L'odio
di Sal Paradise

Fomentarlo è facile, spegnerlo è cosa ardua. Per diffonderlo bastano pochi giorni, o addirittura poche ore, ma per dissolverlo spesso non bastano secoli


La Shoah, le foibe, i gulag, i campi di detenzione libici, quelli turchi, i conflitti etnici nell’Africa centrale, i massacri nei Balcani degli anni Novanta, quelli sparsi per il mondo, famosi e non.

La guerra in Siria, i conflitti nello Yemen, le ingerenze statunitensi in Venezuela e un po’ dappertutto su questa Terra, e quelli sovietici ante caduta del muro.

Le guerre post-coloniali
e quelle coloniali, con in mezzo i risultati delle colonizzazioni visibili “ad occhio nudo” proprio oggi.

La Prima Guerra Mondiale e la Seconda, quelle del Vietnam, di Corea, del Golfo (parte I e II) e d’Afghanistan.
L’intolleranza razziale, sessuale e religiosa nei Paesi della “civile” Europa, della dispotica Russia o dell’illuminata America.

Ogni cosa in questo mondo ha un’origine, niente nasce e si sviluppa per puro caso.

Le guerre le dichiarano i potenti, ma a combatterle ci mandano i figli degli altri.
L’intolleranza sono sempre loro a fomentarla, e questa genera conflitti tra poveri che tanto sanno di paradosso.

Tutto ciò trae origine da un sentimento, che di sentimentale ha veramente poco ed ancora oggi continua imperterrito a soffiare sul fuoco dell’irrazionalità umana.

I francesi lo indicano al femminile singolare, gli inglesi alla nostra pari, al maschile singolare.

Non so se vi siano popoli che lo indichino al plurale, femminile o maschile che sia, ma so che lo squallore non dovrebbe avere né genere né numero, e soprattutto non andrebbe fomentato mai.


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