La solidarietà
di Mario Pavoni

Anche a Vobarno stiamo vivendo in un modo quasi surreale: chiusi nei nostri fortini di casa come dei reclusi forzati...


Le vie del paese sono vuote, le poche persone che si incontrano, coperte da mascherine, occhiali, ecc. sono irriconoscibili.
Tutti corrono a sbrigare funzioni vitali: pane, generi di prima necessità, farmaci ecc.
Ci si saluta con gesti dai balconi e dalle finestre, con il telefono …nessuno va a trovare un amico per una chiacchierata o per un caffè.

Al venerdì, giorno di mercato, solitamente luogo di incontro non c’è più il chiacchiericcio allegro dei cittadini.
Uno dei suoni che provengono dall’esterno è quello delle campane che scandiscono le ore lunghe della giornata, alla sera ci fanno commuovere con l’Ave Maria, ma purtroppo spesso suonano per ricordarci che un’altra persona ci ha lasciato.

Ogni tanto il silenzio è interrotto dalla sirena di un’autoambulanza e subito speri che chi è stato colpito dal virus ce la faccia a ritornare.
Pensavamo di essere riusciti a risolvere tutto con la tecnologia: un traguardo veniva superato dalla scienza, una meta conquistata, ma ora tutto il mondo si trova impotente di fronte a questo virus: forse non abbiamo saputo rispettare abbastanza la natura.

Nella nostra piccola società di Vobarno
un posto molto sensibile è la Fondazione Falck dove gli ospiti sono i più fragili e vulnerabili.
In questo periodo ci sono molte iniziative di solidarietà fatte da ditte e da persone singole.

Una di queste, semplice ma significativa
, ha destato meraviglia e commozione; ha preparato il cibo per le infermiere e le operatrici che si sono messe in quarantena, fornendo un piatto appetitoso di lasagne che è stato molto apprezzato, altri fornendo salumi, torte, pizzette e bevande di ogni tipo. Un grazie accorato va a tutti loro.

 I fatti si susseguono incalzanti e noi tentiamo di dimenticare quelli del giorno precedente, speriamo che questo tragico periodo ci insegni qualcosa per il futuro. 

Con cordialità Mario Pavoni.

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