Il male c'è, ma non solo quello
di Ilaria Limelli

Giovedì 16 gennaio gli studenti della sede di Idro hanno incontrato Don Aniello Manganiello, un uomo del fare, che da ormai vent’anni si batte giorno dopo giorno per combattere la camorra, sempre a favore dei più deboli


Non ha nascosto la sua iniziale paura quando, nel 1994, gli venne assegnata la parrocchia di Scampia, il tristemente famoso quartiere alla periferia settentrionale di Napoli, ma dopo sedici anni durante i quali ha combattuto la criminalità organizzata, strappando alla manovalanza della camorra moltissimi giovani, criticando pubblicamente l’ipocrisia e la superstizione dei membri che ostentano case colme di immagini sacre e rifiutandosi persino di celebrare l’eucarestia ai camorristi e di battezzare i loro figli, Don Aniello definisce l'esperienza a Scampia come il dono più bello che il Signore avesse potuto fargli, nonostante le mille difficoltà, le minacce, le angherie e l'omertà della gente.

Quegli anni sono stati dunque per lui l’occasione per misurarsi direttamente con i problemi delle persone e la possibilità di vivere intensamente l'utilità del suo essere prete. Sono sempre i poveri, accolti e amati, che hanno dato valore alla sua vocazione.

L'evangelizzazione più forte è dare risposta alla sete di giustizia.

Stare in strada gli ha permesso di entrare direttamente nelle ferite, nelle piaghe dell'umanità.

Don Aniello ha raccontato
di come il suo impegno a 360 gradi fosse supportato dal contrasto a 360 gradi, ha subìto infatti pesanti minacce, soprattutto quando accompagnò una troupe televisiva nei luoghi dello spaccio, ma nonostante gli enormi ostacoli, è riuscito a compiere un vero e proprio “miracolo”: accendere una luce di speranza per il futuro nei bambini e nei ragazzi che intendono vivere dignitosamente, perché come ci ricorda lui stesso, il male c’è, ma non c’è solo quello, c’è anche il bene; e così come il male ci demoralizza, il bene ci incoraggia a fare del bene e dà speranza.

Ha spiegato che oggi il male di Scampia
, come in altri quartieri disagiati italiani, è la disoccupazione, e questa mancanza di futuro sta insediando nelle nuove generazioni una rassegnazione e arrendevolezza al fatalismo che è assolutamente da combattere.

Si è fatto portavoce di tutti coloro i quali vivono costantemente nella paura, facendosi sentire, gridando che la forza della mafia non sta nella mafia stessa, ma è fuori, è in quella zona neutra costituita da esponenti della politica e dell’imprenditoria. E che chiunque pensasse di combattere la Mafia nei confini del mezzogiorno e non nel resto d’Italia non farebbe che perdere solo del tempo.

La mafia è dovunque, in tutta la società italiana, a Scampia e Napoli come a Milano, Torino, Roma o Brescia, nascosta in tutte le strutture come un male insanabile.
Ha ricordato che la mafia uccide, è vero, ma il silenzio e l’omertà sono altrettanto letali.
I mafiosi non hanno paura delle prigioni; i mafiosi hanno paura che tutti noi possiamo mettere le mani nelle loro tasche; ed è per questo motivo che afferma che la mafia potrà essere vinta solo da un’armata di educatori, parchè la mafia teme la scuola più della giustizia.

Ritengo che la conferenza sia stata molto formativa
e interessante proprio perché ha trattato un tema che sembrava non toccarci da vicino ma che in realtà ci appartiene più di quanto chiunque di noi immaginasse; ha sottolineato infatti il lavoro di un sacrificio silenzioso e troppo spesso dimenticato.
Noi giovani, ma non solo noi, non abbiamo bisogno di tante parole e denunce moraliste, noi giovani avremmo bisogno di esempi concreti e tangibili di correttezza, di coerenza e di altruismo.

Perché le parole insegnano, ma gli esempi influenzano.
Se è così, Don Aniello Manganiello ci ha portato  una bella lezione dimostrandoci che i migliori sono coloro che abbandonano tutto per costruire un mondo migliore, è una figura esemplare, sempre al fianco delle persone bisognose, che si immerge  a viso scoperto tra gli ultimi e si impegna con quotidiana tenacia nella difesa della giustizia, ma al tempo stesso nella ricerca di riscatto e dialogo con i camorristi di cui denuncia, senza alcun tentennamento, l’azione criminale.

Un Uomo come tanti e come dovrebbero essere tutti.

Ilaria Limelli

.in foto: don Aniello con la prof.ssa Ali; la conferenza in aula magna a Idro.



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