Una Brooklyn
di Ezio Gamberini

Quando sei bambino, non pensi alla morte, perciò John Brown non poteva giacere in una tomba, ma al massimo in una tombola, là nel pian…



Quante volte abbiamo cantato da bambini l’epopea dell’eroe americano, tra i principali fautori dell’abolizionismo che aveva lo scopo di porre termine alla schiavitù negli Stati Uniti d’America, e ogni volta mi chiedevo perché mai a John Brown fosse riservata la curiosa incombenza di giacere in una tombola, là nel pian. Solo dopo anni mi accorsi dell’errore, e oggi mi piace riportare l’intero testo:

John Brown giace nella tomba là nel pian
dopo una lunga lotta contro l'oppressor.
John Brown giace nella tomba là nel pian,
ma l'anima vive ancor.

Glory, glory, alleluia.
Glory, glory, alleluia.
Glory, glory, alleluia.
Ma l'anima vive ancor.


Con diciannove suoi compagni di valor
dall'Est all'Ovest la Virginia conquistò.
Con diciannove suoi compagni di valor,
ma l'anima vive ancor.

Glory, glory, alleluia...

Poi l'hanno ucciso come fosse un traditor,
ma il traditore fu quell'uom che l'impiccò.
Poi l'hanno ucciso come fosse un traditor,
ma l'anima vive ancor.

Glory, glory, alleluia...

John Brown è morto ma lo schiavo è in libertà,
tutti fratelli, bianchi e neri siamo già.
John Brown è morto, ma lo schiavo è in libertà,
ma l'anima vive ancor.

Glory, glory, alleluia...

Oh, non temere colui che il corpo ucciderà
se la tua anima rapir non ti potrà.
Oh, non temere colui che il corpo ucciderà
se l'anima vive ancor.

Glory, glory, alleluia...

Stelle dei cieli non piangete per John Brown,
stelle dei cieli or vegliate su John Brown.
Stelle dei cieli non piangete per John Brown,
la sua anima vive ancor.

Glory, glory, alleluia...

Caro amico lettore, se sei arrivato sino a questo punto senza leggere le strofe, t'invito a tornare sui tuoi passi e, se hai tre o quattro minuti, a canticchiarle. Al termine ti stupirai nel ritrovarti pervaso da sentimenti di una gioiosa levità, ma permeati di un'inspiegabile malinconia, e uno struggente desiderio di giustizia e libertà.

Quando eravamo bambini, questo inno all'eroe americano era spesso eseguito in colonia, al mare o in montagna. In quegli anni (per quanto riguarda la mia fanciullezza, i “favolosi anni ‘60”), "mamma" Falck, l'acciaieria del paese che dava lavoro a più di mille persone, offriva ai figli dei dipendenti, dalla prima alla quinta elementare, un soggiorno di tre settimane in località marine o montane. Io trascorsi le prime due stagioni a Pinarella di Cervia, e le ultime tre a Temù, in Val Camonica.

Tra i ricordi più significativi, di là dall'attrattiva del mare o dei monti, mi piace evocare l'arrivo di una cartolina spedita da casa, se non ricordo male il primo anno al mare: 

"Al caro bambino Ezio Gamberini - Colonia Gioiosa - Pinarella di Cervia", c'era scritto sul retro, con la meravigliosa calligrafia della mia cara mamma. Ma lo straordinario ricordo è dovuto al fatto che sulla cartolina, accanto ai saluti dei miei famigliari, c'era appiccicata, con una striscia di nastro adesivo, una lastrina della gomma americana "Brooklyn", la famosa "Gomma del Ponte", che allora era confezionata e venduta in pacchettini coloratissimi da cinque pezzi, ai vari gusti. Provai un'incontenibile felicità e la mostrai entusiasta ai compagni di camerata: mi pareva di possedere un tesoro enorme!

Il penultimo anno di villeggiatura "coloniale", quando ero in quarta elementare, fui davvero felice per la sorpresa che mi fecero mamma e papà, venendomi a trovare a Temù, mentre l'anno successivo, per l'ultimo soggiorno nella località camuna, sperai che non mi facessero visita perché ero diventato un "Gianburrasca", indisciplinato e incontenibile, e bestemmiavo come uno scaricatore di porto. Chissà cosa avrebbero riferito le "signorine" ai miei. Per fortuna quell'anno rinunciarono al viaggio!

E per buona ventura, aggiungo, nel proseguimento della fanciullezza e dell'adolescenza "misi un po' la testa a posto" (grazie "San Calcio"!) e poi, ringraziando il cielo, incontrai Grazia.

Così arriviamo a oggi...

Da qualche tempo mi tampina con insistenza per obbligarmi ad acquistare un paio di stivaletti invernali:

"Ne hai bisogno, li prenderemo!", conclude imperiosa.

"E se non li prenderemo?", le ribatto....

"Li prende Romolo!".

Ma dopo averli acquistati, devo ringraziarla, perché sono veramente comodi e caldi.

" ...e poi, hai visto come restano lucidi?", le dico.

"Di sicuro - conferma - specialmente se qualcuno la sera prima li ha spazzolati a dovere!".

Boccaccia mia, non potresti startene zitta, ogni tanto?

"Adesso però anche tu dovrai comprare una borsetta, perché ne hai soltanto due o tre in croce. E la prenderai!", termino determinato.

"La prenderai, la prenderai...- esclama in tono canzonatorio la mia gentile coinquilina da quasi quarant'anni - e se non la prendeRai, la  prende Mediaset!".

Mi piego in due dalle risate... chissà cosa succederà quando riferirò questa battuta al mio amico Piere, che in questo campo è maestro, e dentro di me penso:

"Grande mamy, forte mamy... te se 'n canù!", come direbbe giustamente anche il settantacinquenne Bob Marley, se fosse ancora vivo.

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