Un paradiso a Sopraponte: l’asilo multietnico
Un diamante incastonato nel verde alle pendici del monte Paina, un angolo di paradiso dove vivono i nostri angeli. È l’attuale sede del scuola materna “Regina Elena”, quest’anno giunta al suo novantesimo anno di attività.

Un diamante incastonato nel verde alle pendici del monte Paina, un angolo di paradiso dove vivono i nostri angeli. È l’attuale sede del scuola materna “Regina Elena”, quest’anno giunta al suo novantesimo anno di attività.

Negli anni ha avuto varie sedi, la precedente in piazza Don Celestino Panizza, trasformata ora in miniappartamenti per anziani.
In questa casa vive la serenità, la tranquillità, la pace, la tolleranza: i bambini sono tutti uguali.
Le suore sono perfette animatrici ed educatrici da sempre, un punto di riferimento per chiedere aiuto, un consiglio; sempre disponibili ad ascoltare tutti.

Un tempo l’asilo era un supporto, un aiuto alle famiglie in difficoltà, diventato sostegno, negli anni dello sviluppo economico del dopoguerra, indispensabile per accogliere i figli dei lavoratori e lavoratrici occupati alle loro attività.
Ci vuole un grande impegno per introdurre i bambini dalla prima alfabetizzazione alle prime regole imposte della società, l’asilo è un grande traghettatore, dal dialetto usato una volta in famiglia l’introduzione all’italiano.
Ora l’opera dell’asilo di Sopraponte è ancora più difficile, frequentato dai figli degli immigrati, la religione è diversa, la lingua è diversa, abitudini e tradizioni diverse, non sono problemi insuperabili per le educatrici: anzi, uno stimolo per continuare la loro opera.

L’asilo di Sopraponte è multietnico: i bambini sono tutti angeli, un nido accogliente per dare felicità, sicurezza, un luogo da ricordare una vita e parlarne da grandi.
Non solo dobbiamo fare gli auguri di compleanno, ma dobbiamo ringraziare tante persone che hanno permesso questo traguardo: le nostre Suore, il direttivo, i sostenitori. È importante mantenere sempre attivo e fertile il nostro giardino fiorito, da conservare e curare, come dice don Antonio.

Nerino Mora

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