienti anche da fuori provincia.
Insomma, un grande impegno per ricordare questo «pellegrino senza meta», che vagò per la penisola al servizio di nobili e cardinali, fino a trovare la morte a Genova, il 19 luglio 1550, condannato alla decapitazione e al rogo per una dubbia accusa di sodomia.

di Luca Cortini da Bresciaoggi

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