Da dove arrivano quei veleni?
di red.

Sono stati ritrovati nelle falde acquifere di Storo. Entro poche settimane dovrebbe partire uno studio per capire da dove hanno avuto origine


Si tratta di PFAS o meglio di sostanze “perfluoroalchiliche”, che vengono utilizzate in molte lavorazioni industriali e sono pericolose per gli esseri viventi.

Nel 2017 il Ministero ha ordinato una verifica sullo stato della diffusione degli PFAS in tutto il Paese. In Trentino le verifiche sono andate bene tranne che nel Comune di Storo, dove in un punto di prelievo le acque superficiali sono risultate contenere un numero di PFAS (nel caso specifico la tipologia si chiama PFOS) superiore a quello consentito dalla legge.

Ebbene, grazie ad una mozione proposta da Alex Marini, consigliere provinciale trentino per i 5Stelle, votata all’unanimità, entro meno di un mese la giunta provinciale dovrà definire un accordo di collaborazione fra l’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente (Appa) e il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica dell’Università degli Studi di Trento per creare un modello idrogeologico dell’area interessata dall’inquinamento da PFAS, a partire dalla falda acquifera, con lo scopo di comprendere meglio i meccanismi con cui queste sostanze si diffondono e soprattutto da dove vengano, dato che fino ad oggi non si è riusciti a scoprirlo.

«Qualche cosa già si sa – fa sapere lo stesso Marini -. Allargando il campo di ricerca, infatti, si è scoperto che l’inquinamento probabilmente proviene dal vicino Comune di Borgo Chiese dove, tramite un nuovo pozzo di rilevazione (piezometro) scavato per l’occasione, sono risultati valori relativi alla presenza di PFAS superiori al limite di legge per le acque sotterranee.
La speranza è che lo studio e la metodologia di lavoro possano essere utili anche in altre parti d’Italia nel caso in cui ci si dovesse trovare di fronte a problematiche simili».

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