«Proposta indecente»
di Marisa Viviani

Tiene banco in questi giorni il dibattitto sull'idea di portare le fognature gardesane nell'alveo del Chiese, con nuovi depuratori a Gavardo e a Montichiari. Il contributo di Marisa Viviani



Nell'articolo pubblicato su queste pagine (“Presidio a sostegno della mozione” - 30 Settembre), al “Tavolo delle Associazioni che amano il Fiume Chiese e il suo Lago d'Idro”, dopo le dichiarazioni congiunte sulla stampa di AIB e Coldiretti, affermano di avere la certezza “che il progetto di creare gli impianti di depurazione sulle sponde del Chiese è stato concepito per interessi produttivi, soprattutto quelli del comparto agricolo”.

Affermazione incontestabile,
anche perché l'intento è stato esplicitamente dichiarato da Ettore Prandini, presidente di Coldiretti nell'articolo precedentemente pubblicato da Vallesabbianews (Depuratore del Garda, AIB e Coldiretti sostengono il progetto – 28 Settembre):

“La realizzazione di un unico impianto [il depuratore del Garda] permetterebbe (..) la valorizzazione e il riutilizzo delle acque depurate in agricoltura (..), considerando la scarsa disponibilità di acqua del suddetto bacino e le relative problematiche ad esso collegate, nonché la possibilità di rispondere in maniera adeguata al fabbisogno idrico nei periodi di irrigazione (..).”

Aprendo al volo una parentesi dolorosa
, la questione dell'acqua per irrigazione ricorda qualcosa, forse il prelievo dal Lago d'Idro?
Gira e rigira il punto è sempre lo stesso, l'irrigazione dei campi della pianura, alla faccia del fiume, del lago, della valle e dei suoi abitanti.

Ma altre affermazioni nello stesso articolo
appaiono di una gravità che è pari almeno alla noncuranza con cui vengono esposte:

“È fondamentale non perdere ulteriore tempo in questa iniziativa portata avanti da un importante territorio bresciano come il Lago di Garda, che sul turismo costruisce la propria economia (..)” (Giuseppe Pasini, presidente di Associazione Industriali Bresciani).

É chiaro? Il territorio importante è il Lago di Garda, e la Valle Sabbia che non gode dello stesso status deve piegarsi ai suoi bisogni; il tutto espresso come se i territori coinvolti non avessero cittadinanza, ma una minorità passibile di tutela giuridica esercitata dagli aventi diritto (ovvero tutti i soggetti firmatari dell'accordo sottoscritto nel dicembre 2017 da Ministero dell'Ambiente, Regione Lombardia, ATO Brescia, a cui si aggiungono ora Associazione Industriali Bresciani, Coldiretti; e in previsione Acque Bresciane e A2A Ciclo Idrico Integrato “per unire gli sforzi economici e tecnici”, senza aver mai interpellato i diretti interessati, cioè i comuni di Gavardo e Montichiari, quelli dell'asta del Chiese, i territori coinvolti nel progetto con le loro rappresentanze istituzionali, civiche, associazionistiche.

E ancora. “Si tratta di un progetto determinante per il territorio gardesano (..) per dare la giusta valorizzazione a un territorio unico nel suo genere, con un importante biodiversità e delle eccellenze agroalimentari da tutelare e far conoscere al mondo intero.” (Ettore Prandini, Coldiretti)

Come dire che la Valle Sabbia sia un territorio marginale, privo di biodiversità, di eccellenze agroalimentari, di un patrimonio culturale e ambientale da tutelare, di vocazione turistica, di interessi economici da difendere; che sia funzionale insomma agli interessi superiori del territorio gardesano.

Un insulto ai cittadini della Valle Sabbia, una proposta indecente.

E ancora. “La Direzione Generale
territorio e protezione civile prevenzione rischi naturali e risorse idriche Regione Lombardia ha trasmesso una relazione sullo stato ecologico del Lago di Garda, le cui conclusioni confermano l'esigenza di non prevedere scarichi depurati a lago (..): un segnale importante sul delicato stato ecologico in cui versano le acque del lago.” (Nota Coldiretti, Maggio 2019)

Quindi
le acque depurate finiranno nel Chiese, il cui stato ecologico, notoriamente consente immissioni a piacimento di acque, a quanto sembrerebbe, non esattamente ineccepibili, altrimenti sarebbero sversabili nel Garda senza problemi; ancora una volta si sottolinea come la Valle Sabbia debba farsi carico dell'interesse superiore del comparto gardesano.
Si tratta di dichiarazioni molto gravi, che dovrebbero far insorgere gli abitanti dei paesi dell'asta del Chiese, e non solo quelli, perché il fiume è patrimonio di tutta la collettività.

Se lo sciagurato progetto passerà,
il danno per la Valle Sabbia non riguarderà soltanto il suo fiume, i disagi previsti per anni alla viabilità, l'impatto ambientale; la Valle Sabbia sarà condannata ancora ad uno stato permanente di minorità e di sudditanza politica, economica e culturale.

MARISA VIVIANI


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