La Rocca d'Anfo su Le Monde
di Cesare Fumana

L’edizione online del noto giornale francese alcuni giorni fa ha pubblicato un articolo dedicato alla fortezza napoleonica valsabbina che ha incantato l’architetto Philippe Prost


«La scoperta di un edificio che lo ha segnato per la vita». Così viene scritto nell’articolo pubblicato sabato sull’edizione online di Le Monde, noto e prestigioso giornale francese, in riferimento alla Rocca d’Anfo, la fortezza napoleonica che si affaccia sul lago d’Idro, che ha incantato Philippe Prost, architetto e urbanista parigino, conosciuto per alcuni importanti progetti internazionali.

L’articolo, a firma di Isabelle Regnier, riporta come l’architetto francese abbia scoperto il complesso militare valsabbino durante le ricerche, presso la biblioteca del Genio a Parigi, per la sua tesi sul lavoro degli ingegneri militari, imbattendosi nelle carte del progetto.

Un progetto all’avanguardia per l’epoca, realizzato utilizzando metodologie nuove: «Ho scoperto un piano tecnico con linee di contorno equidistanti. Questo tipo di documento è ottenuto da un'indagine di rilievo, una forma di cartografia che decolla con Gaspard Monge, il fondatore dell'École Polytechnique».

Monge, infatti, è passato alla storia soprattutto per la rappresentazione grafica di carattere tecnico, come padre della geometria descrittiva e codificatore del metodo delle proiezioni ortogonali.

Philippe Prost si chiese, allora, se questo progetto era rimasto sulla carta oppure era stato effettivamente realizzato, e così scoprì dell’esistenza della fortezza in Valsabbia.

A metà degli anni 80 riuscì ad avere il permesso di visitare il sito, allora ancora di proprietà dell’Esercito e fu accompagnato da un militare.

«Ritornerò due volte – racconta Prost – il secondo con una scala che mi permetterà di salire più in alto nella torre, ma non in cima, poiché gli sbarchi sono stati demoliti. Andrò alla biblioteca Firestone dell'Università di Princeton, dove sono stati conservati i libri di lavoro, che scriverò nei minimi dettagli, scriverò un articolo per la rivista italiana Casa Bella, farò una mostra presso Istituto Italiano, che mi porterà a scoprire il modello del sito che è stato tenuto in scatole nel seminterrato degli Invalides».

Prost rimane colpito da questa bellezza architettonica e dall’opera degli ingegneri militari dell’epoca, i primi formati alla scuola del Politecnico di Parigi.

«È la portata dello sguardo che detta l'architettura – sono le considerazioni di Prost –, dalla posizione del sito, alla torre e alle casamatte che si dispiegano nelle fessure della roccia, con i loro coni di vista che spazzano lo spazio. Da questa razionalità emerge una bellezza inaspettata e strana, che non si assocerebbe necessariamente all'architettura militare.
Questa parentesi sarà stata resa possibile dai progressi della scienza e della tecnologia, dal fatto che stavamo costruendo lontano dai confini della Francia, che potevamo permetterci di sperimentare».

A Vallesabbianews questo articolo è stato segnalato da Giovanni Zanolini, valsabbino originario di Livemmo di Pertica Alta, dove ha ancora tutti i parenti e una casa. Lui abita in Francia da 20 anni (vicino a Cannes) e insegna italiano ad Antibes al liceo J. Audiberti.

Lo ringraziamo per la segnalazione e per averci inviato il testo dell’articolo.

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