Tutti al bar dell'oratorio!
di John Comini

È il “biglietto da visita dell’oratorio” in cui l’obiettivo fondamentale era l’accoglienza: accogliere tutti con il sorriso, anche le persone di una religione diversa


Così gridava all’altoparlante il mitico Piero Tedoldi, con la sua voce tonante, durante il torneo notturno all’oratorio: “Sportivi gavardesi, è scoppiata la guerra, guerra alla sete al bar dell’oratorio!” E poi il grande Piero celebrava i fasti della grappa gavardese, nota in tutta Italia: “Aggrappati… alla grappa De Luca!”.

Il termine oratorio deriva dal latino orare, pregare. Io, che sono un “gnaro del’oratorio”, “oravo” abbastanza ma giocavo molto. Tra il catechismo e le interminabili partite a “balunsì” fra amici, con i pochi centesimi in tasca correvo al bar per acquistare un ghiacciolo, un gelato Mottarello o qualche stringa di liquirizia, zűcc e farina de biline. C’erano i famosi boeri con incartamento rosso, che se eri fortunato trovavi dentro il buono per un altro boero. Si beveva roba forte: ginger, spuma o chinotto. Si giocava a pincanello o calciobalilla o biliardino (in questi giorni sta iniziando il torneo natalizio).

E c’era il ping pong. Dovevi chiedere pallina e racchette al bar: chi perde esce, chi vince resta. I più bravi? Cristino Rivetta, mio nipote Bruno Avanzi, il mio amico e coscritto Giusi Lazzarini e mia sorella Valentina (quando l’oratorio da maschile è diventato “misto”).

Da adolescente (stato d’animo che mi ritrovo a quasi 70 anni, eh eh eh!) ascoltavo ore e ore il jukebox, ed ho imparato a memoria centinaia di canzoni. Solo da poco ho scoperto che l’amico Gino Toffolo sceglieva i dischi migliori e originali. 

Il bar dell’Oratorio è una risposta al bisogno dei ragazzi e dei giovani di incontrarsi in modo sereno. Non è un bar pubblico qualsiasi. Il profitto del bar non è al primo posto, prima vengono accoglienza e attenzione verso tutti, che sono accolti con un sorriso. I baristi sono corresponsabili dell’azione educativa dell’Oratorio, vigilando affinché il comportamento ed il linguaggio dei ragazzi siano corretti e rispettosi. Un ruolo non facile.

Qui ho cercato di ricostruire (grazie ad alcune persone) i baristi che si sono avvicendati al bar dell’oratorio gavardese. Chiedo scusa se magari ho commesso qualche imprecisione, o se ho dimenticato qualcuno, ma l’è mia facil, eh! Dunque.

Durante il periodo di Don Giovanni Arrigotti curato (63/64), c’era la mitica Gina Tortelli, che si alternava alla signora Angela Baronio, attivista Cisl. Poi è subentrato il signor Fausto Turotti.

La signora Pina Zorzini (zia di mia cognata Teresa Mora, la prima ragazza ad entrare all’oratorio maschile perché la sera andava a dormire dalla zia) era la domestica di don Antonio Bonetta (vicario parrocchiale a Gavardo dal ‘64 al ‘69).
Ragnoli Maria vedova Tebaldini, mamma di Mariangela (moglie dell’Isaia Cavagnini), era al bar al pomeriggio, serviva le caramelle dal finestrone con la saracinesca (accanto c’era la chiesetta). Mariangela dava una mano alla mamma (ha finito quando si è sposata nel 1964). In estate andavano a prendere il ghiaccio in via Dietro Chiesa, dove c’era la ghiacciaia; il ghiaccio veniva macinato e se ne ricavavano le granatine.
Il papà Baccaglioni in bici andava a prendere i dolci da vendere sotto Natale al bar.

Quando è stato costruito il bar vero e proprio, i primi baristi sono stati i bravi e simpatici coniugi Ortolani, Gentile e Franco, genitori dei gemelli Silvio e Paolo e di Roberto detto Roby.

