Il Party della Brexit
di Tommaso Franzoni

La Brexit è realtà: vediamo un po’ come siamo arrivati a questo punto


Il 12 dicembre 2019 sono state svolte le elezioni parlamentari nel Regno Unito, nella quale i temi principali erano due: la famosa Brexit e la ricostruzione del NHS (National Health Service, ovvero il sistema sanitario nazionale).

Alla vigilia i principali favoriti erano due: il conservative party (partito conservatore), che guidava la leadership dei sondaggi (come sempre), guidato dal caro amico di Trump, Salvini e da altri leader sovranisti e populisti del globo: Boris Johnson; il labour party (partito laburista), partito orientato verso la sinistra, sotto comando di Jeremy Corbyn.

La campagna politica del partito conservatore si basava sul “get Brexit done”, cioè fare la Brexit, abbandonando definitivamente l’UE.
I laburisti puntarono di più sul riformare l’NHS, con proposte di aumentare i fondi destinati alla sanità pubblica.
I laburisti perdono notevolmente colpi nel cavallo di Troia dei tories (conservatori), infatti, come il centro-sinistra italiano, dimostra una forte divisione, in cui il “remane” ed il “leave” rappresentano i due schieramenti nel partito.

Corbyn, per risolvere il problema, ha proposto un sistema valido che prevede la creazione di un accordo commerciale con l’Europa, detto Soft Brexit, giudicato dal popolo in un referendum, in cui in caso di negazione eliminerebbe il piano politico d’abbandono.
Il sistema politico di Corbyn, però, è stato bocciato alle elezioni anglosassoni, mettendolo nei guai nel suo partito.

Il partito conservatore conquista la maggioranza assoluta con 365 seggi (56%), contro i 203 (31%) degli acerrimi rivali.
Ovviamente, Johnson, esaltato dalla vittoria, prepara le trattative parlamentari, annunciando una Hard Brexit(abbandono senza accordi con l’UE) entro il 31 gennaio 2020, facendo crollare qualche giorno dopo il valore della moneta nazionale.

La Hard Brexit porterà condizioni disastrose al Regno Unito, con una vertiginosa svalutazione della Sterlina e l’aumento del tasso di disoccupazione dato che le multinazionali abbandoneranno molti centri di produzione sull’isola per spostarsi nel continente europeo per giovare del mercato unico garantito dall’Unione.

Il leader sovranista ha avuto successo nel paese perché garantiva di fare semplicemente la Brexit, non importava come, ma semplicemente farla.
Le grandi “verità” erano state già svelate anni prima, come ad esempio, durante la campagna del 2016, girava per Londra un pullman dipinto di propagande politiche pro-Brexit in cui Boris Johnson era un ospite d’onore, con la famosa scritta “L’Ue ci ruba 300 milioni di Sterline ogni settimana, con questi soldi noi perfezioneremo la sanità pubblica”, frase smentita il giorno seguente al referendum dallo stesso organizzatore dell’autobus in un’intervista televisiva.

Il mondo occidentale si affida a personaggi politici di alta inefficienza che la classe realmente informata non riesce a sconfiggere.
L’esempio saranno i risultati economici e sociali della Brexit: sarà una svolta definitiva per l’Europa, in quanto dimostrerà a occhio nudo qiale sia in realtà la “salvezza” che il sovranismo ed il populismo offrono.

Tommaso Franzoni

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