Al via i lavori per la nuova Caserma
di Aldo Pasquazzo

400 i giorni lavorativi stimati per la realizzazione del nuovo Polo delle Emergenze di Condino. I lavori hanno preso il via due settimane fa 


Da due settimane a questa parte sono iniziati a Condino i lavori per la realizzazione del nuovo Polo dei Vigili del Fuoco lungo via Pirola.  
 
Un'area a sud del paese, a confine con quella dove un tempo operava la GRA (Giacinto Rivadossi Agnosine), successivamente il gruppo Pelanda e per ultimi i fratelli Paternò.
 
Si tratta di un edificio dislocato su un unico piano il cui costo di spesa si aggira attorno ad 1 milione e 200mila euro. 
 
Stando alla predisposizione d'appalto - esecutrice dei lavori l'impresa edile facente riferimento ad Eugenio Lombardi di Bagolino - ci vorranno  circa 400 giorni lavorativi per dar corpo alla sua realizzazione.
 
“Di tale struttura – avverte l'ispettore distrettuale, e un tempo anche comandante degli stessi Vigili del Fuoco di Condino, Andrea Bagattini – si parla ormai da anni, anche se la delibera consiliare è stata adottata nell'ottobre 2010”.
 
In passato i pompieri erano sistemati in due vani dislocati all'altezza della centralissima piazza San Rocco, e prima ancora alla Sorba, all'imbocco del sovrastante parco delle Toppe. 
 
Erano i tempi in cui i pompieri si avvalevano di una vecchia jeep e di un furgone, con il compianto Mario Garbaini come comandante, al quale era poi succeduto il figlio Nello, ora quasi novantenne. 
 
Nei medesimi anni allarme e soccorsi in casi di incendi o calamità si avvertivano mediante il suono di una sirena fissata al vertice della Torre, simbolo del paese. Il dispositivo veniva messo in funzione rompendo una  rientranza vetrata accessibile all'imbocco dell'androne che portava alla cella campanaria solitamente in uso (non elettrificata ma a corda) che si usava per  annunciare i decessi e anche  gli stessi incendi. A smuovere i bronzi prima il vecchio Magi (che abitava nelle immediate adiacenze) e poi Silvio, detto anche Gianin.
 
Qualche anno dopo i volontari - diretti da Silvano Bagattini e poi dal figlio Andrea, e ora da Roberto Pizzini - erano stati trasferiti dietro l'albergo Corona e poi alla casa sanitaria, fino ad arrivare, oggi, in una delle proprietà appartenenti alla famiglia Galvagni e Gabogas.
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