Negli anni 70, con il dinamico don Eugenio Panelli, c’è stato un avvicendamento di giovani e ragazze, tra le quali le sorelle Martini (l’amica Anna e la cara Mariangela, che troppo presto è salita in Paradiso).

In quei tempi il bar era aperto la sera e lavorava moltissimo, anche perché l’oratorio aveva affittato alcune stanze alle scuole serali private (ragioneria e maestre d’asilo).
Dietro il bancone c’erano anche la mia attuale moglie e la sua inseparabile amica Daniela. Io ordinavo il ghiacciolo, color verde speranza…

In quei tempi ci fu una tragedia che sconvolse il paese: la dolce Rosaria Mora (che prestava servizio al bar in coppia con Luisella Paganelli e Vanna Faggi) tornava dal bar dell’oratorio quando è stata travolta da un’auto. Rosaria non aveva ancora 18 anni. Era il 28 giugno 1973.

Poi al bar è subentrata la signora Lauro vedova Agnini, molto brava coi ragazzi (abitava in Santa Maria, è arrivata da Milano con 3 bei giovanotti). A lei è succeduta la signora Terry Grazioli in Vezzola, mamma del mio amico Valter e sorella della Mina. Con don Flavio Saleri (‘74-‘82), c’era il barista Franco Prati.

Quando era quasi al termine del suo mandato don Diego Facchetti (‘82-‘88) e in tutta la permanenza di don Oliviero Faustinoni (‘88-‘95), l’amico Marco Franzini (eccelso batterista) era presidente del consiglio dell’oratorio, e aveva allestito un sostanzioso gruppo di mamme e non, che facevano volontariato al bar  con ottimi risultati. Marco le radunava 1/2 volte all’anno per programmare il turni del pomeriggio;  tutto scorreva in maniera perfetta e le mamme pulivano in modo splendido. Per i turni della sera aveva formato un gruppo di giovani e meno giovani che si alternavano (il referente era l’Aristide Mora). In questa “regia” Marco era affiancato da mia sorella Rita che gli faceva da efficiente segretaria e sapeva chi chiamare in caso di assenza di qualcuno. Questo anche con don Mario Zani, don Gabriele Banderini, don Faustinoni (ora monsignore) e don Alberto Maranesi. Una cosa bella è che al bar dell’oratorio venivano anche i nonni della vicina casa di riposo, tra un caffè o un bel bicchiere di vino, stavano in compagnia dei ragazzi.

Poi è giunto il “grande” don Gabriele Banderini, a Gavardo fino al 2002 (ora è in Valtrompia, e spesso mi chiama per gli spettacoli). È grazie a lui che è iniziato il Bar Lume, un punto di incontro, di ascolto, di promozione culturale e musicale. Di giorno era aperto alle famiglie, il fine settimana per i giovani. Don Gabriele (il parroco era don Giacomo Bonetta) ha visto molti giovani presenti in oratorio, impegnati nei gruppi e in varie iniziative, che non amavano fermarsi al bar dell’oratorio: offriva troppo poco.

Aveva allora affidato la gestione agli amici Alessio Savoldi e Daniela Salvi, con la collaborazione attiva e creativa di Michele Beltrami (ora con i suoi bellissimi spettacoli, in copia con Paola Cannizzaro, gira il mondo facendo sorridere grandi e piccini). Il Bar Lume era una specie di pub: un palchetto, un impianto audio essenziale, divanetti in stile di incerta provenienza ma molto comodi, tavoli ricoperti con tessuti senza orlo, curiose fotografie in bianco e nero incorniciate di giallo (a ricordo della serata dedicata ad Amnesty International) e tante, tantissime candele, che davano un’aria di mistero e di sorpresa.

Il don, i baristi ed i giovani disponibili stendevano la programmazione dei fine settimana, con proposte alternative, feste di compleanno, musica dal vivo, piccoli momenti di poesia, teatro (bello lo spettacolo del gruppo Nto ‘Che cos’è l’Amor’), iniziative legate alla riflessione o a momenti liturgici importanti. Don Gabriele ha scritto: “I giovani sentono il Bar Lume come qualcosa di loro, si sentono a sono a casa loro, anzi, meglio!  È un bell’ambiente, un centro di ritrovo: tanta fantasia, dialogo, improvvisazione, spirito creativo, un luogo dove si possono creare legami.

