Falsi messaggi e mancanza di rispetto
di Ubaldo Vallini

Da una parte i burloni (vogliamo chiamarli così?) come quelli che diffondono un falso messaggio attribuendolo ad un medico stimato e conosciuto sul territorio, dall’altra soggetti che non hanno il minimo rispetto per chi in questa fase emergenziale è costretto comunque a lavorare


«Egr. Direttore, chiedo spazio sul Suo Giornale per esprimere la mia rabbia e la mia costernazione per aver saputo che circola su Whatsapp un messaggio a mio nome con delle considerazioni sull'andamento della patologia da Coronavirus nella nostra zona di Vestone» così ci scrive il dottor Salvatore Magnacca, medico di medicina generale a Vestone.

«Questo messaggio non è in alcun modo attribuibile alla mia persona o al mio pensiero e diffido chiunque a continuare ad inoltrarlo.
Il momento è veramente difficile e si sta lavorando a testa bassa, gettando il cuore oltre l'ostacolo sia sul territorio che in Ospedale, per cercare di arginare questa terribile epidemia.
E’ veramente sconfortante ritrovarsi citato come autore di falsi messaggi, in un momento in cui invece bisogna assolutamente attenersi a notizie provenienti da fonti certe ed autorevoli».

Quanto ai negozi si era già visto nella fase transitoria in cui i bar potevano rimanere aperti durante il giorno, l’incapacità degli utenti di osservare quelle erano le prescrizioni sanitarie per preservare la propria e altrui salute.

Ora che è chiuso quasi tutto, persino molte tabaccherie, questa incapacità è diventata oltremodo evidente nei negozi di alimentari.
Non tanto in quelli di paese, dove i clienti sono anche i vicini di casa e le convenzioni sociali limitano il nervosismo di chi da una parte e dall’altra sta vivendo una situazione difficile.

Le difficoltà vengono registrate soprattutto nei supermercati.
«Io e le mie colleghe veniamo sempre più spesso prese a male parole – ci confida una commessa che lavora in un “super” della media valle -. A parte la fatica di dover dire sempre a tutti di mantenere le distanze prescritte per decreto, abbiamo sempre a che fare con persone che toccano tutto senza indossare né mascherina né guanti.
Ci insultano perché non trovano merce sugli scaffali, quando ci sono persone che riempiono il carrello di pasta, farina o zucchero, come se dovessero poi rinchiudersi in casa per mesi».

Insomma: “ce la faremo”, si dice in milioni di post su tutti i social e sui giornali… ma solo se tutti faranno la loro parte, che significa prima di tutto essere corretti e solidali con chi ci sta intorno.

.foto di repertorio


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