Incontri nella Bassa
di Marisa Viviani

Il folklore e gli antichi mestieri di Bagolino sono stati protagonisti domenica scorsa alla Sagra del Contadino di Mairano



Mi mancavano gli ampi spazi della pianura bresciana, e quell'orizzonte lontano che nelle valli neanche si scorge, a meno di salire sulle cime dei monti per vederne il curvo profilo che si perde tra terra e cielo; e gli enormi cortili cinti da muri, le aie assolate e le strade deserte nel mezzogiorno infuocato delle estati padane. Colpa della nonna, che delle vaste campagne nei dintorni di Offlaga dove era nata e vissuta nutrì sempre una cruda nostalgia, e che mi trasmise il fascino di quella terra piatta e ubertosa e vasta.

Oggi la campagna non è più quella del secolo scorso, ma si intravedono ancora scorci della pianura che fu un tempo e anche nei paesi sopravvivono tracce del passato contadino. Così, quando il pullman dei coristi e dei Mestér dé 'nä òltä ha scaricato a Mairano i suoi passeggeri provenienti dalle valli prealpine, e io al seguito, la mia metà bassaiola bresciana si è sentita tornare a casa.

Certo vedere un paese addobbato
per accogliere migliaia di visitatori alla sua "Sagra del Contadino" non è come coglierlo nella normalità quotidiana, ma le strutture architettoniche e lo spazio urbanistico restano comunque ben visibili e Mairano conserva ancora un sapore antico di vita contadina nei suoi lök abitati, nei grandi cascinali con i depositi per i macchinari agricoli, il fienile, le abitazioni che si affacciano sull'aia, tutte condizioni ambientali congeniali per ospitare una manifestazione attinente al mondo e alla tradizione agricola del paese.

Organizzata dal Museo della Civiltà Contadina "Dino Gregorio" e da Pro Loco di Mairano, la "Sagra del Contadino" richiama ormai da quindici anni migliaia di visitatori, accolti da un fasto di ornamenti tematici ed esposizioni di attrezzi, utensili, biancheria, vestiario del passato, immagini gradevolmente disposti sui portoni, sulle finestre, dentro i cortili, sui soffitti, ai margini delle vie, nelle piazze; a mo' di bucati stesi, lenzuola, teli ricamati, camicie da notte, biancheria confezionati dalle donne di casa hanno adornato il paese, conferendo un intimo sapore di vita famigliare, mentre mazzi di furmintù ornavano gli androni e le strade. E poi l'esposizione di attrezzi e macchinari del lavoro agricolo e della vita quotidiana, animali, stand e bancarelle, manifestazioni specifiche, mostre, sfilate, bande, giochi manuali, posti di ristoro, e naturalmente il Museo della Civiltà Contadina con la sua raccolta di reperti della storia di una comunità, della sua economia, delle sue tradizioni.

È in questa atmosfera di calma e simpatia contadina che nella giornata di domenica è calata dalle valli un'orda di montanari intenzionati a far festa e mostrare come si lavorava in passato (ma come ancora qualcuno fa oggi) il legno, il ferro, la lana, la tela. Orda peraltro disciplinata (se può essere credibile un ossimoro di tal genere) nelle buone maniere, ma intenzionata a far sollevare le montagne dalla terra piatta della pianura a suon di canti, fisarmoniche, libagioni, spuntini vari, cioè dimostrare come ci si diverte tra i monti.

Così l'orda coordinata dalla Pro Loco di Bagolino, con in testa il Gruppo "Laorète" e dei "Mestér dé 'nä òltä", il Coro Due Valli, il Gruppo Musicale Cantabont, i Contradaioli di Manerba, i Ragazzi della Fisa (spalleggiati anche da Rocco il Cantastorie con l'Alpin Folk Musik) hanno tenuto banco a suon di musica e canti nella pianura che poco alla volta si è trasformata in valle accogliente di chi ama la compagnia, il canto, il cibo condiviso, il divertimento semplice appreso dai tempi passati. L'incontro tra genti di pianura e genti di montagna ha rinnovato in chiave moderna, per diletto, ciò che in passato avveniva per necessità, quando dalle valli gli allevatori scendevano con le mandrie per svernare al piano, portando le loro abitudini e le storie della vita di montagna e imparando per converso le tradizioni della pianura.

È stato un incontro piacevole, all'insegna della passione per il canto e per il piacere della convivialità, come avveniva un tempo nelle sagre, nelle feste famigliari, dopo i lavori nei campi, nelle stalle d'inverno, che ha ricreato un clima di relazioni umane spontanee, oggi difficili da instaurare. Grande soddisfazione quindi da parte degli organizzatori della manifestazione, che hanno rinnovato l'invito per l'anno prossimo a quell'orda montanara venuta dal freddo per riscaldare l'atmosfera della festa. Appuntamento quindi alla prossima "Sagra del Contadino", e grazie per l'ospitalità e per l'apprezzamento dello spirito conviviale che è ancora presente nelle nostre vallate.


Nelle foto di Luciano Saia: Momenti della festa con il Coro Due Valli, il Gruppo Musicale Cantabont, i Contradaioli di Manerba, i Ragazzi della Fisa con Rocco il Cantastorie e l'Alpin Folk Musik.

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