C’è la sicurezza di un ambiente sano, rispettoso dell’educazione civile e cristiana. È un’idea di oratorio aperto, far vedere che la Chiesa si interessa dei giovani, li vuole sentire, li vuole protagonisti.”

Da precisare che negli ultimi mesi ha collaborato il gruppo di amici che faceva capo a Davide Andreassi, che hanno ulteriormente trasformato il locale, costruendo tutto: dal bancone bar ai tavoli formati da grandi bobine. Tra gli animatori, con concerti di alto livello, c’era il bravo chitarrista Paolo Cavagnini (la sorella fa la costumista nel teatro e nel cinema a Roma, il papà Nello è ostinato interista ed ironico disegnatore). Ora Paolo è Presidente dell’Accademia musicale “Ottava” a Brescia, una scuola di musica moderna, con 180 allievi, corsi di musica, canto e strumenti, armonia, educazione ritmica, seminari, concerti, eventi di qualità ed uno studio di registrazione.

Dopo l’esperienza autogestita del Bar Lume l’oratorio è stato ristrutturato ed il bancone del bar è stato spostato dov’è ora.

Nel periodo di don Alberto Maranesi 2002-2005, c’era Battista Cobelli, marito di Maria Bresciani, che faceva parecchi turni ed ha coinvolto molto i giovani. Poi come curati seguiranno don Fabrizio Maffetti e le “pastasciuttisime” dell’amatissimo don Fabrizio Gobbi (dal 2009, ora è nella “mia” Prevalle) che grazie alla Festa di San Luigi è riuscito a coinvolgere i Borghi. “Vengono anche extracomunitari a giocare, si fa fatica a imparare i nomi ma il bar diventa luogo di scambio, gradualmente si entra in confidenza, perché l’oratorio è come un cortile aperto.” Ora come curato c’è il simpatico don Luca Pernici.

Da un mese Gian Mario Moreni (professore di italiano, che ho conosciuto come attore e umorista nel Gruppo Teatrale Gavardese) ha concluso la sua attività al bar dell’Oratorio. I suoi amici hanno scritto sul bollettino parrocchiale: “Tutto l’Oratorio lo ringrazia per essere stato una presenza educativa importante, costante e sempre allegra. Ha reso bella la realtà del bar, quella che lui stesso definiva il ‘biglietto da visita dell’Oratorio’ in cui l’obiettivo fondamentale era l’accoglienza: accogliere tutti con il sorriso, anche le persone di una religione diversa, anche chi non compra nulla, ma viene per trascorrere qualche momento in compagnia. Siamo certi, però, che non abbandonerà l’Oratorio, ma che continuerà a riversare la sua grande disponibilità in altre attività, senza smettere mai di donarsi alla sua comunità. Grazie Gian!”

Infine, giusto ricordare le moltissime persone che si sono date da fare per cucinare, preparare feste, pulire o aggiustare sedie o tapparelle (in questa mansione è maestro Pierangelo Lauro).

Adesso, dopo Gianmario, dietro il bancone c’è la dinamica Laura Baccaglioni, e la vita del bar dell’oratorio continua…

Un particolare che non è cambiato: tutte le sere è sempre presente il gruppo "delle carte" dei f.lli Angelo e Andrea Longhena, l’Angelo Rivetta e il Giorgio Facchetti. Che meraviglia! W l’oratorio!

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo,
maestro John

Nelle foto:
1) Anna Martini con la cara sorella Mariangela (foto dell’amico Antenore)
2) I coniugi Gentile e Franco Ortolani
3) Il biondo Alex Savoldi
4) Gian Mario Moreni ai tempi del Gruppo Teatrale Gavardese

Grazie a mia sorella Rita, alla signora Mariangela, agli amici Marco Franzini, Daniela Salvi, Roby Ortolani e ad un grande amico.
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