Tragedia del Vajont, l'ultimo superstite
di c.f.

Questa sera al teatro Pio XI di Gavardo Italo Filippin, testimone dell’evento, racconterà la più grande tragedia italiana del dopoguerra


Italo Filippin, originario di Erto, è del 1944. Aveva 19 anni quando l’onda del Vajont, sollevata da 260 milioni di metri cubi di roccia precipitati nell’invaso che non doveva esserci, si abbatté sulle case della valle. I suoi ricordi di quel 9 ottobre 1963 sono perfettamente nitidi. “Erto si si salvò perché l’ondata che distrusse la valle andò contro un costone di roccia” racconta oggi Filippin.

Da pochi anni è in pensione e fa la guida. Spiega il Vajont a chi vuole sentirsi raccontare dalla voce di un testimone una delle pagine più brutte e drammatiche dell’Italia del dopoguerra.

“Ricordo come fosse ora le urla di chi era sopravvissuto. Su quel costone che fece da scudo alle nostre case c’era una borgata, fu spazzata via insieme a tutti i suoi abitanti insieme ad altre sei borgate che si affacciavano sul lago. Erto e Casso ebbero circa 220 morti”.

Italo Filippin sarà questa sera a Gavardo, ospite di una serata al Teatro parrocchiale Pio XI, con inizio alle 20.45, organizzata da Violet Moon, con il patrocinio di Comune e parrocchia.

Filippin è stato commissario prima e sindaco poi del suo paese e racconterà il “suo” Vajont.

Ingresso libero.

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