Piazza, bella piazza
di John Comini

Lavori in corso in Piazza De’ Medici a Gavardo. Si stanno sostituendo i cubetti in porfido, per rendere la piazza ancor più bella


 
La piazza è il luogo simbolo del paese, lì si svolgono le funzioni religiose e le cerimonie civili, lì si svolge il bel mercato agricolo del venerdì e la celebrazione di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali domestici, con la discesa in piazza di cavalli, cani e gatti. 
 
Un tempo vi si svolgeva la fiera di maggio e il mercato del mercoledì: ma è rimasta una specie di agorà greca, dove si vive la commedia umana fatta di parole, di sguardi e di sorrisi. 
 
Io con la mia famiglia ci siamo trasferiti in piazza da Salò, siamo rimasti lì per 6 o 7 anni, prima di traslocare al “grattacielo”. Ho dei bellissimi ricordi della casa dove abitavo, sotto l’appartamento della bella famiglia del maresciallo Murgioni, con moglie e figli (Giampaolo, Anna, Mariateresa, don Pierluigi e Giuseppe “Pinuccio”).
 
Dall’altra parte del muro della mia casa c’era la canonica. Mio papà diceva sempre: “El Monsignór el dórma visì al mé có”. Accanto c’era la casa della Palmina e dell’Eugenia, la dolce mamma faceva la custode delle biciclette degli spettatori che andavano a vedere il cine al Salone. 
 
A quei tempi c’erano ancora la chiesetta dei Disciplini: durante il bombardamento era crollata, ma era miracolosamente rimasta intatta la statua della Madonna. Nella chiesetta vennero pietosamente posti i corpi delle povere vittime. E nella piazza c’era l’abitazione di Don Angelo Calegari, che con “el Monsignór” era stato protagonista della ricostruzione materiale e spirituale della parrocchia. Vicino c’era il Bigio della casòta (con una struttura di legno) che vendeva fiori e frutta. 
 
Io e i miei amici, dopo aver fatto i chierichetti o aspettando le confessioni settimanali, correvamo felici sul sagrato e girando per i vicoli, e sono tra i momenti più belli della mia vita. La colonna sonora era la banda che suonava e le nostre risa. Il tempo era scandito dal suono delle campane, quando erano “da morto” la gente si fermava e commentava se fosse un maschio (4 colpi) o una femmina (tre colpi).
 
Ricordo che in piazza si giravano gli spot di Carosello, con Ernesto Calindri, la simpatica coppia Raimondo Vianello e Sandra Mondaini che continuavano a ripetere la scena in spider: ciak, si rigira!
 
Con gli anni del boom economico, si sono demolite le case al centro e si sono rifatte molte abitazioni. Certo, sarebbe stato bello ornare la piazza con un po’ più di verde, ma le macchine, si sa, la fanno sempre da padrone…
 
Ho provato a ricostruire alcuni negozi della piazza. Non sono uno storico, perciò quello che scrivo è frutto di ricordi miei e di altre persone. Chiedo scusa per gli errori o le omissioni…
 
Vicino a me c’era il negozio di scarpe del Gelsomino, c’era la signorina Ferrari con il nipote Bruno Datteri che gestivano la tabaccheria. Poi quando si sono trasferiti in piazza Marconi è subentrato il bar Rita con i tavolini all’aperto, con habitué il De Luca, papà Gelmetti, il Papotti e il dottor Valentino Monchieri. Gli argomenti erano quelli classici: politica e sport. Poi ha preso posto il fotografo Buccella.
 
C’era il Giuseppe Zane geometra, poi è subentrato il notaio De Rossi e successivamente la CISL (che ora ha traslocato di fronte all’Ospedale).
 
C’era la latteria della mitica Orsolina Avanzi, che d’estate gestiva la colonia della “mia” Livemmo, con l’aiuto di Gino Tortelli. Non vendeva solo latte, ma anche articoli per la casa, bottoni, filo, nastri e fettucce. Poi sono arrivate le sorelle Devoti (zie del mio amico Gabriele) che servivano il latte nei cartoni  a forma piramidale.
 
Successivamente è arrivato il barbiere Bodei, infine anche quello spazio è stato destinato alla CISL. Vicino alla latteria c’era il totocalcio dove si andava a compilare la schedina. Dove ora c’è il bar “La caffetteria” (sede dell’Inter Club… quella dei cugini milanisti è la Trattoria della Piazza Grande in Piazza Zanardelli) c’era la tabaccheria del signor Pierino Bresciani (del ’13, classe di mio papà) che aveva sposato la signora Tobanelli.
 
C’era il negozio di tessuti Tobanelli, poi il negozio di cornici Giustacchini, con il grande pittore Domenico, papà del mio amico Deni. L’attività prosegue con Gian Antonio, una persona  profonda e con un grande senso dell’umorismo: il negozio è anche una specie di centro sociale, ritrovo di persone che entrano per scambiare due parole, anche con la dolcissima mamma Silvana nel pomeriggio presente dietro il bancone. 
 
Sull’angolo che dà su Piazza San Bernardino c’era il market del caro signor Losi Danilo, il re della Piazza. Conversava amabilmente con le persone che incontrava, ed era sempre cordiale ed aperto. In piazza, quando erano state tolte le panchine, aveva trovato il modo di fare una specie di singolare protesta, sedendosi su una sedia portata da casa. 
 
Quante discussioni facevamo sulla campagna acquisti della nostra squadra del cuore (adesso discuteremmo sulla cessione di Dybala: ma si può vendere l’arte?!). Ora c’è la farmacia Santa Chiara, dove incontro sempre persone competenti e gentili. 
 
