Quando ci lascia un nonno alpino
di John Comini

Sabato pomeriggio, sotto una pioggia battente, ho partecipato al funerale del signor Alberto Faini, che tutti chiamavano Vittorio

 
Aveva 96 anni, era un alpino, reduce di guerra: nel ’43 era stato in prigionia.
Era impossibile non commuoversi quando, all’ingresso della parrocchiale, gli alpini hanno presentato i gagliardetti ed è suonata la tromba, al passaggio della bara con sopra i fiori ed il cappello alpino di Vittorio.

Durante la S. Messa, celebrata da mons. Italo, Vittorio è stato ricordato da un commosso Piero Guatta, che ha dedicato allo “zio Vittorio” parole meravigliose, dicendo che se un alpino “va avanti” non muore mai, perché lascia un segno nella vita di tutta la comunità.

La nipote di Vittorio, Deborah, figlia di Dorella e di Pierangelo, ha scritto insieme al marito una dedica al nonno. 
È una vera, intensa poesia, che ha commosso tutti i presenti:

“A te
A te che ci hai insegnato ad amare la vita nonostante il conto che ti presenta
A te che non hai mai mollato e di fronte ad ogni perdita hai avuto sempre la forza di risollevarti
A te che ci hai trasmesso la dedizione, ma soprattutto la passione per il lavoro
A te che ci hai sempre detto che la salute è la base principale e che tu sei stato un fortunato
A te che ci hai insegnato tanto con i fatti, non con le parole
A te che hai conosciuto gli orrori della guerra, ma che hai avuto ancora voglia di sorridere alla vita
A te che in questo ultimo mese sei riuscito a toccare il cuore di tutti quelli che sono venuti a trovarti, facendoli sentire speciali
A te che ci hai trasmesso l’importanza della famiglia e dell’amore
A te che sapevi gioire delle piccole cose, ti accontentavi di poco, ma la tua felicità era autentica
A te che sei rimasto curioso, ogni giorno, per 96 anni
A te che sei il nostro nonno speciale…ora vola in cielo…dai un bacio alla nonna e al tuo GIANNI
Il nostro cuore è pieno di te
I tuoi nipoti”


Al cimitero sembrava che anche il cielo piangesse
.
Tutti gli alpini, insieme a molta gente, si sono stretti attorno a nonno Vittorio, come in un ultimo abbraccio di riconoscenza. Quando il bravo Abarabini con la tromba ha suonato il silenzio, davvero la pioggia si mescolava alle lacrime.

Vittorio era il padre del mio caro coscritto e amico Gianni, una persona dolce e profonda, che ci ha lasciati troppo presto.
Alle Scuole Medie era ordinatissimo e scriveva in modo impeccabile. Ricordo che quando ero alpino a Merano, l’ho incontrato a Gavardo alla festa del tesseramento. Gianni era sergente, ed abbiamo sfilato insieme, con l’amico Gianni Facchetti, per le vie del paese, tra la gente che ci festeggiava e la banda che suonava.

Come il papà, intraprese il lavoro del falegname, ed era davvero bravissimo ed attento ai minimi dettagli. Ha sposato la dolce Vanda ed hanno avuto uno splendido figlio, Massimo, che ha appreso l’arte dell’arredamento dal nonno e dal padre.

Quando Gianni è andato in cielo,
i suoi amici (tra i quali Federica Vincenzi, mia nipote Barbara Barovelli e mio figlio Andrea) avevano scritto a Massimo: 

“Caro Massimo, in questi giorni di infinito dolore ci sembra giusto inviarti queste  parole. Sono poche ma, credici, vengono dal cuore.
Vogliono dirti tutto l’affetto e il bene che ci lega a te e alla tua gentile mamma.
Ci sono cose che non riusciamo a capire e che ci giungono all’improvviso, quando meno te lo aspetti. Allora il mondo ci crolla addosso, e solo chi possiede una fede profonda può cercare di vedere un senso nel buio di questo dolore.

Tuo padre l’abbiamo conosciuto poco, ma tutti ci dicono fosse una persona stupenda, che ha dedicato l’intera vita alla propria famiglia.
Era bravissimo nel creare disegni straordinari e armoniosi, e in te ha lasciato un erede ideale. Purtroppo i disegni di Dio ci sembrano, in questo caso, impenetrabili e assurdi. Ma, credici, non è retorica se con la forza della fede ti diciamo che tuo padre ora ti sta guardando: lui ora conosce la vera luce e il senso di tutto questo.

Noi possiamo solo abbracciarti forte forte e farti una promessa: saremo sempre vicino a te, quando e come lo vorrai. Ora è il tempo delle lacrime, ma poi ritorneranno i sorrisi, vedrai. Nel mare di dolore c’è una barca di amici che ti pensano e gridano: Massimo, sii forte, non mollare!”


Ora Gianni è stato raggiunto in cielo da papà Vittorio
.
Due alpini in Paradiso!
E come nella struggente canzone di Bepi De Marzi, che il coro ha cantato magistralmente, li immagino camminare e parlare insieme, sulle montagne del Signore delle cime.

Nelle foto: il nonno Alberto e il mio amico e coscritto Gianni Faini.

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