La lezione di Giovannino
di Ezio Gamberini

“Non muoio neanche se mi ammazzano”, affermò quando lo internarono in un campo di concentramento, e due anni dopo, dimagrito di venti chilogrammi, il sottotenente Giovannino Guareschi mantenne la promessa e ritornò a casa… AUDIO



Nelle difficoltà che stiamo affrontando a causa del “coronavirus” che sta infettando il mondo intero, in cui siamo addirittura obbligati ad avere un’autocertificazione che ci permetta anche soltanto di spostarsi a piedi nel proprio paese, ciò che colpisce maggiormente è la limitazione delle libertà personali.
E’ perciò naturale fare il raffronto con il passato, i periodi bui dell’umanità, quando l’umanità, intesa come compassione (cum patire, soffrire con…), condivisione, pietà nei confronti del prossimo, era scomparsa dalla faccia della terra. Ed è naturale, e non c’è da vergognarsi, ad avere paura…

Il grande scrittore, intrappolato solo con il corpo tra i reticolati del lager, scrisse:

“Signora Germania, tu t’inquieti con me, ma è inutile.
Perché il giorno in cui, presa dall’ira farai baccano con qualcuna delle tue macchine e mi distenderai sulla terra, vedrai che dal mio corpo immobile si alzerà un altro me stesso, più bello del primo.
E non potrai mettergli un piastrino al collo, perché volerà via, oltre il reticolato, e chi s’è visto, s’è visto.
L’uomo è fatto così, signora Germania: di fuori è una faccenda molto facile da comandare, ma dentro ce n’è un altro e lo comanda soltanto il Padre Eterno. E questa è la fregatura per te, signora Germania”.


Mi viene spontaneo sostituire quel “Signora Germania” con “Signor Coronavirus”: potrà annichilirci, ma non annientarci, perché sono certo che ognuno di noi saprà far emergere virtù, capacità e attitudini insospettate, e avranno il sopravvento i valori in cui crediamo di più, e ciò che abbiamo di più caro.

Giovannino Guareschi in quei frangenti non si abbatté
, anzi, nei due anni di prigionia si spostò continuamente di baracca in baracca, per leggere e rileggere i suoi racconti, soprattutto di taglio umoristico, pur nel dilemma della condizione, offrendo in tal modo un ineguagliabile sostegno morale ai suoi compagni di sventura.

E mai come in questo momento mi sento di voler emulare questo grande uomo della “bassa”, che ha donato il meglio di sé in quella situazione; anch’io voglio offrire una delle cose che mi riescono meglio: cantare!
Il pezzo è stato registrato tre anni fa in uno studio “vero”, si tratta de “Il mare calmo della sera”, portato al successo da Andrea Bocelli.

(trovate il file audio in fondo alla pagina)

Se gli amici di Vallesabbianews
in “quarantena”, dopo aver letto queste righe e ascoltato questa canzone, si sentiranno il morale e lo spirito sollevati anche solo di un decimillesimo di millimetro rispetto a prima, beh, sarò davvero contento!

E’ ancora Giovannino Guareschi a ispirare
la conclusione del racconto di questo lunedì, con un richiamo al secondo film su Don Camillo e Peppone, “Il ritorno di Don Camillo”: nel finale, Don Camillo celebra messa nella chiesa inondata dalle acque, quando tutti gli abitanti hanno ormai abbandonato il paese allagato, e con la sua voce possente si fa sentire fin sugli argini del Po, in cui sono assiepati i suoi parrocchiani:  

“…non è la prima volta che il fiume invade le nostre case. Un giorno però le acque si ritireranno, e il sole ritornerà a splendere. Allora ci ricorderemo della fratellanza che ci ha unito in queste ore terribili, e con la tenacia che Dio ci ha dato, ricominceremo a lottare, perché il sole sia più splendente, perché i fiori siano più belli, e perché la miseria sparisca dalle nostre città e dai nostri villaggi. Dimenticheremo le discordie, e quando avremo voglia di morte, cercheremo di sorridere, così, tutto sarà più facile, e il nostro paese diventerà un piccolo Paradiso in terra. Andate fratelli, io rimango qui, per salutare il primo sole e portare a voi lontani, con la voce delle vostre campane, il lieto annuncio del risveglio, Che Iddio vi accompagni, e così sia!”.

E così sia, anche per tutti noi.

Ezio Gamberini

Nelle foto: la mia tessera di socio del “Club dei Ventitré”, al quale è iscritta anche Grazia, autografata da Carlotta e Alberto Guareschi, i figli di Giovannino.
La mitica “Pasionaria” e “Albertino”sono stati i personaggi principali, insieme alla mamma “Margherita” (Ennia Pallini), ritratti in irresistibili e gustosissimi racconti di cronache famigliari dallo scrittore parmense.



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