I «segni» nella vita quotidiana
di don Claudio Vezzoli

Il cristianesimo ha come punto di riferimento il Dio di Gesù Cristo, il quale parla ai singoli, alla chiesa come popolo di Dio in diversi modi


Gesù Cristo parla attraverso la Bibbia ovvero la lettera che Dio manda a ciascuno di noi, la tradizione cioè l’esperienza passata che passa non solo attraverso i documenti ufficiali, ma anche attraverso la santità di persone che nelle epoche storiche hanno vissuto in concreto il cristianesimo.
Ed ancora attraverso il mondo della natura e degli avvenimenti, i libri che leggiamo, una brano musicale che ci appassiona, le persone che incontriamo, una poesia che leggiamo,gli amici.

Come possiamo capire e interpretare i “segni” che Dio manda?

Mediante la pratica spirituale che si chiama il discernimento, dove si tenta di intuire capire tutto quello che Dio vuole e cerca di dirci.
Per entrare in questa pratica dobbiamo stare ancorati nella preghiera e nella solitudine: la preghiera non è solo chiedere a Dio ma capire le risposte che Lui ci ha già dato; la preghiera, come dice s. Agostino, è la potenza dell’uomo e la debolezza di Dio.

La solitudine
è il tempo del silenzio dove noi allontaniamo ansia e fretta per entrare nel mondo di Dio, è lo spazio che dedichiamo a noi stessi per riconsegnare la nostra vita quotidiana vissuta con Dio, anche nelle piccole cose.
Nello stesso tempo siamo consapevoli di essere parte di una comunità di fede, dove tante altre persone stanno lottando, pregando con noi, sono in ricerca per avere una risposta.

Il discernimento
ci aiuta a distinguere la verità dalla menzogna, è come disse Henri Nouwen, sentire una suono più profondo al di là del rumore della vita normale, è un percepire dei collegamenti tra fatti ed avvenimenti che in apparenza non dicono nulla o più di tanto, ma letti in questa ottica ci fanno raggiungere dei significati profondi.

Detto cristianamente
la persona o la comunità sperimenta di essere guidata dall’amore di Dio.
Certo ci vogliono le antenne giuste perché Dio non passa nel caos quotidiano, ma in una brezza leggere come ci insegna il profeta Elia.

Il discernimento non riguarda solo i momenti cruciali
della nostra vita dove dobbiamo prendere decisioni importanti, ma deve essere un impegno che dura tutta la nostra esistenza, come dicono i monaci è combattere il demonio nelle sue varie forme apparentemente belle.
Il cristiano, nel cammino, si sente amato da Dio, e perciò conosce il momento giusto per agire, per lasciarsi condurre o aspettare: è un lasciare che Dio agisca non secondo i nostri schemi, ma secondo “il tempo” che Lui decide.

E’ questo l’augurio e l’impegno che ci doniamo vicendevolmente: di lasciare che Dio guidi la nostra vita, il discernimento non è solo una pratica che cresce nella “fucina” della solitudine, è anche un fuoco vivo che ha bisogno di essere alimentato nella relazione nella comunità credente.

don Claudio Vezzoli

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