Attaccati alla chiesa, prima del bellissimo Museo c’erano i Rivetta detti “campanèr”  e accanto la lavanderia “Rinnova” della famiglia Lavo-Franzini. Nel vicoletto c’era il nonno Rizzi che aggiustava le biciclette, poi si la bottega si è spostata vicino al Chiese (ah, il Chiese!), dove adesso c’è il bar. Il Mario Rizzi (papà di Anita, Luisa e Paola) aveva sempre un cartello con la scritta stampata: “Cercasi apprendista”. 
 
Si narra che i garzoni fossero molti: il Gabriele Inzoli, il Mario Taraborelli, il Massolini Giuliano e il Ciso Guatta, celebre portiere giallonero.C’era un personaggio caratteristico che andava dal signor Mario balbettando: So vi-gnit per la bi-ci-cle-ta che fa cri-cri e el fre-no che el tira mia.”Accanto c’era l’ambulatorio del dottor Marzollo, poi è subentrata la Biblioteca Comunale e adesso c’è la sede del CPIA (Centro Per Istruzione Adulti) e l’ufficio della Gavardo Servizi.
 
All’inizio della piazza, arrivando dal ponte, una volta ricostruito il portico, c’erano i tessuti dell’Aldina Filippini (ora c’è la Gisella Oliva). Poi il panificio & pasticceria Mazzacani di Gavardo, che è lì dal 1959. I Mazzacani vengono da Polpenazze, il Dino (genero del mitico Doro) e le due gemelle hanno sposato due gavardesi.  Quand’ero bambino sognavo di rimanerci dentro durante la notte e di mangiare tutte le paste! 
 
Sull’angolo, dove ora c’è la parrucchiera, c’era il negozio di frutta della Emma Bettini che ha sposato il Vitton Mea, aiutata in negozio dalla signora Adriana Susio. Lì accanto abitava il signor Luigi Orlini con la famiglia (un figlio è mio coscritto). Vicino c’era la falegnameria Cargnoni, parente del Burtulì e del Poletti Giuseppe:alto e magro, era anche addetto alle pizze del Cinema Salone (il simpatico Piero Goffi era alla cassa).
 
All’inizio, subito dopo il ponte, ecco accanto al Bar Gianni e alla Fiorella Parrucchiera (per un periodo vendeva le scarpe il papà dell’Agostino Ziglioli), l’oreficeria Quarena (ora Berardi), parente del celebre Giovanni Quarena (unico deputato di Gavardo).
 
C’era l’ottico Giustacchini Armando, che vendeva anche cartoleria e giocattoli. Lì compravo le figurine Panini (introvabile quella del portiere Pizzaballa!) e quelle dedicate al Risorgimento. Ricordo con affetto la figlia Nella, volata in Paradiso ancor bambina, ed il figlio Ettore, elegantissimo, raffinato, con quel bel mantello sulle spalle. Mia moglie è amica della figlia Carla.
 
Poi c’era la panetteria di Franco e Ines Portesi: il pane veniva cotto nel forno di piazza Zanardelli. La signora Bettinazzi, moglie del fornaio e mamma della cordiale Anna Portesi, spesso organizzava viaggi per prendere l’ acqua benedetta alla Madonna di Montichiari. Poi è giunto il negozio di elettrodomestici di Renato Bresciani e successivamente il negozio del Commercio Equo e solidale. 
 
Poi c’era il Gusto Bechér, a cui è subentrato il macellaio Predaroli, poi un’agenzia di Viaggi. Dove c’è il lavasecco Nerella, c’era la drogheria del signor Mazzoli Onnis e poi il Gelsomino delle scarpe. E qui finisce il mio giro della piazza e dei ricordi.
 
Vorrei terminare con una poesia di Paola Rizzi,l’ormai celebre Signora Maria (quando ha presentato un esilarante monologo per i 50 anni dell’Avis di Gavardo, nel 2013, c’era la piazza gremita da un migliaio di persone). A 15 anni, Paola aveva creato questi versi (ricordo che c’era la statua dedicata al bersagliere Aurelio Zamboni, ora in Piazza Aldo Moro): 
 
“Il mio cortile

Larga la piazza, silenziosa e tozza ove il sole risplende sempre forte e cocente
sulle auto parcheggiate a tal chiaror tanto colorate.

Due alberelli ombreggianti e snelli fan compagnia al monumento
un combattente del 1800, non ha conosciuto le brigate rosse
ha conosciuto la guerra e le sue riscosse.

Vicino alla chiesa parrocchiale con il suo antico portale
scorre il fiume lindo e scintillante
che la tanta acqua che porta ansante si scaglia sulla roccia spoglia
da pochi anni venuta alla soglia.

Sulle lettere mandate a casa mia c’era il nome di questa via 
e non mi è mai importato di non avere un cane, 
mi bastavano dei vasi di fiori e del fogliame.

Il mio cortile era così grande e divertente 
che tutti i bambini ci potevano giocare tranquillamente.
Il mio cortile è la piazza, e ne sono proprio pazza”.

 
Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo…
maestro John
 
Le prime 3 belle fotografie sono dell’amico Antenore Taraborelli, che ringrazio.
La quarta fotografia è del 1964: foto di gruppo sul sagrato, al matrimonio della bella Daniela Averoldi con l’amico Giovanni Lavo.
Grazie anche a mia sorella Rita e ad un grande amico, fonte di ricordi.
 
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